Rapine e violenze costringono le donne che conducono i taxi a cambiare mestiere. Riunite in un’associazione di categoria chiedono che la loro sicurezza e dignità professionale venga tutelata.
Se prendere un taxi in piena notte può essere rischioso per una donna, ancora di più può essere guidarlo. Ecco perché le tassiste italiane, da poco riunite in un’associazione di categoria, l’Adit (Associazione italiana donne tassiste), chiedono strumenti adeguati che tutelino la loro sicurezza e riducano drasticamente il rischio di violenze e rapine. L’idea, spiega Raffaella Piccinini, fondatrice e segretaria dell’Adit, sarebbe quella di dotare le auto pubbliche di pulsanti antistupro, dispositivi posti sul volante vicino al clacson, collegati alla centrale di polizia più vicina; e accanto allo specchietto retrovisore, una webcam che trasmetta immagini in tempo reale. Per scongiurare il rischio di rapine, invece, le tassiste chiedono agevolazioni per l’uso dei bancomat in vettura, come avviene già da tempo a Londra con i “taxi rosa”. Meno denaro circola in auto, infatti, minore è il rischio di essere derubate.
Per ora a rispondere all’appello è stato solo il comune di Milano, che ha promesso un incontro con le tassiste dell’Adit a fine ottobre e che ha già annunciato lo stanziamento di un milione di euro per l’istallazione sui taxi di sistemi antirapina.
Se la proposta non verrà raccolta anche da altre città le tassiste italiane rischiano di estinguersi. Solo nella città di Milano, ad esempio, se nel 2000 le donne al volante delle auto bianche erano 250, sei anni dopo sono scese a 190, contro i 4650 colleghi uomini. Tra i titolari di licenza che chiudono o trasferiscono l’attività, le donne, in percentuale, sono una schiacciante maggioranza. A Roma, invece, le signore al volante sono 400 contro un esercito di 7 mila tassisti di sesso maschile.
Le cause dell’abbandono di questa professione sono molteplici. Le tassiste, oltre ad essere maggiormente esposte al pericolo, lamentano condizioni sempre più pesanti di lavoro, il traffico in continuo aumento e una diffusa maleducazione da parte dei clienti e degli automobilisti. Denunciano, inoltre, la mancanza di tutela in caso di malattia e, peggio, di gravidanza, durante la quale l’interruzione dell’attività viene ridotta al minimo, in quanto in quel periodo non percepiscono nessun contributo.
Troppi svantaggi per una professione che diventa sempre più pericolosa: si pensi che a New York le tassiste mettono in conto di essere violentate almeno una volta nella loro vita professionale. Per scongiurare l’estinzione di questa categoria servirebbe un’iniziativa come quella dell’imprenditrice russa Olga Fominà, che ha investito tutti i suoi risparmi per creare a Mosca una compagnia di taxi tutta al femminile. Le auto sono rosa ciclamino, le conducenti sono donne e il servizio è esclusivamente rivolto al gentil sesso.
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