Quando in Europa la storia non aveva ancora avuto inizio, sulle rive del Gange si sviluppavano le prime civiltà agricole.
Sia la sorgente che il tratto iniziale del Gange è meta di pellegrinaggi di fedeli che si bagnano nelle acque purificatrici del fiume, considerato da sempre come sacro. Lungo le sue rive si susseguono città e villaggi perché l’irrigazione abbondante rende possibili ricchi raccolti.
Il Gange è ritenuto dagli Indù una divinità, il giuramento fatto sulle sue acque viene considerato sacro e le sue stesse acque, si ritiene, abbiano un potere purificatore sia per i morti che per i vivi.
I pellegrini si radunano in una tappa obbligata dove si possono contare milioni di devoti induisti che si immergono nelle ormai inquinatissime acque del fiume, seguendo un calendario stabilito dagli astrologi, ogni dodici anni, con un rituale sempre uguale da centinaia di anni.
Molti sono i turisti che assistono a questi riti per semplice curiosità, arrivano vagabondando, sapendo di poter avere incontri interessanti tra la gente locale che si dimostra sempre protettiva e prodiga di utili suggerimenti. Si può godere del viaggio e vedere cose interessanti che nessuna guida racconta, ed imparare a scoprire tutto quello che capita senza programmi e senza la schiavitù di una guida che, a volte, più che aiutare diventa un impedimento.
Basta assicurarsi una tenda nel campeggio di Allahhad, allestito dal governo indiano, situato vicino alle rive del fiume.
Raggiungendo Benares c’è il problema di doversi abituare al rumore ed ai classici odori dell’India, oltre alla gran folla. E’ qui che regna la più grande povertà, dove non giunge ancora il boom economico che sta attraversando il Paese.
Lungo la riva del Gange si ascoltano tante storie, si vedono tanti immagini, se ti siedi sulle gradinate che scendono fino all’acqua. Si vede lo scorrere del tempo che ha portato fino ad oggi gesti ripetuti da millenni.
C’è chi lava nel fiume il corpo e gli abiti, ma non mancano mucche e capre ricoperte di stracci di lana perché non sentano freddo. Più in là, gruppi di ragazzi raccolgono escrementi per seccarli e usarli come combustibile. Tanti, tanti bambini che giocano. Numerose abluzioni e le immancabili cerimonie di cremazione dei cadaveri: i parenti che attendono il turno per la loro salma non piangono perché sanno che lasciare il corpo significa liberarlo per sempre dalle numerose reincarnazioni.
Venendo dal “nostro mondo” vediamo soprattutto, ovunque, un grande inquinamento: l’aria è quasi irrespirabile, l’acqua torbida per la sporcizia; eppure tutto questo non impedisce le centinaia di immersioni dei numerosi indiani.
Distogliendo lo sguardo per guardare sulla riva del fiume, appaiono palazzine con i muti tinti con colori vivaci. I balconi sono protetti da reti che impediscono alle scimmie d’importunare gli abitanti.
Le persone si riuniscono all’ora del tè sulle terrazze. Le abluzioni iniziano dopo una notte di luna piena, ma l’attesa è interessante. Chi sceglie di attendere l’evento in tende grandissime, dove la notte fa molto freddo, spera che il tempo trascorra in fretta ed inganna l’attesa con predicazioni, preghiere, canti, ma anche in cerca di persone perdute tra la gran folla.
La grande distesa di tende dà un’emozione indescrivibile, un fiume di gente, di famiglie con i loro colori, il loro rumore, la loro allegria. Sentono avvicinarsi un giorno di festa attesa per anni.
Molti sono i disagi per assistere o partecipare alle cerimonie sul Gange, fin dall’alba, ma nessuno manifesta segni di fastidio o sofferenza. Dove il fiume sacro si congiunge ad un altro fiume, il Famuna, è il luogo ritenuto più sacro ed è lì che si preferisce fare le abluzioni.
Questa la forza dell’induismo, che non è una religione dalla fisionomia immutabile, ma una stratificazione di varie religioni, dove trovano posto lo spirituale e il materiale, la filosofia e l’esperienza della fede, la sapienza dei sacerdoti e la fede dei laici, l’astrazione spirituale e il feticismo. Così l’induismo rappresenta caste e sette e si esterna con digiuni e riti oltre che con il pellegrinaggio a Benares, segno più evidente di questa antica fede.
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