Il progetto di trasformare in autostrada asfaltata il cammino che porta al campo base utilizzato dalle spedizioni dirette alla vetta dell’Everest (8.848 metri)è stato riesaminato dal governo cinese con l’assicurazione di tenere conto dell’impatto ambientale che l’opera avrebbe sull’ecosistema di quella regione.
Una strada sterrata che portava dal villaggio di Tingri, nei pressi della città di Xigaze, al monastero di Rongpu, era stata costruita nel 1978, e dal giugno scorso sono iniziati i lavori di rifacimento e ampliamento: il motivo principale di tale iniziativa sarebbe, secondo l’agenzia Nuova Cina, di facilitare il compito dei tedofori che porteranno la fiaccola olimpica sulla cima più alta del mondo per l’apertura delle Olimpiadi di Pechino nell’agosto 2008. “Era una strada molto pericolosa, con 170 curve, e questo problema è stato risolto”, ha dichiarato Hao Peng, vicepresidente della Regione. Ora la strada, ampliata e dotata di guardrail lungo tutto il suo percorso, ha una larghezza di 3,5 metri, e una lunghezza di 110 chilometri. Il progetto prevede il passaggio a una seconda fase, che dovrebbe consistere nell’asfaltare la strada, ovviamente per consentire il transito a veicoli di ogni tipi, e non in particolare ai tedofori che, si sa, si spostano a piedi.
Dal governo regionale la decisione è passata (il Tibet nel 1950 fu occupato dalla Cina, e da allora ha perso la sua indipendenza) il problema è stato trasferito a quello di Pechino, e, ha detto Hao Peng, “questo probabilmente richiederà molto tempo”.
Per quanto riguarda la fiaccola olimpica, questa, dopo aver percorso 137.000 chilometri in 130 giorni attraverso cinque continenti, dovrebbe toccare tutte le regioni della Cina, compresa la cima dell’Everest (compito affidato a un tedoforo non ancora ufficialmente designato). Ad eccezione di Taiwan (Formosa), l’isola indipendente dal 1949, rivendicata da Pechino, che ha rifiutato le condizioni poste dal Comitato organizzatore delle olimpiadi.
Le autorità cinesi hanno motivo di temere anche manifestazioni di protesta della popolazione locale tibetana, e di attivisti di organizzazioni occidentali che già l’estate scorsa hanno issato al campo base degli striscioni con la scritta “Tibet libero”. Hao Peng ha negato che il governo regionale voglia edificare alberghi, ristoranti, e altre attrezzature turistiche nei pressi del campo base, e che si prepari alla costruzione di una strada “completamente nuova” per facilitare l’accesso alla zona.
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