Per curarsi, l’uomo del Duemila sembra aver adottato un genere di terapia che si distingue per genere di terapia che si distingue da ogni cura tradizionale. Una cura che sembra più una moda da seguire, senza conoscerne l’origine.
Parliamo di “Omeopatia” basata sul concetto che “il simile si cura con il simile”. All’insorgere di una malattia l’organismo prepara armi di difesa che non sempre sono sufficienti a combatterla. Una teoria enunciata da Ippocrate, il quale decretò che inoculando farmaci adatti per una malattia già esistente, ma meno pericolosa, si obbliga l’organismo a preparare le sue difese, che hanno il compito di combattere la malattia principale.
Questa teoria viene ripresa e dimostrata valida dallo scienziato tedesco Sanuel Friedrich Christian Hahnemann. Il principio fondamentale dovrebbe garantire questo genere di cura che si concretizza nella somministrazione al malato di dosi minime del farmaco capace di provocare nell’individuo sano lo stesso sintomo che si vuole curare. Hahnemann pubblicò, nel 1790, la terapia secondo i principi da lui sperimentati su sé stesso.
I farmaci possono invertire il loro effetto se sottoposti ad una alta diminuzione. Studiando le cause e i sintomi si deve intervenire nel più breve tempo possibile. Tuttavia l’Omeopatia presenta alcuni limiti.
La teoria di Hahnemann, basata sulla diluizione del farmaco, provocò molte critiche, specialmente quando venne dimostrato che nelle soluzioni somministrate ai malati non poteva esserci nessuna particella di molecola, oltre che la regola di curare con la stessa medicina malattie molte diverse.
L’Omeopatia venne seguita e riformata dai seguaci di Hahnemann; oggi i farmaci usati in Omeopatia sono di origine vegetale o minerale. La critica della eccessiva diluizione ritiene che il principio attivo scomparirebbe del tutto, contrariamente a quanto sostenuto dallo scienziato tedesco, secondo il quale la diluizione deve essere preparata con uno scuotimento della soluzione, e proprio con questi scuotimenti si raggiungerebbe lo scopo di amalgamare il solvente con il farmaco disciolto.
Non è necessario che le dosi dei farmaci iniettati siano forti, anzi con l’uso di dose troppo alta l’organismo potrebbe essere in difficoltà nel cercare la forza di reagire. E’ importante perciò, nella cura omeopatica, il dosaggio del farmaco che può essere somministrato in quantità imponderabili. E’ evidente che la cura omeopatica varia da paziente a paziente, poiché ogni organismo reagisce in maniera differente ad una stessa dose di farmaco.
L’Omeopatia è entrata nella storia della medicina: una storia sviluppatasi con l’evoluzione dell’uomo, la cui origine si perde nella notte dei tempi, nata come tentativo di capire e curare i malanni che lo affliggono.
Partendo dall’interpretazione dei graffiti o dai dipinti rupestri, sappiamo che l’uomo si difendeva dalla malattia attraverso amuleti e talismani, fino a cercare la causa delle malattie e curarle con rimedi di origine naturale, piante, acque e minerali vari, usati ancora secondo credenze popolari.
La medicina attuale, basata su fondamenti scientifici, nasce dalle prime scuole elleniche, attraverso una fase antica, una fase medioevale, una fase moderna ed una contemporanea. Le scoperte e le applicazioni di risultati di ricerca è in continuo aumento.
Tutto può collaborare a conservarci sani, anche l’Omeopatia.
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