L’effetto Sarkozy continua, a destra come a sinistra. Anzi, malgrado la sua appartenenza a una droite tradizionalmente conservatrice, si direbbe che il presidente francese piaccia soprattutto alla sinistra italiana, o almeno a una certa sinistra. Il fatto è che Nicolas Paul Stéphane Sarközy de Nagy-Bocsa, nato a Parigi nel 1955, figlio di Pal, profugo ungherese passato dalla Legione straniera alla pubblicità, e di Andrée Mallah, avvocato, appartenente a una illustre famiglia israelita di Salonicco, è un personaggio singolare, un contenitore di vari messaggi.
La carriera di Nicolas Sarkozy, così come la sua vita privata, è alquanto ondivaga, ma non al di sopra della norma. Nel 1974, studente di Diritto, aderisce all’Udr (Union des dèmocrates pour la République), il partito gollista al potere dal 1958, nel 1977 è eletto consigliere municipale di Neuilly-sur-Seine, un Comune residenziale di élite alla periferia nord di Parigi. Nel 1981 diventa avvocato, e entra come socio in un prestigioso studio legale, nel 1982 sposa Marie-Dominique Culioli, dalla quale avrà due figli. Nel 1983 è sindaco di Neuilly, succedendo al defunto Achille Peretti, zio della moglie, e scavalcando il suo padrino politico Charles Pasqua, immobilizzato in ospedale. Nel 1984, in qualità di sindaco, celebra le nozze di Cécilia Ciganer-Albéniz e Jacques Martin, popolare animatore televisivo. Nel 1989 Nicolas e Cécilia lasciano i rispettivi coniugi e “fuggono” insieme; lo stesso anno lui è eletto deputato dell’Udr, nella circoscrizione di Neuilly. Nel 1993 è rieletto al primo turno con il 64,9% dei voti, è nominato portaparola del governo e ministro del Bilancio.
Alle elezioni presidenziali del 1995, Nicolas Sarkozy decide di sostenere al primo turno il centrista Edouard Balladour, Primo ministro, contro Jacques Chirac, segretario del suo partito, che nel frattempo è diventato Rpr (Rassemblement pour la Rèpublique): ma Balladour, per quanto favorito nei sondaggi, è escluso dal ballottaggio, e al secondo turno Chirac è eletto presidente della Repubblica. Sarkò (i francesi amano dimezzare i cognomi troppo lunghi), accolto con fischi e insulti alle assemblee del Rpr, si ritrova escluso da ogni incarico, di governo e di partito. Non a lungo. Nel 1997 il Ps vince le elezioni legislative, e si insedia un governo socialista, con Chirac presidente (è la “coabitazione” alla francese), e Sarkozy approfitta dei sommovimenti nel partito gollista per rimettersi in corsa: nel 1997 esercita la funzione di segretario generale, e nel 1999 è presidente ad interim, quando alle elezioni europee, guida una lista che viene sonoramente sconfitta. Al collega di partito Philippe de Villiers, che lo ha superato al ballottaggio, confida: “Tu sei fortunato, Philippe, tu ami la Francia, la sua storia, i suoi paesaggi. A me tutto questo mi lascia freddo. A me interessa solo l’avvenire…”. Solo il “suo” avvenire? Chissà. Comunque Nicolas rinuncia alla sua carica e si ritira a vita privata.
Nel 1996 lui e Cécilia, dopo i rispettivi divorzi, si erano sposati, e nel 1997 era nato un figlio, Louis. Ora torna a fare l’avvocato, e nel 2001 scrive un libro, “Libre”, libero. Ma con le elezioni legislative del 2002 è di nuovo in pista, eletto deputato di Puteaux e di Neuilly con il 68,78%, il più alto score tra gli eletti Rpr. Lo stesso anno ci sono le elezioni presidenziali, e questa volta Sarkò appoggia Chirac. Ma il Presidente, che al ballottaggio viene votato anche da gran parte della sinistra per fronteggiare Le Pen (che aveva superato il candidato socialista) non gliene è troppo grato. Tra l’altro, non gli è mai piaciuto. Sarkozy si aspetta che gli venga affidata la guida del governo, ma Chirac gli concede solo il ministero dell’Interno. A quel posto, con un’interruzione di nove mesi all’Economia, resterà fino al 2007, costruendosi una reputazione di “duro” e “decisionista”, e manifestando sempre più chiaramente la sua intenzione di concorrere alla presidenza della Repubblica. Nel 2004 era stato eletto, con l’85% dei voti dei congressisti, presidente dell’Ump, l’ennesima metamorfosi del movimento gollista. Tre anni dopo l’Ump lo designa candidato alla presidenza con una votazione plebiscitaria, 98%. Sull’altro fronte, Ségolène Royal trova molto più difficile fare accettare la sua candidatura allo stato maggiore del Partito socialista.
La campagna presidenziale del 2007 è condotta all’insegna di slogan leggermente ambigui, come “la rottura tranquilla” e “L’ordine in movimento”. Gli avversari riesumano l’appellativo di “Sarkò l’américain”, dovuto alle sue non nascoste simpatie per la destra Usa. Al ballottaggio del 6 maggio Nicolas Sarkozy è eletto con il 53,06% dei voti. La vittoria di Sarkò è salutata da violente manifestazioni contrarie spontanee in quasi tutte le città francesi, un fatto nuovo nella storia della V Repubblica.
E forse anche un fatto emblematico, perché Nicolas Sarkozy sembra quasi voler uscire dallo stile della V Repubblica, codificato da Charles de Gaulle. Instaurandone uno tutto suo, inedito, che al Generale avrebbe senza dubbio fatto orrore. In politica riesce a stupire dimostrando una sollecitudine per la tenuta dell’Unione Europea che lo avvicina ai governi di Luis Zapatero e di Romano Prodi, e comincia a cercare collaboratori proprio fra gli avversari socialisti. Nel privato, che ora però è molto pubblico, si comporta con una disinvoltura, anche nell’abbigliamento, che lascia perplessa l’opinione pubblica. La breve crociera post-elezioni sullo yacht del suo amico Bolloré, magnate dei media, solleva una mare di critiche, ma lui se ne infischia. Non nasconde i suoi problemi coniugali, e quando Cécilia abbandona il tetto coniugale (cioè l’Eliseo), e Nicolas chiede subito agli amici di aiutarlo a fare nuove conoscenze. E si arriva all’incontro con la top model italiana Carla Bruni, e all’immediata relazione che Monsieur le Président esibisce con allegra spensieratezza. Dopo le vacanze di fine anno in Egitto, fotografate e filmate da chiunque volesse darsi la pena di farlo, Sarkò in una conferenza stampa all’Eliseo annuncia: “Sì, sposerò Carla, ma lo saprete a cose fatte”. Inaudito!
Naturalmente c’è molto altro: il politico abile, più legato alla pratica che all’etica, sensibile ai mutamenti di clima. Un personaggio in gran parte da scoprire, sul quale sarebbe sbagliato dare giudizi definitivi. La Costituzione e il sistema elettorale francese gli danno poteri di intervento che altri capi di governo europei gli invidiano, e lui se li prende senza la minima remora, e senza preoccuparsi troppo per un calo di consensi registrato dai sondaggi. Ai suoi ministri ha comunicato che ognuno avrà una pagella, e ogni tre mesi sarà lui a dare i voti.Certo, il “modello francese” può piacere, e si può anche apprezzare particolarmente la maniera in cui lo indossa Nicolas Sarkozy. Per non fare troppo banali giochi di parole.
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