Nell’aula magna della facoltà di Ingegneria dell’Università di Cassino si è svolto il convegno “No criminalità, Sì legalità”, organizzato dalla Segreteria provinciale di Frosinone del Silp per la Cgil.
Il tema era particolarmente sentito, vista la folta presenza di pubblico che comprendeva anche personalità locali e rappresentanti delle Istituzioni che hanno voluto dare il proprio contributo all’iniziativa, che così è risultata vivace ed ampia, al punto che sicuramente ha travalicato il carattere locale.
Al tavolo della presidenza c’erano personalità di levatura nazionale che, all’invito della platea, non hanno esitato ad allargare i confini del proprio intervento ad una dimensione quanto meno regionale, evidenziando come nella conoscenza dei problemi, le situazioni a rischio o conflittuali nell’ambito dei temi trattati, possono essere viste con un’ottica più ampia e generale che interessi un sistema di istituti e non la particolarità locale quale elemento separato da un insieme di azioni che, se viste globalmente, potrebbero dare un quadro generale di una eventuale strategia di conquista ad opera di gruppi malavitosi che tentano l’inserimento in territori considerati appunto da conquistare.
Nel suo intervento, Ferdinando Imposimato, presidente onorario della Suprema Corte di Cassazione, ha posto l’accento sulla qualità delle infiltrazioni malavitose che, non essendo particolarmente violente ma subdole, fanno parte di quel settore che rende difficoltoso individuare quale disegno si nasconda dietro. Il punto veniva ripreso dal sostituto Procuratore della Direzione nazionale Antimafia che faceva un excursus di episodi sparsi in zone abbastanza ampie da rendere difficoltoso il collegamento degli eventi, tali da far pensare ad una insinuazione nel territorio di soggetti che, per diversi motivi - dagli appalti della Tav a Frosinone, all’interesse della dinamicità economica del litorale Pontino - possono avere interesse alla spartizione dei punti di interesse.
Tale situazione è di supporto ai dati forniti da Marco Galli, Segretario generale provinciale di Frosinone, che ha denunciato come il sud Pontino in generale, e la zona di Cassino in particolare, non sia esente da influenze di tipo mafioso, come evidenziato dai risultati di diverse inchieste svolte negli ultimi periodi; ciò, con tutta probabilità, è dovuto alla contiguità del territorio con il nord campano, notoriamente pervaso da situazioni malavitose, ma anche per la posizione di cerniera con territori più appetibili per possibilità politiche o economiche (vedi Roma), nonché come porta per il nord.
Per questi ed altri motivi non si comprende la scelta di depotenziare il commissariato di Polizia di Cassino e non elevarlo a dirigenziale.
L’aspetto politico al dibattito è stato evidenziato da Luisa Laurelli, presidente Comm. reg. Sicurezza ed Integrazione sociale e Lotta alla Criminalità, che sottolineava come in moltissime occasioni è complicato far capire agli amministratori locali, specialmente se di piccole realtà, quanto subdolo e nascosto sia il fenomeno dell’infiltrazione mafiosa, quando si occupa di un vastissimo orizzonte di attività lecite di riciclaggio, specialmente in un periodo di congiuntura economica negativa e dove, come confermato da Lino Busà, presidente di “SoS Impresa”, tutti tendono a salvare le proprie imprese fino a giungere ad appoggiarsi a quello che forse è l’anticamera dell’infiltrazione mafiosa nel territorio: l’usura. La tesi delle difficoltà che si espletano poi anche nel mondo lavorativo era sottolineata da Walter Schiavella, Segretario generale Cgil Roma e Lazio, il quale ricalcava il tema fermando l’attenzione su quel mondo del lavoro sommerso che è terreno fertile per l’illegalità. Tutti ringraziavano l’impegno dell’associazione “Libera”, rappresentata nell’occasione da Antonio Turri della sezione Regione Lazio.
Nelle conclusioni, il Segretario generale nazionale del Silp per la Cgil, Claudio Giardullo, sottolineando l’esigenza di una maggiore e decisa consapevolezza del peso della politica della sicurezza e della legalità nello sviluppo del Paese, notava come sia difficile avere un sistema di controlli efficace in uno Stato dove ciò assume importanza solo quando giunge ai livelli della magistratura e come, nella esigua probabilità del controllo, pulluli un sistema di illegalità che è sicuro di sopravvivere serenamente, forse anche perché, dal momento che è subdolo e radicato a vari livelli, il sistema delle mafie, in certe realtà il controllo diventa impossibile.
Occorre quindi un più ampio e vario sistema di controlli e di trasparenza, che renda possibile l’incrocio dei dati acquisiti nelle piccole realtà, in modo che quella visione ampia e d’insieme possa essere d’aiuto per gli addetti ai lavori e no, anche in quelle realtà dove proprio il temere di ammettere la possibilità di avere infiltrazioni è terreno fertile perché ciò avvenga.
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