“L’Unesco non è favorevole alla ricostruzione dei Buddha di Bamyan”, ha dichiarato Christian Manhart, capo della sezione comunicazione dell’agenzia dell’Onu, riferendosi alle statue gigantesche distrutte nel 2001, con cariche di esplosivo, dai talebani perché considerate “offensive” per la religione musulmana. “nelle nicchie rocciose – ha aggiunto – restano una parte delle spalle e delle braccia, che in origine erano di legno e si potevano spostare. Se si costruiscono nuove statue in quelle nicchie, si distruggono questi resti”. E infine l’alto funzionario dell’Unesco ha citato quello che sembra essere il vero motivo del rifiuto, sottolineando “i doveri del governo afghano” rispetto all’Islam: “Non si vede come potrebbe ricostruire degli ‘idoli’, come li chiama il Corano, di un’altra religione”.
La presa di posizione dell’Unesco, espressa dalla sua sede di Parigi, è una risposta all’iniziativa lanciata dal cineasta svizzero Bernard Weber, per raccogliere fondi destinati, appunto, alla ricostruzione dei Buddha: Weber lo ha fatto durante una cerimonia, svoltasi a Lisbona nel luglio scorso, che ha designato le “sette nuove meraviglie” (sulla base del voto espresso, via internet e telefono, da 90 milioni di persone): la Grande muraglia cinese, il sito archeologico di Petra in Giordania, la statua del Cristo a Rio de Janeiro, le rovine inca di Machu Pichu in Perù, la città maya di Chichen-Itza in Messico, il Taj Mahai in India, il Colosseo. “La lista del patrimonio mondiale dell’umanità conta 851 siti – ha ribattuto Sue Williams, portavoce dell’Unesco – e non comprende solo monumenti, ma anche insiemi più vasti e luoghi naturali”.
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