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Novembre/2010 - Immagini e Cultura
Il CoBra morde ancora
di a cura di Giulio Sarchiola

Si è aperta alla Gnam di Roma la mostra CoBrA e l’Italia, che rimarrà aperta fino al 13 febbraio, realizzata grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, l’Ambasciata del Belgio e l’Accademia Belgica.
Cobra è un movimento artistico, costituito da un gruppo di artisti provenienti da Copenaghen, Bruxelles e Amsterdam che hanno scelto le tre sillabe iniziali dei nomi delle città da cui provenivano, per formare l’acronimo del loro movimento nato nel 1948. Il movimento fu molto importante per la storia dell’arte moderna in Europa in quanto portatore di una totale libertà d’espressione in nome di una creatività collettiva. Questa importanza gli fu ampiamente riconosciuta, ma non fu lo stesso per la fase successiva lo scioglimento del movimento, nel 1951, che fu altrettanto vitale.
La cittadina Ligure di Albisola, nota per la produzione di ceramica e per essere la residenza estiva di Lucio Fontana, fu un luogo di primaria importanza per lo sviluppo delle idee di CoBrA dopo la sua fine. In quella cittadina nel 1954 si stabilì il danese Asger Jorn, su consigli di Enrico Baj, che con Sergio Dangelo, aveva presentato nel 1952 a Bruxelles il manifesto del “Movimento Nucleare”. Jorn fu seguito dopo poco nella località della riviera di ponente da altri artisti che avevano partecipato a CoBrA come Karel Appel e Corneille, che furono coinvolti nei primi “Incontri internazionali della ceramica”, Serge Vandercam e Maurice Wyckaert, che avevano aderito anche al “Movimento per una Bauhaus immaginista” fondato da Jorn e Pinot Gallizio.
Allo stesso tempo molti ex CoBrA iniziarono a prendere parte alla vita artistica e culturale italiana, iniziando ad esporre in gallerie private, come quella di Carlo Cardazzo e a partecipare ad eventi maggiori come alla Biennale di Venezia e a prendere parte alle rassegne di Palazzo Grassi.
Il percorso espositivo, curato da Matilde Amaturo, direttrice del Museo Hendrik C. Andersen e realizzato sul progetto scientifico di Denis Laoureux, professore all’Université Libre di Bruxelles, ci mostra anche il collegamento tra la presenza di Jorn a Albisola e l’influsso delle sue sculture in ceramica in Belgio e il rilancio di CoBrA tentato da Christian Dotremont a Bruxelles dopo il 1954.
L’allestimento della mostra, progettato da Federico Lardera, mette in luce la poetica dell’arte “libera dagli stili” che avvicina CoBrA all’esperienza italiana del nuclearismo al di là “del senso, del buon senso e del significato” (P. Restany), e, allo stesso modo, l’utilizzo della ceramica policroma come superamento della tradizionale distinzione tra pittura e scultura.
La mostra si articola in tre sezioni. La prima riguardante i lavori di Jorn, Appel e Corneille ad Albisola, con particolare attenzione al confronto fra la produzione di Jorn e le opere di Arte Nucleare di Baj e Dangelo. La seconda sezione è incentrata sull’esperienza italiana di Vandercam, Wyckaert, Alechinsky, Van Lint e Doucet. L’ultima riguarda il rilancio dell’esperienza di CoBrA da parte di Dotremont dopo il 1954, presentando le opere a quattro mani e individuali di Dotremont e Vandercam e la ritrovata figuratività di Alechinsky.

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