Ha avuto inizio nel dicembre scorso, in Ucraina, il processo a Serghei Tkatc, ex poliziotto, reo confesso di avere ucciso 85 fra donne, ragazze e bambine, ma gli inquirenti pensano che il numero delle vittime possa raggiungere, o addirittura superare, il centinaio. Ex sollevatore di pesi, Tkatch era uso strangolare le sue vittime. “Le violentavo dopo morte – ha detto in un’intervista – perché è il solo modo per non farsi lasciare addosso segni compromettenti”. Secondo la confessione da lui rilasciata, il suo primo delitto risale al 1980, quando l’Ucraina faceva ancora parte dell’Unione Sovietica. “Avevo chiamato i miei colleghi sulla scena del crimine – racconta nell’intervista – per vedere come avrebbero condotto le indagini, ma dato che la telefonata era anonima non si sono mossi”.
Il poliziotto superkiller ha avuto tre mogli, quattro figli, e molte amanti: tutte hanno dichiarato che Serghei appariva perfettamente normale, e non aveva mai dato motivo per sospettare “qualcosa di strano”. Originario di Kemerovo, in Siberia, Tkatch era stato in servizio in Crimea, e successivamente in alcune zone del nord dell’Ucraina: si ritiene che questi continui spostamenti, oltre al fatto di far parte della Polizia, abbiano concorso a garantirgli una lunga inafferrabilità. Per i suoi delitti in passato erano state accusate, a varie riprese, dieci persone, e una di queste, il padre di una vittima, si era suicidata in carcere.
Dopo il suo arresto, Tkatch ha affermato di aver compiuto tutti i suoi delitti in stato di ubriachezza o sotto l’effetto di psicolofarmaci, ma questa tesi è contraddetta dalla lucidità da lui dimostrata nello scegliere il luogo e nel cancellare gli indizi. Spesso uccideva vicino a dei binari per potersi poi allontanare camminando sulle rotaie, in modo che il passaggio dei treni disorientasse l’olfatto dei cani poliziotto.
Serghei Tkatch è stato arrestato nel 2005, per caso: la sua ultima vittima, una bambina di 6 anni, era la figlia di un vicino, e quando ha partecipato al funerale dei bambini lo hanno riconosciuto come l’uomo che l’aveva portata con sé il giorno del delitto. Nella sua abitazione sono stati ritrovati piccoli gioielli, e capi di biancheria intima delle sue vittime, che l’assassino aveva la mania di collezionare. “Sono uno stupratore, sono anche un assassino, ma non sono un folle”, ha dichiarato. Aggiungendo che in carcere è ossessionato dalla paura di essere raggiunto dalla vendetta dei parenti delle sue vittime.
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