Silp-Cgil
Dichiarazione di Tommaso Delli Paoli, segetario generale Silp per la Cgil.
“Sulla sicurezza in generale, ma in particolare nel capoluogo Partenopeo, permane l’impressione che non vi è un progetto definito, ma si continua ad improvvisare.
Dopo l’angoscioso omicidio del tabaccaio di Sant’Antimo, che segue poche ore la rapina di Giugliano con il ferimento del titolare di un minimarket, si è sentito forte, nelle sedi istituzionali nazionali e quelle politiche locali, il grido: ‘Adesso è l’ora dell’Esercito’.
Se veramente dopo tanto tempo, a fronte di tanti progetti, questo è il massimo che si riesce a dire, e purtroppo temiamo a fare, allora non abbiamo bisogno di altre conferme, siamo affidati ad una schiera impressionante di dilettanti che, specie sulla sicurezza, corrono il rischio di finire allo sbaraglio. Vorremmo sapere che fine ha fatto il progetto sicurezza per Napoli, gli uomini, i mezzi, gli strumenti promessi oltre alla necessità, così come avevamo suggerito in ogni sede di rendere operativo sul territorio i commissariati e le Squadra di Polizia Giudiziaria in essi operanti, unico baluardo contro la criminalità di quartiere. Fino ad ora appare realizzata solo la chiusura di qualche posto di Polizia ed in particolare quello di Sant’Antimo, le cui competenze sono state assorbite dal commissariato di Frattamaggiore (che non riesce a garantire la Volante su quel territorio in tutto l’arco delle 24 ore, cosa che fu denunciata da questa organizzazione sindacale all’epoca delle sue soppressioni).
Ancora i militari, si chiede, e per fare cosa? Forse a presidiare obiettivi sensibili, e quali se non abbiamo poliziotti impegnati in questo? Forse davanti alle scuole dove scippatori e spacciatori li prenderebbero semplicemente in giro? Oppure come contrasto alla camorra, magari facendo il passo del “gattino” ai quartieri spagnoli o in zona 167? Ritengo ancora una volta che la vecchia regola di collegare il cervello alla bocca prima di aprirla appare un segno di saggezza che molti, a destra e sinistra, sembrano aver perso.
Adesso basta. Contro le proposte del governo e dell’Ammnistrazione in tema d’impiego dei militari e anche del personale civile, ritenuto quasi possibile sostituzione del delicato e professionale lavoro di poliziotti, ancorché questo sia fatto negli uffici; per un progetto di nuova sicurezza, per il potenziamento degli uffici, per la realizzazione di un nuovo e diverso coordinamento tra le Forze di polizia, per le modifiche essenziali del Codice penale per la certezza dei processi della pena, realizzeremo la mobilitazione della categoria, coinvolgendo, se possibile, i sindacati che hanno dato vita al cartello unitario nazionale e che rappresentano oltre l’80% dei poliziotti”.
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Siap
La Segreteria provinciale di Genova ha inviato una nota con la quale chiede l’intervento della Segreteria nazionale rispetto le gravi problematiche legate alla mensa di servizio: “La Segreteria provinciale esprime forti preoccupazioni per il futuro della qualità del servizio che la mensa del Reparto Mobile di Genova dovrà garantire al personale. Difatti, è stata indetta una gara d’appalto per il rinnovo del contratto con una riduzione del budget a pasto da 7 euro a persona a 5 euro, con possibili ribassi. Ciò non potrà che comportare una riduzione della qualità del cibo e del servizio; la compressione delle spese contenute anche nell’attuale legge Finanziaria non può ricadere sul personale che - materialmente - deve garantire l’ordine e la sicurezza pubblica. I Reparti Mobili, come noto, sono i più esposti al disagio che comporta la gestione dell’ordine pubblico: svolgimento del servizio in qualsiasi condizione metereologiche, in piedi, con frequenti prolungamenti dell’orario di servizio che spesso si traducono in scontri con i manifestanti. Ciò comporta, quantomeno, l’apporto nutrizionale idoneo per poter espletare al meglio il servizio che, con l’attuale budget proposto per il rinnovo del contratto, non sarà garantito. A ciò si aggiungono i gravi problemi strutturali dello stabile della mensa che necessita di urgenti lavori di ristrutturazione nelle cucine, atteso che l’attuale impianto idraulico presenta numerose perdite legate all’usura delle tubature.
Alla luce di quanto esposto questa organizzazione sindacale chiede a codesto Dicastero il mantenimento del budget di spesa pari a 7 euro a persona, al fine di garantire un pasto dignitoso e con il dovuto apporto nutrizionale, oltre a finanziare i lavori di ristrutturazione urgenti che la mensa del Reparto Mobile di Genova necessita”.
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Sappe
Sale la tensione nel carcere di Marassi. E i poliziotti penitenziari aderenti al Sappe, il più rappresentativo della categoria con 12mila iscritti (più di 300 quelli in servizio nel carcere di Marassi) hanno proclamato lo stato di agitazione del personale di Polizia che è culminato il 6 ottobre, con l’astensione dalla consumazione dei pasti nella mensa di servizio.
“Una protesta forte ed inevitabile, che ha coinvolto i poliziotti del carcere, necessaria per gridare la nostra rabbia verso una Amministrazione Penitenziaria centrale, sorda e indifferente alle gravi problematiche del personale di Polizia, che ignora la grave carenza di personale assegnando solamente 40 neo agenti in tutta la Liguria (17 quelli previsti a Marassi), destinando nuovi agenti in regioni (come la Toscana) in cui da anni abbiamo personale che attende di essee trasferito, e che, a livello di direzione penitenziaria della Valbisagno, è latitante sulle problematiche operative e di servizio delle donne e degli uomini del Corpo, e preferisce invece fare del ‘marketing mediatico’ come la rappresentazione teatrale di detenuti all’esterno del carcere.” Lo hanno denunciato Gino Piero Salaris, vice segretario regionale ligure del Sappe, e Antonio Martucci, segretario locale di Marassi.
“Da anni denunciamo la grave situazione della Polizia Penitenziaria di Marassi, che oltre ad essere costantemente sotto organico di più di 100 agenti rispetto a quanto prevede il decreto ministeriale dell’8 febbraio 2001 sulle dotazioni organiche del carcere della Valbisagno, registra un’ulteriore carenza di 70 agenti, sulla carta assegnati a Marassi ma temporaneamente trasferiti in altre sedi penitenziarie del Centro-Sud. Continuano ad arrivare, dal Ministero, anziché rinforzi, provvedimenti beffa di trasferimento temporaneo di alcuni dei pochi agenti rimasti per ‘potenziare’ (!) presidi del Centro-Sud Italia... E al danno si aggiunge la beffa, visto che i destinatari di questi provvedimenti sono quasi sempre persone con pochi anni di servizio, mentre colleghi più anziani e con gravi problemi familiari non riescono ad ottenere un provvedimento di distacco temporaneo o un traferimento in altre sedi penitenziarie, fattispecie per altro previste dal nostro Contratto di lavoro. Noi non intendiamo affatto contestare i distacchi per art. 7 del Contratto, per legge 104/92,o per mandato elettorale, ma deve però essere altrettanto chiaro che deve essere concessa un’alternanza di personale, perché abbiamo colleghi con gravi situazioni familiari che non possono accedere neanche temporraneamente alla mobilità di sede.
Al danno si aggiunge la recente beffa: ci sono stati assegnati 17 neo agenti (40 in tutta la Liguria, nonostante una carenza regionale di poliziotti di non meno di 300 agenti!) e ne hanno mandati altri in Regioni (come la Toscana) in cui il personale già in servizio attende da anni di essere trasferito”.
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Sap
Si è svolto al Dipartimento della Pubblica Sicurezza un incontro richiesto dal Sap per le problematiche che interessano la ristrutturazione degli Uffici di Polizia di Frontiera e i Centri di Cooperazione di Polizia e Dogana del nord Italia, nonché per le problematiche connesse al funzionamento per i bisogni del personale in servizio di Polizia binazionale a Courmayer. La delegazione del Sap, guidata dal Segretario nazionale Ernesto Morandini, era costituita dai rappresentanti regionali della Valle d’Aosta, del Piemonte, della Lombardia, del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e del Trentino Alto Adige.
Com’è noto, l’allargamento dell’Unione Europea e l’adesione al trattato di Schengen di altri Paesi come la Svizzera, impone che sia garantita la libera circolazione dei cittadini e delle merci e, dunque, la razionalizzazione e, in alcuni casi, la chiusura dei valichi di Polizia di Frontiera con la Svizzera e la Slovenia.
Per quanto riguarda l’apertura delle frontiere con la Slovenia (e la soppressione e/o rimodulazione dei valichi di Polizia di Frontiera), il Sap ha rivendicato il diritto del personale colà in servizio di salvaguardare e mantenere l’attuale sede. Per la Svizzera il problema è rinviato a novembre 2008. In proposito l’Amministrazione ha comunque garantito il mantenimento della sede e, per coloro i quali chiederanno il trasferimento verso altre sedi, il criterio direttivo non potrà prescindere dal rispetto della graduatoria nazionale.
Per quanto concerne i Centri di Cooperazione di Polizia e Dogana, il Sap ha chiesto che sia emanata una esplicita Regolamentazione sulla struttura, riguardo alla funzionalità dei detti Uffici e, in particolare, per porre l’accento sullo status giuridico del relativo personale che può operare anche in territorio estero.
Appare imprescinibile dare maggiore pubblicità alla funzione e al ruolo dei Ccpd e improcrastinabile l’esigenza di porre in essere l’assegnazione formale del personale secondo una pianta organica dei centri stessi. Ed inoltre è necessario attribuire uno specifico monte ore di straordinario, procedendo al riconoscimento di una speciale indennità transfrontaliera.
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Fps-Cisl
Il Coordinatore responsabile Marco Mammuccari comunica: “Lo stanziamento di 200 milioni di euro nella Finanziaria 2008, per la specificità delle Forze di polizia, rappresenta un primo passo per definire a breve il ‘Patto per la sicurezza’.
L’aver previsto che detta somma dovrà anche ridefinire l’adeguamento del valore del “buono pasto” ed il valore economico orario del lavoro straordinario, accoglie ciò che più volte è stato chiesto dai sindacati di categoria e dalla Cisl in particolare. Questo dimostra, soprattutto, che la Cisl aveva ragione a ritenere inadeguato l’aumento economico del rinnovo contrattuale del biennio 2006/2007. L’intervento su questi istituti normativi, del rapporto di lavoro dei poliziotti, consentirà di poter ritenere congruo l’aumento a regime previsto per il biennio economico in scadenza il prossimo 31 dicembre 2007.
Diversa è invece la valutazione sugli stanziamenti in Finanziaria per il rinnovo dei Contratti del Pubblico impiego e che vede, direttamente collegato, anche l’intervento economico per il biennio 2008/2009 in favore delle Forze armate e di quelle di Polizia. Se il governo non dimostrerà di voler immediatamente rivalutare la questione è chiaro che scatterà la mobilitazione anche di questi lavoratori.
Abbiamo più volte rappresentato alle delegazioni del governo incontrate che un nuovo segnale di disattenzione a questo settore vedrebbe poliziotti e militari scendere in piazza, rivendicando i loro sacrosanti diritti. Attendiamo risposte precise e solo in presenza di quanto ritenuto necessario potremo esprimere un parere positivo alla manovra, parere che ad oggi è obbligatoriamente sospeso”.
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I militari della Marina chiedono il sindacato
Venerdì 29 giugno una delegazione del Partito della Rifondazione Comunista, presieduta dall’on. Donatella Duranti, membro della IV Commissione Difesa della Camera, si è recata in visita presso la Capitaneria di Porto di Taranto, con lo scopo d’incontrare le rappresentanze dei militari della Marina. Tale visita rientrava nel programma del Partito volto all’interlocuzione diretta con il personale militare e gli organismi di rappresentanza promosso su tutto il territorio nazionale. Per l’occasione erano presenti i Co.I.R. (Consigli Intermedi di Rappresentanza) insistenti nella base di Taranto e quindi i delegati delle Unità navali, delle Capitanerie, del Dipartimento Marittimo nonché rappresentanti del Co.Ce.R. (Consiglio centrale), i marescialli Ciavarelli, Vietri e Bellomo.
Durante l’animata discussione i temi principalmente trattati hanno riguardato la riforma dello strumento di rappresentanza, il precariato, le condizioni di lavoro ed economiche. I presenti hanno evidenziato l’esigenza di maggiore rappresentatività e di un ruolo contrattuale, attualmente non riconosciuto, oltre ad effettive forme di tutela individuale per i delegati e i rappresentanti.
Per queste ragioni è emersa, unanimemente dai presenti, la necessità di un superamento dell’attuale strumento di rappresentanza, ormai non più rinviabile considerata la crescita culturale del personale e il passaggio delle Forze Armate al modello professionale, e la volontà di un orientamento verso forme di sindacalizzazione, da cui risultano esclusi quasi solo i militari italiani. In molti Paesi europei, infatti, è consentita la costituzione di associazioni militari di tipo sindacale che esercitano la propria attività in piena autonomia, attraverso la separazione dalla dipendenza gerarchica degli Stati Maggiori.
L’on. Duranti, così, ha sottolineato come Rifondazione Comunista si sia già espressa favorevolemente sull’argomento e stia riscontrando la disponibilità delle altre forze politiche di governo ad approfondire gli aspetti del progetto di legge Malabarba, al quale il personale militare guarda con interesse. Ha inoltre annunciato la sua intenzione a depositare in Parlamento un nuovo progetto di legge sulle carriere, che presuppone l’eliminazione del precariato nelle Forze Armate. Al termine dell’incontro il parlamentare tarantino e dipendente della Difesa, ha garantito un ulteriore momento di confronto presso le unità navali, per incontrare nuovamente le rappresentanze di base ed il personale imbarcato.
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