Il giornalista francese Guillaume Dasquié è stato fermato il 5 dicembre scorso nella sua residenza parigina da agenti della Direzione della sicurezza interna, a causa di un articolo da lui pubblicato sul quotidiano Le Monde il 17 aprile 2001.
Nel suo articolo Dasquiè rivelava una serie di informazioni raccolte dai Servizi segreti francesi sulla rete internazionale del terrorismo islamico, e in particolare su al-Qaeda. In seguito – dopo gli attentati aerei dell’11 settembre alle Twin Towers e al Pentagono – si era saputo che già dal gennaio 2001 i Servizi francesi avevano avvertito i colleghi della Cia di essere venuti a conoscenza di un progetto di dirottamento aereo da parte di al-Qaeda.
La molto tardiva iniziativa presa nei confronti del giornalista – perquisizione della sua abitazione, messo sotto sorveglianza con il divieto di entrare in contatto con membri dei Servizi segreti - appare sorprendente, dato che ormai le informazioni raccolte allora dai Servizi sono note da tempo, e non possono in alcun modo compromettere, come sostiene l’accusa, “i segreti di Stato della Difesa”.
Si potrebbe ipotizzare che l’azione si inserisca, per vie traverse, nella polemica sulle misure prese, o non prese, a suo tempo per prevenire gli attacchi terroristici. Comunque, l’associazione Reporters Sans Frontières ha protestato per questo provvedimento che definisce basato su “procedure abusive”.
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