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Aprile/2007 - Lettere
Le vostre lettere
di

Perché quella fiction?

Egregio Direttore,
è sconcertante che il ministero della Giustizia consenta, ancora una volta, che una produzione televisiva racconti una storia ambientata in un penitenziario italiano, facendo credere ai telespettatori - quindi ai cittadini - che la Polizia Penitenziaria operi con modalità irreali e favorendo che la popolazione detenuta e la criminalità organizzata possono fare tutto quello che vogliono. Non siamo certamente quelli che negano che alcune devianze nei comportamenti di singoli poliziotti possano avvenire, ma quanto assistito nella messa in onda della fiction televisiva di Canale 5 “Donne sbagliate”, è veramente inventato.
Si rappresenta ai cittadini una inconsistente capacità professionale della Polizia Penitenziaria a garantire il rispetto della legalità, grave nei contenuti e nelle forme; telefoni cellulari che accedono in carcere come nulla fosse, leggerezze comportamentali come quella di un agente che si lascia andare ad effusioni amorose con una detenuta e poi subisce supinamente un ricatto, chiavi di sbarramenti interni al carcere stesso lasciate all’uso delle detenute per concordare violenze interne e/o altro. E poi ancora detenute che si muovono liberamente e internamente al carcere come se non fossero in un penitenziario, oltre ad una traduzione delle stesse detenute a bordo di un furgone da trasporto materiali e non di persone.
Quello rappresentato nella fiction non è assolutamente rispondente alla realtà. Ed è grave che avvenga ancora oggi, dopo che anche il ministro Mastella si era dichiarato - solo pochi mesi prima - direttamente impegnato affinché i cittadini conoscessero meglio l’alto valore e la serietà, la sensibilità e l’umanità con le quali la Polizia Penitenziaria garantisce ogni giorno il proprio servizio al Paese, alla sicurezza dei cittadini. Quella fiction è la rappresentazione di fenomeni di malcostume che, forse, appartengono ad un sistema penitenziario di molti decenni fa, ad un sistema penitenziario che lo Stato organizzava senza investire mai sulla selezione dei propri operatori, senza formali adeguatamente, senza vigilare quelli che anche in quelle occasioni avrebbero risposto a devianze comportamentali di singoli e non dell’intero sistema penitenziario.
Siamo indignati per quanto contenuto in alcune scene della fiction: migliaia di poliziotti penitenziari con onestà e sacrificio, ogni giorno nel loro prezioso lavoro, garantiscono legalità, sicurezza e umanità nell’assolvimento dei loro compiti.
Il ministro della Giustizia Mastella ha il dovere, anche morale, di restituire dignità a queste/i lavoratrici e lavoratori, quelle donne e quegli uomini della Polizia Penitenziaria che mai vengono meno al giuramento di fedeltà fatto con lo Stato al momento del loro ingresso nell’Istituzione.
Lo stesso ministro Mastella vorrà accertare chi nell’ambito dell’Amministrazione Penitenziaria ha concesso alla produzione televisiva di realizzare un prodotto così scadente e tale da offendere non solo la dignità degli operatori penitenziari ma anche quella dei cittadini che rischiano di farsi un’idea sbagliata del servizio reso nelle carceri italiane.
Cordiali saluti
Marco Mammuccari
Coordinamento nazionale
Penitenziario Cisl - Roma
____________________________
Responsabili sicurezza

Gentile Direttore,
attraverso la sua rivista desidero fare alcune considerazioni in merito alla legge 262/94 che si occupa della sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro. Questa legge europea da qualche anno ha cominciato a dare i suoi frutti anche nel nostro Paese, anche se il fenomeno delle morti bianche, non è cessato del tutto.
Per fortuna nella Polizia di Stato si registrano casi rarissimi di morti bianche, ma nonostante tutto l’Amministrazione, recependo le giuste direttive della Cee, ha organizzato corsi di formazione sia per gli addetti alla sicurezza, prevenzione e protezione, sia per i Rspp, tralasciando però i datori di lavoro (art. 4) che al contrario dovrebbero essere i primi a ricevere questo tipo di formazione, essendo i veri responsabili sulla sicurezza degli operatori di Polizia.
Accade infatti che ispettori di Polizia, e addirittura funzionari di Polizia, compresi i primi dirigenti, vengono assorbiti dai loro compiti istituzionali di Polizia per occuparsi di compiti che non erano previsti dalla legge 121/81. E’ auspicabile che le funzioni di Rspp vengano svolte da personale dei ruoli tecnici, magari che rivestano la qualifica di revisore o perito con requisiti previsti dall’art. 8-bis, ovvero siano in possesso del diploma di geometra, perito elettronico, ecc.
Inoltre l’Amministrazione potrebbe indire dei concorsi per Ingegnere della sicurezza e della prevenzione e della protezione, per personale anche esterno, in possesso di laurea triennale previsto dall’art. 8-bis. Sarebbero sufficienti almeno 30 posti, uno per ogni Regione non estese, come l’Abruzzo, la Basilicata.
Da ultimo si chiede, quando verranno organizzati i corsi per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (art. 19 cit. legge).
Si ringrazia per la pubblicazione.
Isp. P. Corso - Milano
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Debbo aspettare?

Egregio Direttore,
sono un ispettore superiore della Polizia di Stato. A maggio 2007 maturerò 39 anni di contributi utili al fine del pensionamento di anzianità.
La prima finestra utile per la pensione dovrebbe essere quella del successivo 1° gennaio 2008.
La mia domanda è la seguente: possono esserci dei vantaggi (se sì quali) ad aspettare il raggiungimento dei 40 anni per il pensionamento o non c’è nessuna differenza?
Lettera firmata
* * * * * * *
In base al comma 1 art. 6 del d.lgs n. 165/1997, con 39 anni di anzianità contributiva, maturati entro l’anno 2007, ha diritto alla pensione di anzianità con decorrenza dal 1° gennaio 2008. Se compirà il 57° anno di età entro il 30 settembre 2007 la pensione potrà avere decorrenza dal 1° ottobre 2007.
Per il calcolo dell’importo della pensione il completamento dei 40 anni di anzianità contributiva non produrrà alcun vantaggio (a meno che preveda un prossimo aumento della retribuzione pensionabile). Infatti, stante l’applicazione della particolare aliquota di calcolo stabilita dall’art. 54 del T. U. di cui al Dpr n. 1092/1973, lei ha già raggiunto l’aliquota massima dell’80%.
Il vantaggio a raggiungere 40 anni di anzianità contributiva c’è se lei prevede di rioccuparsi o, comunque, di svolgere altra attività lavorativa in quanto la pensione liquidata sulla base di almeno 40 anni di anzianità contributiva è interamente comunabile con i redditi di lavoro.
Ai fini del cumulo della pensione con i redditi di lavoro sarebbe inutile attendere il completamento dei 40 anni di anzianità contributiva se compirà il 58° anno di età prima della decorrenza della pensione. Infatti, anche con 37 anni di anziantià contributiva e 58 anni di età alla data del pensionamento, la pensione è interamente cumulabile con i redditi di lavoro.

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