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Agosto-Settembre/2007 - Contributi
Un lavoro usurante
di Francesco Squillino - Medico in Fisioterapia

“Chissà se alla fine si farà vivo il nostro amico con il vizietto malsano di pedinare, e poi rapinare, il pernsionato di turno che, con aria timida e impaziente, ritirerà stamattina la sua piccola, preziosa pensione come ogni mese...
Nella gelida aria della mattina di quel gennaio piovoso e ventoso, l’unico pensiero di Luca, agente scelto di Polizia in forza presso il XII° Distretto, era quello di non distrarsi nemmeno per un attimo dal lungo appostamento che per tanto tempo aveva organizzato, nella speranza di cogliere in flagranza il rapinatore di pensionati e vedove, soprannominato ‘la lepre’ per la grande velocità e furbizia con le quali metteva a segno i suoi colpi violenti e mai privi di una certa cattiveria nello strattonare e nell’aggredire le sue vittime.
Erano ormai tante le ore che stava appoggiato al muro, nell’androne semioscuro del palazzo di fronte all’ufficio postale, che Luca non sentiva quasi più la circolazione nelle gambe stanche , risultato dei turni sulle Volanti dei giorni precedenti. Anche la schiena si faceva sentire dolorosamente. Turni massacranti, quelli di Luca e dei suoi colleghi, vista la scarsità di uomini e mezzi nel suo Distretto. Ma questa era quasi la norma purtroppo. Occorreva fare di necessità virtù e sopperire a tanta carenza con sacrificio e tanta buona volontà e pazienza... Del resto aveva scelto non di ‘fare’ ma di ‘essere’ un poliziotto; differenza forse sottile, ma di grandissima diversità per gli addetti ai lavori. Il tempo passava e nulla accadeva, tranne il solito traffico che scorreva lento e congestionato davanti ai suoi occhi acuti, con la gente che passava frettolosa avvolta nelle giacche a vento e nei cappotti.
Una bambina con in mano una bambola colorata e la sua mamma entrarono nel portone in fretta e si diressero all’ascensore già al piano terra. La bambina, passando, gli fece un sorriso dolcissimo arricciando il nasino lentigginoso e Luca sentì quel sorriso arrivargli al cuore, come quello di sua figlia Valentina, che era la sua gioia, e quello di Valeria sua moglie... ‘E poi così lontano un mondo diverso, migliore... - pensò Luca - Se solo la gente capisse...’ Ma furono i pensieri di un’attimo e ricominciò a controllare il suo obbiettivo o ‘target’ come diceva il suo commissario, reduce da poco di un corso intensivo di inglese avanzato con grande orgoglio della Squadra e moltissimi sacrifici dati gli orari impossibili del corso stesso. ‘Questo punto di osservazione è perfetto’ pensò Luca mentre tentava di rilassarsi dalle tensione di tante ore di appostamento e di servizio investigativo certo che prima o poi ‘la lepre’, il malvivente in questione, spinto dal bisogno compulsivo che lo afferrava ad intervalli di tempo incomprensibili, si sarebbe materializzato alle spalle della prossima ignara vittima.
Davanti al portone di fronte all’ufficio postale controllato da Luca, tra il viavai dei passanti e delle auto, si fermarono due anziani signori che si salutarono con grande cordialità scambiandosi un caloroso abbraccio. Il primo dei due cominciò, ignorando la presenza dell’agente nascosto, un dialogo fitto con l’amico anziano raccontando, tra le altre cose, di una serie di dolori alla schiena ed al collo che lo tormentavano da tempo e sembravano ribelli ad ogni cura e terapia.
Luca, nascosto nella penombra, pensò: ‘Ma tu guarda... a chi lo dite!’ Prestò così ascolto, senza interrompere la sua vigilanza, al discorso dei due anziani amici i quali sembravano proprio convinti che molti dei loro problemi di dolore e sofferenza fisica venissero dall’artrosi galoppante cronica, anche se uno dei due era certo che la componente della tensione muscolare dovuta allo stress giocasse un ruolo principale ed importante nei tormenti patiti.
Uno dei due, con aria saputa, disse di aver sentito che vi erano nuove terapie innovative e forme di cura per questi problemi, ma che sicuramente si sarebbero risentiti per scambiarsi le giuste informazioni sull’argomento in questione. Dopo un po’ i due amici si allontanarono salutandosi. Luca pensò che molte delle cose ascoltate erano verissime e coincidevano alla perfezione con la descrizione della sua povera schiena dolorante...
Da tempo, infatti, aveva fatto di necessità virtù, sforzandosi di ignorare la fatica e la stanchezza che il servizio imponeva giocoforza. Non fece in tempo ad elaborare questi pensieri che i suoi occhi acuti ed allenati registrarono qualcosa di strano al lato dell’ufficio postale...
Anni di addestramento alla prevenzione del crimine si condensarono all’istante nella sua mente. ‘Eccola, la lepre - pensò Luca - sì, è proprio il nostro gentiluomo’. Il malfattore aveva infatti appena parcheggiato uno scooter di grossa cilindrata, lasciando il motore accesso, in posizione strategica al termine del lungo marciapiede dell’ufficio postale. Con aria distratta e all’apparenza svagata, stava già puntando il suo obbiettivo: le ghiotte prede costituite dai pensionati con il loro denaro appena riscosso.
Tutto avvenne poi come in una sequenza di un film in costante accelerazione di immagine. La donna era appena uscita dalla porta laterale della Posta ed aveva in mano una borsetta scura, stretta con aria protettiva al petto, e si accingeva ad attraversare la strada con cautela.
D’improvviso, come un animale rapace, la lepre, che indossava jeans scuri ed un giubbino di pelle marrone, le si avvicinò alle spalle ed era già a qualche metro di distanza dalla sua vittima. Dal portone di fronte, come un fulmine rapidissimo, Luca con mossa repentina si portò alle spalle del malvivente e in sincronia perfetta la sua mano forte e decisa si posò tra la spalla ed il collo dell’aggressore, mentre quest’ultimo già strattonava la povera signora che gridava terrorizzata.
Una pressa di acciaio, quella dell’agente, e per il delinquente nessuno scampo. Le manette si materializzarono nella mano di Luca che le fece scattare con abilità ai polsi della lepre, ormai ridotta all’impotenza, nonostante lo scalciare ripetuto e gli insulti irripetibili. Una provvidenziale Volante di passaggio si prese poi amorevole cura del rapinatore.
Luca ansimante si appoggiò al muro per qualche istante per riprendersi dalla colluttazione e dallo sforzo fisico dell’arresto eseguito. L’anziana signora, con la sua borsetta e la pensione ormai in salvo, si avvicinò con altre persone a Luca con un sorriso timido di gratitudine e cercò di fargli una carezza per dimostrare la sua riconoscenza affettuosa.
‘Come stà? - disse la pensionata - Si è fatto male? Meno male che c’era lei sennò sai che guaio! Ho solo questi pochi soldi al mese ed un marito malato di cuore’.
‘Come stà agente? Lo sa che ho sempre pensato che voi della Polizia siete degli angeli? Degli angeli blu, come dice la mia nipotina. Grazie... grazie di cuore’.
Luca rispose con un lieve sorriso e strinse commosso a lungo la mano fragile della signora ormai più serena e calma. Poi si voltò lentamente e si avviò, attraversando la strada, verso il Distretto per fare il suo rapporto sull’accaduto.
Camminando verso il parcheggio Luca ripensò a tutto quello che aveva vissuto quella mattina. Raggiunse la sua auto al percheggio, aprì lo sportello e si appoggiò allo schienale del sedile mentre la sua schiena cominciò a restituire il dolore sordo di tutto quel giorno di lavoro.
Lo specchietto retrovisore gli rimandò l’immagine dei suoi occhi chiari e limpidi, ma un po’ stanchi. ‘Eh sì - pensò Luca - anche gli angeli blu hanno i dolori, cara dolce signora pensionata... eccome!’ Solo che gli angeli blu non ne parlano e forse non ne parleranno mai”.
Il racconto offre il destro per ricordare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sempre considerato, nelle numerose ricerche medico-scientifiche condotte in tutti i Paesi del mondo, l’importante tema legato alla prevenzione e alla cura delle patologie riferite al mondo del lavoro ed alle attività umane. Particolare attenzione è stata recentemente data allo studio di quelle attività lavorative e a quei mestieri che più di altri vengono descritti ad “alto rischio” per gli studi fatti in materia di patologie dolorose e ricorrenti ed i loro effetti nocivi sull’essere umano.
Molti lavori scientifici, in effetti, riportano statistiche precise sui rischi di malattie professionali legati all’attività svolta. Le Forze dell’ordine, per la natura stessa dell’attività svolta, rappresentano una larga porzione di queste attività umane ad alto rischio risultando, per ovvi motivi, esposte in grande misura a tali potenziali e manifeste patologie di natura professionale. Il tema del dolore e della sofferenza è un antico problema dell’esistenza umana e da sempre i ricercatori e gli scienziati di tutto il mondo si sono dedicati al tentativo di ridurne o di annullarne gli effetti, talora invalidanti quando non devastanti.
Riferendoci in particolare alle Forze di polizia, riconosciamo che il loro lavoro espone al rischio e alla tensione e possono facilmente generare evidenze negative a carico della struttura fisica degli operatori, con manifestazioni patologiche oscillanti dalle semplici patologie da sovraccarico funzionale, frutto della quotidiana routine lavorativa ed investigativa, a quelle ben più insidiose e croniche come l’esposizione a condizioni di vita disagiate, a climi avversi, a traumi violenti ripetuti, ad orari e turni servizio incalzanti, alla guida per ore continuate su mezzi di servizio con impossibilità di pausa, ai traumi professionali impliciti nell’attività di difesa personale e della collettività, allo stress quotidiano per i pericoli continuamente corsi e dei rischi per la propria ed altrui vita.
La maggior parte delle considerazioni e degli interventi di diagnosi e terapia, da parte degli specialisti in campo sanitario, hanno evidenziato inoltre il costo sociale in termini di aggravio di spesa pubblica di tali patologie professionali, enunciando spesso precise ed utilissime indicazioni nel campo preventivo e curativo delle stesse, nel tentativo di risoluzione dell’annosa questione. Per fortuna, dal panorama di coloro che da anni si interessano e si impegnano alla risoluzione del problema, vengono a volte sagge intuizioni e tentativi di risoluzione delle patologie dolorose il più delle volte a carattere muscolo-scheletrico. E’ questo il caso di un trattamento terapeutico assolutamente non invasivo di ultimissima generazione, nato per contrastare in maniera nuova ed efficace gli effetti dolorosi delle più diffuse patologie muscolo-scheletriche, denominato Mam, acronimo del termine “Modulatore acustico muscolare”. Tale straordinaria scoperta, che utilizza come principio fisico terapeutico un’onda sonora modulata in frequenza e potenza di 0/400 Herz con un range di lavoro di circa 50 Herz, si deve ad un medico specialista e ricercatore, il prof. dott. Sandro Mandolesi, chirurgo vascolare e professore a contratto di Emodinamica venosa dell’Università La Sapienza di Roma, e direttore del Centro pilota per la Terapia del dolore trattamento Mam di Roma.
Il trattamento Mam, per ora non convenzionato ma di costo accessibile, è rapidissimo e di elezione in tutte quelle forme dolorose che non rispondono ai normali trattamenti fisioterapici con altri mezzi fisici e chirurgini, indicatissimo nelle forme dolorose da sovraccarico funzionale, artrosi, nelle patologie dell’apparato muscolo-tendineo e post-traumatiche e per tutte le altre patologie di origine prettamente muscolo-scheletriche. Ritornando alle considerazioni iniziali fatte in queste brevi note scientifiche riabilitative (che prendono spunto dal mondo del lavoro e delle professioni ad alto rischio come quella delle Forze di polizia con possibile sviluppo di patologie dolorose) tale trattamento ad azione antalgica miomodulante, prevede solo una visita medica preliminare accuratissima ed un massimo di 4 applicazioni, una volta per settimana per circa 30 minuti a seduta.
La prima delle quattro sedute effettuate è da considerarsi predittiva del trattamento in quanto fornisce rapide informazioni sull’applicabilità del trattamento stesso e sui progressi e risultati ottenibili. Fin dalla prima seduta vi sarà una significativa diminuzione del dolore ed a volte si assisterà alla scomparsa quasi immediata dello stesso. Al trattamento risponderanno bene anche le contratture e le tensioni muscolo-scheletriche inveterate, cioè quelle che affliggono il paziente da lungo tempo e ribelli ad altre forme di trattamento antalgico. Si ha così un notevole risparmio nei tempi di recupero e nella risoluzione della sintomatologia dolorosa, incidendo in maniera positiva ed efficace sulla qualità dell’attività lavorativa e relazionale dei lavoratori con un risparmio in tema di costi sociali, di efficienza e di tempo assolutamente convenienti.
Le Forze di polizia, come gli altri operatori del settore e con le altre Forze che operano da tempo immemorabile nel sociale, potranno sicuramente, nel rispetto e nei limiti reali delle patologie dorolose muscolo-scheletriche proposte al trattamento, beneficiare di tutto questo con lo scopo davvero notevole di accorciare le modalità ed i tempi di recupero restituendo in maniera armonica e gradevole il lavoratore alla sua attività quotidiana. Lungi da facili atteggiamenti curativi e proposte miracolistiche il trattamento con il Modulatore acustico muscolare segna protabilmente, come enunciato dal suo inventore e sperimentatore, una nuova frontiera dell’utilizzo dell’onda acustica di bassa frequenza nella lotta al dolore.
Tutto quanto qui riportato è suffragato da una consistente casistica presentata pubblicamente ad un congresso nazionale e a tutt’oggi di un numero considerevole di soggetti trattati. Tutti i soggetti sottoposti al trattamento hanno continuato la terapia farmacologica che stavano già assumento per altre patologie intercorrenti, quali diabete, ipertensione, cardiopatie, ecc. Le terapie antalgiche farmacologiche, quando in atto, sono state continuate con l’assunzione in vigore, salvo una riduzione o sospensione in caso di miglioramento o scomparsa del dolore.
Su un campione di 100 soggetti trattati si è avuta la scomparsa del dolore: nel 10% circa dopo la prima seduta; nel 40% circa dopo la seconda seduta; nel 30% circa dopo la terza seduta; nel 15% circa dopo la quarta seduta; nel 4% circa con più di quattro sedute; nell’1% circa si è ripresentata la sindrome algica dopo alcune settimane. Inoltre il trattamento con il Modulatore acustico muscolare ha un’ottima compliance per i pazienti per la cadenza settimanale delle sedute e per l’immediato sollievo dal dolore che invoglia a completare il breve trattamento. Rispetto ai trattamenti manuali, il trattamento Mam è caratterizzato da minor trauma tessutale, minor effetto rebound, minor tempo di esecuzione (circa 20/30 minuti) e minor dolore per il paziente. Informazioni preziose e recapiti telefonici sul trattamento Mam sono disponibili ai primi posti dei principali motori di ricerca in Internet, digitando semplicemente il termine Modulatore acustico muscolare.
Nella speranza che vi siano sempre migliori ricerche e risultati nel campo della risoluzione e del trattamento del dolore nelle affezioni muscolo-scheletriche legate alle attività lavorative in generale, in particolare e non solo, un augurio, un pensiero grato ed un incoraggiamento per l’opera coraggiosa, unica ed insostituibile svolta dalle Forze di polizia in Italia e all’estero, ci sembra la migliore conclusione per queste brevi note espresse con il modesto intento di fornire una informazione semplice, breve, utile, essenziale.

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