Il Silp per la Cgil sta registrando, come non mai, dei forti segnali di malessere, di disagio e sgomento da quasi tutti i settori della Polizia che dipendono dalla questura di Roma. In particolar modo è così alto il grido di protesta degli addetti agli Uffici Immigrazione dei commissariati, e non solo da questi, che solo il questore di Roma non riesce ad udirlo.
E’ bastata la forte protesta della comunità straniera che lamenta, giustamente, lungaggini burocratiche per il rilascio dei soggiorni, per dare lo spunto al questore di Roma di diramare una circolare intimando a tutti i dirigenti dei commissariati di far alzare la produttività di accettazione delle pratiche degli stranieri.
Una circolare non solleva nessun questore da quelle che sono le sue oggettive responsabilità gestionali in termini di pianificazione di uomini e mezzi degli uffici che da lui dipendono.
Con carte alla mano, e senza ombra di smentita, siamo in grado di dimostrare che la stragrande maggioranza dei commissariati sono sotto organico di uomini e mezzi di almeno il 50% rispetto a quelli previsti. A gennaio 2005 (fonte: questura) dai commissariati di Roma e provincia già mancavano 1.308 unità. Oggi possiamo tranquillamente asserire che la situazione non è di certo migliorata rispetto al gennaio 2005.
Il Silp per la Cgil, tutto ciò, lo sta denuncando da tempi non sospetti.
Partendo da questo piccolo ma significante spaccato, insignificante però per il questore, come si può pretendere di chiedere di più dagli uomini e dalle donne della Polizia che già si stanno prodigando oltre ogni limite, con mezzi e strumenti che non hanno?
Una circolare interna del questore è legge per la dirigenza che dovendo farla applicare, “usi obbedir tacendo”, eccola là che va a ricadere sempre su quei tuttofare dei commissariati.
Tutto nasce da un accordo sottoscritto tra ministero dell’Interno ed Ente Poste, il quale prevede che il cittadino straniero debba presentare la propria istanza direttamente agli sportelli postali, con un esborso complessivo di circa 70,00 euro per il kit, mentre prima presso i commissariati era totalmente gratuito. Questa novità ha permesso ai cittadini stranieri di effettuare tutte le procedure anche per via telematica. L’Ente che per eccellenza dovrebbe essere all’avanguardia delle telecomunicazioni ha scoperto di avere qualche falla. Gli addetti al settore Immigrazione dei commissariati sono stati convocati, per un summit, presso l’Ufficio centrale di Immigrazione della questura di Roma e con incredulità e forte preoccupazione, hanno appreso che circa 50.000 pratiche presentate on-line all’Ente Poste non sono andate a buon fine e che quindi dovranno essere distribuite ai vari commissariati per la loro quanto mai rapida evasione, con lavorazione a mano.
In pratica Ente Poste ha introitato i profitti dei kit venduti, ed ora la Polizia di Stato deve sopperire per risolvere il problema.
Questa iniziativa non è che una delle tante assunte dai vertici, che se solo si fosse avuta la modestia di far partecipare non solo la dirigenza della Polizia, ma anche chi queste attività le svolge a diretto contatto, giorno dopo giorno, faccia a faccia con la comunità straniera, forse non avrebbe optato per questo genere di scelta che ora va a gravare, tanto per cambiare, solo sulle già scarse risorse della Polizia.
Lungi da noi il voler essere polemici, ma vorremmo prospettare alcune riflessioni e considerazioni, da addetti ai lavori, quelli veri, con l’auspicio che chi ha responsabilità cerchi di risolverle e non a suon di circolari, che servono soltanto per mettersi a posto la coscienza e la carriera:
1. la presenza negli Uffici Immigrazione dei commissariati varia da 1 a 3 o 4 unità. Queste già scarse risorse sempre più spesso vengono distolte per effettuare servizi collaterali quali possono essere autoradio, corpo di guardia, soddisfare le richieste di aggregazione che giungono dalla questura (una media di 10-12 unità al giorno), i servizi di ordine pubblico per tutte le manifestazioni sportive o di altro genere. Se la matematica non è quindi un’opinione, asseriamo che la presenza negli Uffici Stranieri periferici, di media, sia al massimo di 1 o 2 unità.
Il personale addetto ai citati Uffici e che viene inviato a svolgere altri servizi di istituto non è facilmente sostituibile, in quanto questi operatori sono gli unici in grado di lavorare con il nuovo sistema Pse (Permesso di soggiorno elettronico), essendo, tra l’altro, anche gli esclusivi possessori di userid e password personali per accedere alla procedura elettronica testé menzionata;
2. per prolungare l’apertura degli Uffici Immigrazione anche nelle fasce pomeridiane si dovrebbe necessariamente andare ad incidere su una variazione di orario che sarebbe sicuramente al di fuori dalle griglie contrattuali previste dall’Anq, e non risulta che sia pervenuta alcuna informazione preventiva, in tal senso, da parte della questura;
3. prolungando gli orari chi garantirebbe il pagamento degli straordinari quando, come già sappiamo, vi è enorme difficoltà a pagare quelli già effettuati? Molti operatori di Roma attendono ancora quelli prestati durante la visita del presidente Bush e in occasione della cerimonia di celebrazione del 2 giugno;
4. ogni pratica richiede del tempo variabile, non è come una catena di montaggio. La trattazione è singola e la sua complessità può variare da caso a caso, che non si limita alla sola accettazione nuda e cruda, ma il tutto deve essere eseguito da approfonditi accertamenti (veridicità sulle dichiarazioni di matrimonio, lavoro, abitazione, rilevazione delle impronte, ecc.).
Volendo, si potrebbero accettare anche cinquanta o sessanta istanze rispetto alle quaranta richieste dal questore, ma la domanda che sorge spontanea è: chi le lavorerà poi?
Non vorremmo fare, come nostro solito, la Cassandra, ma questo ennesimo accordo passato sopra la testa dei diretti interessati si sta ritorcendo non solo sulla Polizia, ma essenzialmente su quanti vorrebbero la regolarizzazione, chiedendo un diritto che lo Stato dovrebbe fornire. Prevediamo, perciò, che il fallimento degli accordi tra ministero dell’Interno ed Ente Poste possa far rivedere delle code notturne di stranieri fuori dei commissariati.
E’ bene che si sappia che le responsabilità dovranno essere cercate al di fuori da quegli avamposti dello Stato, che alla pari dei cittadini stranieri, non sono null’altro che vittime di un sistema che sempre più spesso opera fuori da ogni logica.
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