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Ottobre/2007 - SOLO ON LINE SU POLIZIA E DEMOCRAZIA
Cultura moderna
di Veronica Rodorigo

Quando parliamo di evasione, viaggi, cultura e tradizioni, spesso (e sempre di più) pensiamo ai nostri programmi di viaggio all’estero, luoghi che ormai conosciamo e che stanno venendo a noia per la loro banalità. Se poi ci chiediamo quanto conosciamo del nostro Paese, l’Italia, vediamo che quasi tutti abbiamo una scarsa cultura sull’argomento.
Luoghi, opere d’arte, costumi, tradizioni, che conoscono tutti i popoli oltre confine, per noi sono nomi quasi sconosciuti.
Vogliamo cominciare con l’interessarci di un gioiello del Medioevo: la città di Siena.
Nel XII secolo venne eretto qui un duomo stupendo dedicato a Maria Assunta e, da allora, Siena festeggia ad agosto la più importante festività cittadina offrendo alla Madonna un Palio, un drappo di stoffa preziosa come stendardo.
Dal 1310, il 2 luglio e il 16 agosto, si svolge uno straordinario evento religioso e civile in una atmosfera quasi irreale. Da allora, in quei giorni, si svolge una corsa di cavalli alla quale venne dato il nome di “Palio”. Attraverso i tempi, l’evento è stato modificato pur senza perdere la originale suggestione.
All’inizio, e per secoli, la corsa seguiva le strade cittadine e veniva effettuata per eventi straordinari fino al Rinascimento, quando comparvero le “Contrade” rappresentate da immagini di vari animali.
Ma la manifestazione attuale, nella piazza del Campo, porta la data d’inizio nel 1656 e il come di “Palio dell’Assunta”. Anche se all’inizio, nella piazza veniva celebrata, con un corteo storico, la Repubblica di Siena. Dall’inizio del 1700 venne redatto un regolamento molto simile a quello ancora seguito dai fantini e per i cavalli partecipanti.
Siena considera il Palio come l’espressione della città, e manifestazione popolare. Ogni abitante delle Contrade vive, nel tempo che lo divide dal Palio annuale, questa ricorrenza che fa parte della sua anima.
Il perdurare di questo evento è sorretto proprio dalla partecipazione dei Senesi a questa competizione. Dopo mesi di allenamenti da parte di cavalli e cavalieri, le Contrade si riuniscono in una cena per far festa e stipulare patti segreti, alla vigilia del Palio.
I contradaioli spinti dall’orgoglio sono pronti per assistere alla competizione.
I fantini del Palio montano i cavalli delle Contrade e vengono assegnati a sorte. Si iniziano le prove tre giorni prima, poi il Corteo: Siena con le sue Contrade, le sue regole, le sue tradizioni, è pronta all’incontro annuale. Ma per questa città è l’inizio di un evento storico mondiale con una importanza economica e politica. Se all’inizio il Palio rappresentava un evento politico-religioso, in seguito il Comune se ne occupò e lo regolò con la partecipazione di organi amministrativi.
Si dà inizio con un memorabile corteo storico che annuncia la corsa con una solenne coreografia. Sfilano gli antichi costumi variopinti, preziosi e storici dell’antica città di Siena. Lo stemma cittadino entra in piazza accompagnato dal suono del “Campanone” della Torre del Mangia, seguito dai fantini e cavalli con i loro stemmi. Segue il carroccio che trasporta il Palio. Inizia lo spettacolo degli sbandieratori mentre i fantini prendono posto nella posizione di partenza. E’ tutto un fremere per la tensione. C’è un mossiere, arbitro della gara, che dà il via.
Ed ecco la corsa, incredibile per velocità, intorno alla piazza. Il galoppo è sfrenato, i cavalli si scontrano tra loro, cadono in curva, i fantini privi di sella perdono il controllo, mentre la folla grida e gioisce. Dopo tre giri della piazza si conosce il vincitore che può essere anche un cavallo senza fantino. E’ giunto il tempo di festeggiare il vincitore e la Contrada che rappresenta, anche per giorni. Esplode la gioia e l’orgoglio dei contradaioli per le insegne che li rappresentano.
Le 17 Contrade rappresentate dal nome di animali e da insegne di città, castelli e contrade, scelgono anche un motto araldico che spiega il significato del simbolo.
Nulla è cambiato dalle origini al nostro tempo, quello che è cambiato è l’interesse per eventi storici, a causa di una cultura ridotta ad una sintagma, favorita dai mezzi di comunicazione di massa.

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