Chiude l’unica struttura di Civitavecchia destinata a ragazzi portatori di handicap, gestita dall’Arci e da Civitabella.
Come mai? E’ presto detto. Una delibera comunale, proposta dall’ex assessore comunale Pino Cascianelli, ed approvata nel dicembre dello scorso anno dall’ex giunta del sindaco Saladini (usiamo le espressioni “ex” giacché oggi il Comune di Civitavecchia è retto da un Commissario prefettizio), chiede la liberazione dei locali occupati dalla benemerita istituzione; il tredici marzo scorso, infatti, un messo comunale consegnava una ingiunzione di rilascio locali entro dieci giorni da quella data. E pensare che, pochi giorni prima dell’atto ingiuntivo, i responsabili dell’Arci avevano avuto un colloquio con il commissario Iurato per discutere, appunto, la sorte dell’istituzione che si vociferava dovesse lasciare i locali che le erano stati assegnati a pagamento, per una durata ventennale, nel 1988.
La motivazione di fondo dell’ordinanza comunale è che l’immobile non si trova in stato di sicurezza, cioè non è compatibile con quanto legiferato dalla legge 626. “E’ vero, dicono all’Arci, che in passato avevamo avuto problemi per quanto riguardava la stabilità dell’immobile; problemi che però erano stati prontamente risolti con dei puntelli di sostegno. A causa però dell’antiesteticità di questi puntelli ci eravamo impegnati, a partire dal rinnovo della concessione che sarebbe dovuta avvenire nel 2008, a provvedere con le nostre tasche ad una messa in sicurezza definitiva. L’Amministrazione avrebbe dovuto scalare dall’affitto, che periodicamente versiamo alle casse comunali, la somma che sarebbe stata spesa dalle associazioni per i lavori. Questa proposta venne portata al tavolo delle trattative ma purtroppo l’Amministrazione Saladini operò un’altra scelta: buttare fuori le Onlus e provvedere personalmente alla ristrutturazione dello stabile”.
Se non si dovesse avvenire ad un accordo, a restare senza lavoro saranno 9 dipendenti più 6 educatori e 7 dipendenti impegnati nel progetto immigrati. Per ironia della sorte, su un quotidiano romano, nei giorni scorso, è apparso un articolo proprio sulla Civitabella onlus che ha vinto un bando di concorso dei servizi sociali di Roma per il XXIII municipio con un progetto di inserimento nel mondo del lavoro per i diversamente abili. Lo stesso progetto che viene effettuato da anni dalla Civitabella onlus a Civitavecchia.
Dobbiamo ricordare - tanto per fare un poco di storia - che il Circolo Arci-Civitabella è un’associazione di promozione sociale nata nel 1984 che organizza progetti e attività destinati a minori, immigrati, disabili, anziani.
Nel 1995 nasce la cooperativa sociale integrata Civitabella onlus (legge 381/91) che ha lo scopo di inserire giovani disabili e svantaggiati nel mondo del lavoro.
Le due organizzazioni, che si sostengono a vicenda per perseguire obiettivi comuni, operano nel parco di San Gordiano con una concessione del Comune di Civitavechia che aveva loro affidato anche la pulizia e la manutenzione del parco.
In un manifestino diffuso in questi giorni a cura dell’Arci e di Civitabella è detto testualmente:
“Non abbiamo intenzione di lasciare il patrimonio sociale che da oltre 20 anni a questa parte ha permetto ai nostri soci di usufruire di servizi utili e strutturali; ha permesso a migliaia di cittadini di frequentare i nostri locali partecipando ad iniziative culturali e ricreative; ha permesso a centinaia di bambini di partecipare ad attività utili e divertenti; ha permesso a molti giovani diversamente abili della nostra città di poter trovare dopo la scuola l’unica opportunità lavorativa; ha permesso ai giovani dell’Università La Sapienza di trovare una sede attrezzata, ospitale, interessante per le caratteristiche sociali che la contraddistinguono dove da quattro anni ogni giorno fanno lezione; ha permesso a molti anziani della nostra città di vivere momenti di relax e di benessere con le attività che abbiamo programmato per loro; ha permesso a dipendenti, operatori qualificati e volontari di contribuire al nostro grande progetto, dando opportunità anche ai più giovani di lavorare”.
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