Il film di Giuseppe Ferrara “Guido che sfidò le Brigate rosse”, basato su fatti che risalgono a ventotto anni fa, ha una doppia valenza: ricostruisce con lucidità e tensione drammatica un momento culminante degli anni del piombo e delle stragi, della lunga “notte della Repubblica” gestita dagli strateghi della tensione, e si inserisce come memoria storica in una cronaca attuale che di quegli anni sembra essere la tragica caricatura.
La linea artistica e culturale di Giuseppe Ferrara è quella del cinema inchiesta che mette in scena insieme ai fatti gli aspetti umani, personali, dei protagonisti, conservando sempre ai fatti, alla realtà, il ruolo conduttivo. Lo abbiamo visto in “Il caso Moro”, un dramma storico condotto sul filo del pathos e del rigore analitico, nel quale il regista aveva saputo plasmare nella logica corale della narrazione la grande, e spesso “difficile”, bravura di Gianmaria Volonté. E sulla stessa linea il regista ha realizzato “Giovanni Falcone”, “Cento giorni a Palermo” sul generale Dalla Chiesa, “I banchieri di Dio – Il caso Calvi”, film che ripropongono episodi chiave della storia della nostra Repubblica. Una Repubblica nata dalla Resistenza antifascista e fondata sul lavoro, ma continuamente insidiata da manovre, intrighi, complotti, aggressioni aperte e mascherate.
Lontana dagli “album di famiglia” dei “compagni che sbagliano” di alcuni, e dalle recenti elucubrazioni psicanalitiche di altri, la verità sulle Br – pur coperta da zone oscure e ripetuti depistaggi – traspare con forza dal film di Ferrara: uomini e donne frustrati ed esaltati, per assoluta carenza politica e culturale, da utopie strampalate, tenuti insieme dall’odio e dal rancore per chiunque non condividesse le loro idee. Con l’obiettivo dichiarato di sovvertire l’ordinamento democratico, di provocare una sorta di caos rigeneratore. Le Br sono state “eterodirette” ? No, a chi trovava utile la loro presenza destabilizzatrice, era sufficiente sorvegliarle e lasciarle fare, come insegna il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. Certo, lo Stato, le istituzioni di quegli anni hanno fatto fronte alle insidie del terrorismo, ma le tante “deviazioni” venute alla luce (e non sono tutte) mostrano quanto questo compito fosse arduo.
Se quella cupa stagione è stata chiusa, lo si è dovuto soprattutto alla nuova Resistenza democratica di cui Guido Rossa è un esempio da tenere sempre presente.
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