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Maggio-Giugno/2007 - Lettere
Le vostre lettere
di

Lettera a Fassino

Egregio Direttore,
attraverso le colonne del suo giornale vorrei far conoscere il testo di una lettera all’on. Fassino. Eccolo:
“Mi rivolgo a lei perché dopo aver letto il suo libro Solo per passione, ho capito come la pensa su molte questioni, altrimenti non avrei mai osato.
Forse la sorprenderà questa mia, ma io vado in controtendenza, ovvero non mi sento pronto per andare in pensione, mi piace il mio lavoro e se potessi resterei ancora altri due anni. E’ vero il mio non è un lavoro usurante, faccio il poliziotto e nel passato sono stato esposto anche a qualche rischio, soprattutto nel periodo della contestazione studentesca quando molti militanti fecero delle scelte sbagliate, peraltro il tributo di sangue di molti poliziotti lo può testimoniare.
Tanti anni di esperienza non solo alla Digos, dove ho conosciuto anche il dr Luigi Calabrese, ma anche nel settore dell’immigrazione.
Ebbene, nel maggio del 2008 dovrò andare in pensione, ma ripeto non mi sento pronto, forse potrei andare nell’Amministrazione civile dell’Interno dove si può restare fino a 65 anni, ma sinceramente preferirei restare nella Polizia di Stato almeno fino a maggio del 2010.
Non mi dispiacerebbe neanche tentare la strada del Giudice di Pace, poiché viene offerta la possibilità di essere assunti a tempo determinato a ex funzionari dello Stato o a ex funzionari di Polizia che hanno svolto per due anni le funzioni di Giudice onorario (requisito che mi manca) forse la legge avrebbe dovuto prevedere la figura del ‘consulente del Giudice di Pace’ o vice Giudice di Pace, in materia tributaria, Codice della Strata, immigrazione, dando questa opportunità ad ufficiali dei Carabinieri, Guardia di Finanza, funzionari di Polizia.
Altro aspetto non meno importante la possibilità di potere insegnare nelle Scuole di Polizia, istituendo un ‘fuori corso’ e perfino nelle scuole pubbliche o nelle Università dove si insegna Diritto di Polizia.
Questa richiesta, da quanto ho potuto capire, interessa molti colleghi, infatti colgo l’occasione per inviarle una lettera di alcuni colleghi che argomentano il problema, pubblicato sul mensile Polizia e Democrazia del mese di gennaio 2007”.
Grazie per l’ospitalità e cordiali saluti.
Elio Marchetti
Milano
__________________________________________
Benvenga il Forum

Egregio Direttore,
le rappresentanze militari sono nate dalla legge 382/78 sui Principi della Disciplina Militare elaborata mentre chi le scrive era presidente della Commissione Difesa. Ponemmo allora grandi speranze nelle rappresentanze militari soprattutto per la tutela dei diritti elementari e del benessere del personale. Purtroppo queste speranze sono andate largamente deluse.
Debbo dire, ad esempio, come presidente dell’associazione Ana-Vafaf, che è stato assolutamente trascurato dalle rappresentanze il problema del mancato risarcimento a migliaia di vittime, risarcimento previsto tra l’altro dalle leggi 308/81 e 280/91. Tale iniquo trattamento avrebbe dovuto suscitare l’indignazione delle rappresentanze militari, ma così non è stato. Da osservare che queste leggi hanno vigenza dal 1° gennaio ’69 e soprattutto epr il personale volontario non sono state minimamente rispettate.
In questo quadro rientra anche la situazione di militari ammalati per amianto e uranio impoverito. In particolare per quanto riguarda i numerosi casi di morte e di malattia derivanti da possibile contaminazione da uranio impoverito c’è da osservare che per almeno 6 anni il nostro personale non è stato edotto dell’esistenza di norme di protezione. Infatti, mentre per i Reparti degli Stati Uniti le norme sono state emanate in Somalia il 14 ottobre 1993, i nostri Reparti hanno appreso dell’esistenza delle norme solo nella missione nei Balcani il 22 novembre 1999 nella emanazione delle misure di protezione da parte della Forza multilaterale nei Balcani. In Somalia, dove abbiamo operato fianco a fianco in varie operazioni con i Reparti usa, abbiamo assistito al fatto che questi operavano a 40 gradi all’ombra con maschere e tute mentre noi stavamo in calzoncini corti e canottiera. Le rappresentanze avrebbero dovuto denunciare con forza questa situazione in cui non si è tenuto conto dell’elementare diritto alla salute dei nostri Reparti, diritto che, comesi evince dai Regolamenti di Disciplina e anche dal Codice Penale Militare di pace (vedi ad ec. art. 117 - “Omessa esecuzione di un incarico”), deve essere fattao valere dai comandanti dei Reparti.
Purtroppo essendo stati eletti ai vertici delle rappresentanze alti gradi militari è facile capire perché alcune istanze fondamentali possano essersi trovate in una situazione di particolare debolezza e perché necessita quindi un intervento dall’esterno. E non è solo in questione, come troppo spesso si legge, la tematica degli stipendi, delle carriere e dei livelli gerarchici e la possibilità di agire o meno attraverso una “contrattazione”. Da qui l’esigenza della sindacalizzazione, in quanto assicura la possibilità di agire al di fuori da pressioni gerarchiche. Una questione che purtroppo in relazione al costituendo Esercito europeo comprendente Forze armate di moltissimi Paesi in cui il sindacato in ambito militare esiste, è da ritenersi che la legislazione italiana debba adeguarsi. Vi è però un pericolo su cui occorre attentamente riflettere, la nascita di una grande molteplicità di sindacati tra i quali non sono da escludere sindacati gialli, con le conseguenze negative che ne possono derivare.
Cordiali saluti
Falco Accame
Roma
______________________________
Guardie giurate

Egregio Direttore,
faccio i miei più sinceri complimenti per il sito da voi realizzato.
Vorrei portare però alla vostra attenzione che, al giorno d’oggi (ed in merito alle ultime sentenze), per quanto riguarda “l’eterna” lotta nel riconoscimento di cariche e qualifiche alla funzione della Guardia particolare Giurata, a differenza di quanto scritto da voi, dalla massima Autorità Giudiziaria della Repubblica italiana, quale Corte di Cassazione, ci sono state riconosciute ed attribuite le qualifiche di P. U. e P. G. e non quindi la qualifica di “incaricato di Pubblico Servizio”.
L’attesa riforma dunque, non avrebbe come punto saliente il riconoscimento delle suddette qualifiche (anche se comunque importante) bensì il riconoscimento della qualifica di “ausiliario di Pubblica Sicurezza”, qualifica finora associata esclusivamente alla figura dell’agente di Polizia locale.
Ricordo inoltre che, per fortuna del settore, l’accesso in alcuni Istituti di vigilanza è riservato ai vincitori di concorso.
Vi ringrazio per la corretta integrazione del vostro sito.
Saluto cordialmente
Lettera firmata
Guardia particolare Giurata

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