“I proiettili utilizzati per uccidere Pecorelli provenivano dal ristretto lotto di cartucce che verrà rinvenuto fra le armi nascoste nel sottosuolo del ministero della Sanità, armi attribuite alla banda della Magliana. Inoltre, la scheda intestata a ‘Percorelli Mino (‘da eliminare’, verrà rinvenuta nel misterioso borsello fatto pervenire il 14 aprile 1979 al tenente colonnello Antonio Cornacchia, incaricato delle indagini sul caso Moro e sul delitto Pecorelli: si è visto come dietro l’‘operazione borsello’ vi fosse il falsario Tony Chichiarelli, legato alla banda della Magliana, e come lo stesso Chichiarelli fosse stato il ‘dattilografo’ del comunicato relativo al Lago della Duchessa; nella scheda erano indicati l’indirizzo privato di Pecorelli, la targa e il tipo di auto che possedeva, l’indirizzo della sede di OP, zona ritenuta ottimale per colpirlo, ‘preferibilmente dopo le 19’: tutte modalità che erano state osservate nell’esecuzione dell’omicidio.
Ma quella scheda conteneva inoltre una ‘notizia riservata’. ‘Martedì 6 marzo 1979 causa intrattenimento prolungato presso alto ufficiale dei Carabinieri zona piazza delle Cinque Lune, l’operazione è stata rinviata’: era noto a pochi come Pecorelli si fosse incontrato in quella data, e a piazza delle Cinque Lune, con il colonnello Varisco, con il quale aveva un rapporto amichevole e confidenziale. Di lì a qualche mese anche Varisco verrà assassinato, quando sembrava convinto di avere trovato la giusta strada che portava agli autori del delitto Pecorelli: un omicidio oscuro anche quello di Varisco, attribuito alle Br in seguito a una dichiarazione del pentito Antonio Savasta. Il quale tuttavia non ha saputo spiegare quali ragioni potessero avere indotto le Br a uccidere l’ex colonnello Varisco, che aveva ormai lasciato il servizio, e stava per essere assunto presso una ditta privata”.
[da: Sergio Flamigni “La tela del ragno”, Kaos Edizioni]
FOTO: Valerio Morucci e Adriana Faranda
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