Nei libri di scuola dei Paesi
islamici agli alunni viene spesso
presentata una realtà distorta, o falsata
persino per quanto riguarda la storia
e la geografia. E l’educazione religiosa si
trasforma in predicazione dell’antisemitismo
e dell’odio per l’Occidente. Un “modello”
che qualcuno vorrebbe importare anche
nelle scuole riservate ai figli degli immigrati
musulmani in Europa
Tutti sappiamo che nel mondo arabo esistono delle scuole religiose che tendono a formare gli studenti “in un certo modo”. Più vicini al radicalismo religioso, meno propensi ad ascoltare le ragioni degli altri, con una visione preordinata del mondo. Che i religiosi diano una loro personale visione del mondo è risaputo, che le scuole statali facciano pura propaganda e disinformazione francamente lo sanno in pochi.
Secondo i report del Cmip Center for Monitoring the Impact of Peace dai libri di testo delle scuole statali, del mondo islamico, qualcosa di strano appare, qualcosa su cui riflettere.
I contenuti che i libri di scuola forniscono, cozzano con la realtà che invece, è insegnata nelle scuole occidentali e spesso cozzano con la realtà oggettiva. Per anni sia nelle madrase, sia nelle scuole pubbliche di alcuni Paesi musulmani, i bambini vengono istruiti ad un mondo che non è quello reale, ad una storia che salta punti importanti ed a volte è distorta se non palesemente inventata. La geografia non è la stessa delle cartine geografiche occidentali, così il mondo non ha solo un diverso significato ma anche un aspetto differente.
- Siria
In Siria le scuole trattano gli ebrei come un “falso popolo che abita una nazione immaginaria”, la questione israeliana è vista come un problema di “esistenza e non di confini”, “Gli ebrei sono i nemici di Dio perché vogliono dominare sulla moschea di al Aqsa”. Tutto per colpa del “movimento sionista che, con l’aiuto dell’imperialismo (occidentale) ha organizzato l’usurpazione della terra araba di Palestina per stabilirci lo Stato d’Israele”.
Allora la guerra dei Palestinesi è giustificata nei confronti di Israele che usa il terrorismo “come metodo per portare avanti le sue mire aggressive contro abitanti pacifici, che vengono colpiti da bombe piazzate in aree affollate delle città arabe”.
- Egitto
In Egitto la musica non cambia, l’Islam è presentato nelle scuole come l’unica vera religione, e l’Occidente (decadente) è accusato di essere unicamente imperialista. Israele non è mai nominato come Stato sovrano, ed al suo posto, nelle cartine geografiche, appare la “Palestina”.
Neanche gli scienziati famosi (ebrei ed occidentali) sono trattati con i guanti, a proposito di Einstein che “dopo essere diventato membro del movimento nazionalista ebraico, sebbene fosse un sostenitore di un governo mondiale si rammaricò per non essere diventato presidente dello Stato d’Israele, dichiarando la sua incapacità a trattare la natura umana, nonostante avesse trattato con successo i problemi di fisica”. Ovviamente le manifestazioni di culto, non islamico, in pubblico, o costruire nuove chiese e sinagoghe, è vietato e il divieto è puntualmente ricordato sui libri di scuola. Per quanto riguarda la parità dei sessi, fin dalla scuola è chiaro che “il prezzo del sangue della donna è la metà di quello di un uomo”.
L’Egitto, al pari di altri Paesi, non lesina educazione marziale, nascosta in innocenti esercizi di grammatica: “L’Egitto ha preparato un esercito forte; Il traditore è stato giustiziato perché ha servito come spia al servizio del nemico e contro la sua nazione; Il Jihad (inteso come guerra) è un dovere; I combattenti del Jihad raccolgono il frutto del loro Jihad (inteso come sforzo)”.
Per quanto riguarda la religione, nonostante i molti inviti ad essere tolleranti e alla convivenza pacifica con le altre religioni e alla pace in generale, si chiarisce che: “se un non musulmano che vive in un Paese islamico (Dhimmi) è costretto a diventare musulmano la sua conversione è valida. Se egli ritorna alla sua vecchia religione, non deve essere ucciso (come succederebbe ad un musulmano di nascita) ma solo imprigionato finché non ritorna all’Islam”.
- Arabia Saudita
Le scuole saudite non difettano certo di “islamicità”. L'Islam è presentato come l'unica vera religione, la sola che porta i suoi seguaci in paradiso mentre tutte le altre conducono all'inferno.
Per questo motivo “i musulmani sono superiori a tutti, in questo mondo e nel prossimo. Cristiani e giudei sono infedeli, nemici dell'Islam e dei musulmani, quest'ultimi non devono essergli amici, né emularli in alcun modo. L'Occidente in particolare è l'origine delle sfortune del mondo musulmano ad iniziare con le crociate, attraverso l'imperialismo, per finire con la nascita d'Israele... L'Occidente è una società decadente ed è sulla via dell'estinzione.
I sintomi sono: l'assenza di spiritualità, la pratica dell'adulterio e dell'omosessualità, l'aumentare dei casi di Aids ed il grande numero di suicidi. Si rifiuta l’ideologia comunista (figlia di un ebreo) e viene esaltato il supporto ai musulmani in Bosnia, Cecenia e Kashmir. Gli ebrei sono deboli, corrotti, ingannatori e traditori. Organizzatori nascosti della rivoluzione francese, bolscevica e della prima guerra mondiale”. I “Protocolli dei Savi Anziani di Sion” sono considerati una fonte storica autentica.
Il Sionismo è equiparato al male assoluto. Tutte le forme di terrorismo sono rigettate, tuttavia, il divieto non si applica alle forme di “jihad” e di “martirio” o al “fida'i” cioè il supporto alle attività dei militanti palestinesi (feddayn).
Nei libri di geografia Israele non esiste e le nazioni di levante sono: il Libano, la Siria, la Giordania e la Palestina con cui l’Egitto confina ad est. Gerusalemme è la capitale della Palestina occupata. Le scuole saudite ricordano che il Jihad, inteso come guerra santa, è un dovere religioso, assicurerà la gloria ai musulmani, chi cadrà sarà un martire, colui che ha la più alta posizione (nel regno dei cieli).
La musica non cambia neanche nelle scuole iraniane che sono però più dedite alla cultura militare, alla difesa del territorio e agli insegnamenti di Khomeini. Il trattamento riservato ad occidentali ed ebrei tuttavia non cambia.
- In Italia? Il caso della scuola di via Quaranta
Il problema dell’educazione “islamizzata” è sentito anche in Occidente dove stanno spuntando come funghi scuole islamiche un po’ dappertutto. Non sono scuole coraniche ma scuole che seguono i programmi scolastici dei Paesi mediorientali, però ugualmente danno una visione del mondo demagogica.
L’apertura dell’anno scolastico 2005 ha portato alla ribalta la scuola di via Quaranta a Milano, vicino la discussa moschea di viale Jenner. Appena i mass media hanno saputo della scuola (già in funzione da dieci anni) è scoppiato il classico gran polverone voluto dagli opposti schieramenti politici. Chi chiedeva la chiusura della scuola “islamica”, chi voleva tenerla aperta a tutti i costi, chi pensava solo al “bene” dei bambini e chi invece li voleva nelle scuole pubbliche. Il Comune di Milano ne ha salomonicamente deciso la chiusura per via della non agibilità.
Il problema non è se la scuola di via Quaranta a Milano sia o meno agibile o attui programmi statali egiziani o sauditi; il primo problema è la funzione di quella scuola e di altre simili.
Una scuola deve garantire, specie per i figli degli immigrati, l’integrazione rispetto alla cultura, la conoscenza e le tradizioni di un Paese, per formare dei giovani che siano al passo con i tempi e con il mercato del lavoro. Invece no.
Le scuole musulmane in Italia formerebbero dei perfetti scolari egiziani o tunisini. Scolari che sanno l’arabo, che spesso non studiano teorie evoluzionistiche, che non parlano e scrivono correttamente l’italiano, e che ricevono una versione distorta della storia e della geografia. Guai a proporre la scuola pubblica italiana.
Un bambino spiega ai giornalisti di “Terra” che non vuole la scuola pubblica perché maschi e femmine stanno nella stessa classe. “Esperienze del genere sono state fatte in Germania e in Olanda, pensando che l´accettazione delle culture altre passasse attraverso un rispetto totale - ma che diventava totalizzante - della loro cultura. In quelle scuole i ragazzi turchi o arabi vivevano un´identità turca completamente chiusa al mondo esterno; usciti da esse, oltre che conoscere male la lingua tedesca o quella olandese, non conoscevano nemmeno la cultura del Paese in cui erano nati”.
Sempre ai giornalisti di “Terra” una mamma italiana, convertita all’Islam, dichiara di volere 3 ore di arabo al giorno per i propri figli, altrimenti minaccia di andare in Egitto. Non si capisce allora perché si è ostinata a mandare i suoi figli ad una scuola che, come affermato dall'ambasciatore egiziano “non ha alcun riconoscimento da parte del suo governo, quindi non esiste”.
Ad ogni modo, pare un tantinello gravoso per quei bambini dopo un giorno di scuola, i compiti e un pò di sport, sopportare tre ore di arabo; tuttavia, sono sacrifici che ogni giorno un genitore farebbe compiere ai figli, se fossero necessari, se l’arabo fosse la lingua parlata a livello planetario, se la scuola egiziana fosse un modello all’avanguardia nell’educazione e nella preparazione dei bambini. Ma non è così.
Non è un problema di libera scelta, in cui ogni genitore decide cosa far studiare al proprio figlio, questo sembra imperialismo culturale bello e buono. Se non fosse così non si capirebbe perché in milioni di matrimoni misti in Italia nessun genitore straniero si è mai sognato di chiedere che la propria lingua venisse insegnata a scuola.
In molti tra i musulmani sostengono che frequentare scuole islamiche è fondamentale per garantire l’identità ed il senso d’appartenenza. Strano allora che gli immigrati dell’est o della Cina non si facciano delle scuole ad hoc.
La nostra storia ci dice che i figli degli italiani emigrati in America si sentono mangiaspaghetti pur avendo frequentato le scuole statunitensi, gli italiani discendenti di quegli albanesi che si stabilirono in Calabria ed in Sicilia non hanno perso la loro identità, le loro radici, parlano ancora in albanese (anche se arcaico) eppure nessuno di loro lo ha imparato a scuola. Perché per i musulmani deve essere diverso? “I genitori non rendono un buon servizio ai figli imponendo loro un modello scolastico che, oltre che da inventare, risulterebbe comunque trapiantato da un altro mondo, da un´altra storia.
Il risultato è che i figli rischierebbero di aumentare le fila dei ragazzi che ho chiamato border-line, quelli che prima o poi non si riconosceranno né nella cultura dei genitori né in una cultura islamica sostanzialmente inventata, e inventata più in funzione dei desideri dei genitori che della crescita dei ragazzi”.
Le recenti nuove leve del cosidetto Londonistan, kamikaze nella metropolitana, ci ricordano quanto sia pericoloso essere un border-line.
Ci sarebbe, come già anticipato, anche un altro problema di cui nessuno parla: cosa si insegnava nella scuola di via Quaranta. Non mi pare, questo, un problema di second’ordine perchè considerando tutta la disinformazione che circola in Medioriente (Egitto compreso) la cosa, sinceramente spaventa.
Come viene insegnata la storia in questa scuola? Come in Italia? Oppure dobbiamo aspettarci dei bambini che dicano: “Hitler non era una brava persona? Eppure aveva sconfitto l’Esercito Israeliano - o anche - ...lo sterminio degli ebrei? Era notoriamente un’invenzione d’Israele, per poter tiranneggiare gli arabi…”
Sarebbe preoccupante se in quella scuola si considerassero: “I protocolli dei Savi anziani di Sion” come un libro storico, magari da regalare, come fa ancora qualche principe saudita.
“C'è un'unica legge che deve valere per tutti. C'è un sistema di valori fondanti della civiltà italiana che deve essere condiviso da tutti. C'è un'unica identità nazionale italiana che deve essere interiorizzata da tutti. Tutti. Compresi i musulmani” – sostiene Magdi Allam, ma è una voce isolata.
Per ora la scuola di via Quaranta non è ancora parificata, quando lo sarà l’85% del programma dovrà essere italiano, sperando che non sia troppo per le aspettative educative dei genitori di quei giovani italiani di religione musulmana.
La frequenza di scuole di questo tipo formerà dei buoni cittadini?
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