Il progetto è nato a Valencia, patria di famose arance, ed è logico che sia così, perché si tratta di creare una raffineria di bioetanolo, un combustibile ecologico prodotto dagli scarti degli agrumi.
Il bioetanolo è un carburante dalle proprietà molto simili a quelle della benzina, dotato di un alto potere energetico. Ma l’aspetto più interessante è quello della sostenibilità: prodotto in genere con gli scarti che provengono dalla lavorazione di vegetali, il suo impatto ecologico e molto più basso di quello dei derivati del petrolio.
Nella regione di Valencia 190.000 ettari di terreno sono dedicati alla coltivazione delle arance. E le fabbriche che ne spremono la polpa per ottenere succo d’arancia, producono ogni anno circa 240.000 tonnellate di residui ogni anno, dai quali si potrebbero estrarre 37.500.000 litri di bioetanolo, sufficienti a coprire il consumo di circa 550.000 veicoli.
La regione di Valencia produce ogni anno 4 milioni di tonnellate di arance, e le autorità locali stanno promuovendo investimenti privati per attivare un’altra fabbrica di spremitura che raddoppi l’attuale produzione, e per coinvolgere nell’operazione bioetanolo aziende spagnole specializzate nello sfruttamento delle energie alternative.
Attualmente in Florida, dove il nuovo combustibile è stato sperimentato per la prima volta, si producono all’anno 190.000 litri di bioetanolo, e in Svezia circolano 15.000 veicoli Ford, con motore studiato per ottenere il massimo rendimento dalla “benzina arancione”, anche se per usare il bioetanolo non è necessario cambiare i motori normali.
Secondo l’Assessorato all’Ambiente della Comunità Autonoma di Valencia, fra 6-7 anni la “svolta” del bioetanolo potrebbe essere una realtà concreta. Alla faccia del petrolio, e di tutti i problemi connessi.
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