“Evidentemente c’è qualcuno che vuole usare questa tragedia per fomentare gli animi e trasformare l’Italia in un campo di battaglia”: lo ha detto, al quotidiano ‘la Repubblica’, Giorgio Sandri, padre di Gabriele, il giovane dj romano ucciso da un colpo di pistola esploso, domenica 11 novembre, da un agente della Polizia stradale. E Cristiano, fratello di Gabriele, ha aggiunto: ”Spero che i tifosi non trasformino un momento di dolore in un’occasione per attaccare e insultare le Forze dell’ordine. Vogliamo rispetto, solo questo. Gabriele è una vittima, per lui il calcio era un gioco e usare il suo nome per creare disordini sarebbe un oltraggio alla sua memoria, al ricordo di un ragazzo che viveva per la sua musica e il suo lavoro”.
La morte di Gabriele Sandri, 28 anni, appassionato di calcio e tifoso della Lazio, è uno di quei drammi che suscitano, anche in chi non lo conosceva, amarezza e sgomento per l’assurdità del suo svolgimento. Una sosta all’autogrill di Badia al Pino nord, nei pressi di Arezzo, durante la “trasferta” in auto, con altri amici, a Milano per Inter-Lazio, una zuffa con dei tifosi juventini, e un poliziotto che dall’altra corsia dell’autostrada, a una distanza di 60 metri, esplode due colpi di pistola, uno in aria e un altro a braccio teso. Da dove si trovavano gli agenti non hanno visto nessun segno che si tratti di uno scontro fra tifosi, niente bandiere o sciarpe agitate: solo delle persone che si agitano, e poi delle auto in moto. Perché il poliziotto ha sparato il secondo colpo? Certo, qualsiasi cosa abbia pensato, ha sbagliato: lo ha detto subito il Capo della Polizia Antonio Manganelli. Un errore gravissimo per un poliziotto, un errore che ha avuto conseguenze fatali. L’inchiesta della magistratura dirà le dimensioni e il carattere di una responsabilità sulla quale nessuno avanza dubbi.
Quello che è accaduto dopo, gli episodi di violenza che hanno colpito alcune città, in particolare Roma, è un altro discorso. Con il corollario di discussioni e immancabili polemiche. Si dovevano subito sospendere tutte le partite del campionato di calcio? Forse sì, forse no, ma non è questo il punto. Le violenze ci sono state dove si è giocato, e hanno raggiunto l’apice a Roma, dove la partita Roma-Cagliari è stata sospesa, con l’assalto a commissariati, incendio di automezzi, e scene allucinanti di guerriglia urbana.
Episodi gravi e inquietanti, che evidenziano purtroppo la presenza all’interno delle tifoserie di nuclei di teppisti organizzati che puntano a un’eversione generalizzata, cogliendo ogni occasione per scatenare disordine e vandalismo, in nome di un odio rivendicato come una bandiera.
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