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Aprile/2007 - Articoli e Inchieste
Cani poliziotto
I “Cinofili” di Nettuno allo sbando
di Gerardo Dettori

Il Centro di stanza nella cittadina
laziale, che alleva e addestra animali
destinati all’individuazione di droga
ed esplosivi, rischia il dissolvimento per motivi non facilmente comprensibili


Fu una delle prime azioni “di rintraccio” conclusasi positivamente con l’aiuto dei cani poliziotto, quella del ritrovamento del corpo di Giacomo Matteotti nei boschi del viterbese.
Era il 25 agosto 1924 e il Gruppo Cinofilo delle Guardie di Pubblica Sicurezza aveva solo quattro anni di vita. Era stato costituito, infatti, nel 1920 in maniera artigianale, forse anche perché, in quegli anni, pochi credevano all’utilità dei cani come ausilio nelle operazioni di Polizia giudiziaria. Allora il Gruppo Cinofilo della Pubblica Sicurezza si avvaleva quasi esclusivamente di segugi ed aveva la propria sede a Postumi (oggi Slovenia). L’impiego dei cani era finalizzato alla sorveglianza delle frontiere per impedire l’espatrio clandestino. I conduttori dei cani, perciò, dovevano allora saper sciare.
La seconda guerra mondiale sconvolse anche questa attività e i tedeschi, dal canto loro, provvidero a razziare i pochi cani rimasti in forza al Gruppo che solo nell’immediato dopoguerra fu ricostruito, seppure con un numero limitato di cani (cinque o sei) trovando sede dapprima alla caserma Guido Reni di Roma, poi a Fabrica di Roma in provincia di Viterbo.
Nel 1947 approdò a Nettuno, presso Roma, dove esisteva un allevamento, mentre l’addestramento vero e proprio si svolgeva a Rocca di Papa, sempre in provincia di Roma. Nel 1956 le due attività sono state riunite a Nettuno, presso l’allora Scuola Sottufficiali della Polizia, oggi Istituto per ispettori, dalla quale dipendono esclusivamente sotto il profilo logistico, mentre invece, per quanto attiene l’aspetto tecnico e funzionale, essendo diventati autonomi, dipendono dal Servizio Reparti Speciali; si pensava un miglioramento per la risoluzione delle problematiche che affliggono il settore. Invece ne sono sorte delle nuove, aggravando ancora di più la situazione.
La Polizia è stata la prima struttura ad allevare e addestrare cani; la Guardia di Finanza e i Carabinieri giunsero molto dopo. Insomma c’è di che essere orgogliosi di questo servizio della Polizia di Stato. L’uso dei cani poliziotto per operazioni di Polizia si indirizza su quattro direttive: scovo, Polizia giudiziaria, antidroga, antiesplosivo. Non è escluso, però, il servizio di ordine pubblico con semplice funzione di deterrente psicologico (stadi, concerti, ecc.).
Questa premessa storica, per richiamare l’attenzione dei lettori (ma non solo loro...) sulla attuale situazione del Centro nazionale di Nettuno che, per ragioni che non si riesce a comprendere, rischia il dissolvimento o, comunque, la messa in disarmo. I motivi? Molteplici.
Diciamo subito, prima di cercare di capire le cause di tale stato di cose, che una decisione dall’alto vorrebbe trasferire il Centro di Nettuno a Ladispoli.
I motivi? Non è dato saperli. In merito era stato sviluppato un progetto con tanto di stanziamento di fondi (circa otto milioni di euro) che prevedeva il rifacimento del nuovo Centro Cinofili proprio a Nettuno. Ci chiediamo che fina ha fatto, anche considerando che tale progetto fu pubblicato sulla rivista “Opere” del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel settembre 2005.
In realtà, almeno così la pensano molti poliziotti cinofili, si sono prese decisioni di varia natura, anche tecnico-organizzative, da parte di persone che sembrerebbero non proprio all’altezza della situazione. E ciò provoca un certo disagio fra il personale del Centro che, dopo aver speso anni di lavoro nello specifico settore, vedono annullate non solo le loro fatiche ma la specifica professionalità degli uomini e degli animali.
C’è forse da meravigliarci se molti dipendenti hanno chiesto ed ottenuto il trasferimento? Forse sperano che anche il rimanente personale faccia ciò, così qualcuno potrà agire indisturbato nella realizzazione di un folle progetto, magari con l’ausilio di qualche fido scudiero. Eppure al Viminale, nelle stanze ove si decide e si programma, la situazione di Nettuno dovrebbe essere conosciuta. Ed allora, si domandano gli uomini del Centro, perché non si provvede? Perché si continua a far gestire la specialità da persone certamente dotate esclusivamente di ottime capacità oratorie nello specifico campo. Le quali condividevano, anche per iscritto, i programmi didattici, ma ora non si capisce il perché, gli stessi non vengono più condivisi, anzi vengono stravolti.
Il Sindacato Unitario di Polizia, dal suo canto, ha inviato note a non finire al Settore competente del ministero dell’Interno, sottolineando, di volta in volta, le necessità, le carenze, le omissioni, le decisioni di vertice non sempre adeguate. Silenzio su tutti i punti.
Proprio nelle note del Siulp, si evidenziano i difetti del Centro per i quali none ra stata trovata adeguata soluzione. In particolare ecco i punti salienti delle richieste sindacali:
- le direttive da parte dei Reparti Speciali inerenti l’addestramento dei cani (riduzione dei tempi addestrativi, dei quantitativi in ordine alla grammatura degli esplosivi, alla periodicità del loro cambio e l’eliminazione dal programma di ben sette tipi di esplosivi) da destinare alla ricerca di esplosivo che esulano dallo standard addestrativo sperimentato ed acquisito presso l’A. T. F. degli Stati Uniti d’America con conseguente rischio per la sicurezza degli operatori e delle collettività;
- delegittimazione del Centro dai compiti cui è preposto che di fatto si riflette negativamente sulla dignità professionale degli operatori ivi in servizio;
- mancato impiego nei servizi di ordine pubblico con particolare riguardo nell’ambito di manifestazioni sportive (stadio);
- stravolgimento dei programmi didattici, da parte del Servizio Reparti Speciali, nonostante il Centro di Nettuno per decreto del Capo della Polizia, ha autonomia didattica con contestuale riduzione dei tempi addestrativi inerenti il protocollo addestrativo dei cani antidroga, partecipazione ai corsi d’istruttore di personale che ormai da circa cinque anni non esercitava più tale qualifica, l’eliminazione delle verifiche intermedie proprio dal corso istruttori antidroga, perché...?, oppure l’intendimento da parte dell’Amministrazione di dare qualifiche di conduttore antidroga senza rispettare gli standar dei corsi finora adottati, tutto ciò in barba alla professionalità;
- diversi operatori del Centro, in possesso di qualifica di istruttore (tecniche operative, istruttore di tiro, ecc.) vengono impiegati per le esigenze didattiche dell’Istituto per il restante personale in quanto vengono tralasciati i compiti per i quali gli stessi sono preposti;
- circolari interne emanate dal dirigente del Centro, che mortificano il personale istruttore il quale viene sollevato dagli incarichi di insegnamento ai corsi per motivazioni tanto banali, quanto inesistenti.
Mentre è ben noto che l’attribuzione degli incarichi ai corsi vengono conferiti a mezzo di decreto del Capo di Polizia, ciò non accade al Centro di Nettuno, atteso che l’insegnamento viene dato con disposizioni del dirigente, secondo della disponibilità e l’opportunità dei singoli istruttori di partecipare o meno.

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