Siulp
La Segreteria provinciale di Catania comunica: “Nei locali comunali di via Tomaselli, si è tenuto un incontro fra i cittadini e gli organi dell’Amministrazione comunale interessati. Presenti al dibattito, tra gli altri, il presidente del Consiglio comunale Roberto Commercio, l’assessore ai Vigili Urbani, alle politiche della mobilità ed alla prevenzione civile Santo Ligresti, il comandante dei Vigili Urbani di Catania Torrisi.
Doveroso e conseguentemente puntuale è stato l’intervento del Siulp catanese per mezzo del segretario provinciale Alfio Ferrara che, rappresentando la specificità della categoria, ha esposto i problemi che tormentano gli appartenenti alla Polizia di Stato in servizio nei vari uffici dislocati in questo centro.
Al riguardo, da parte dei rappresentanti dell’Amministrazione comunale, è stato assunto l’impegno di risolvere l’oramai gravoso problema che affligge i poliziotti catanesi, non solo intesi come cittadini, ma nella valenza di operatori al servizio dei cittadini, che oltre a subire le difficoltà logistiche e gli orari di lavoro anomali rispetto agli altri lavoratori, si trovano sempre a dover affrontare anche il problema della sosta dei propri veicoli.
Per i motivi sopraesposti, l’Amministrazione comunale ha assicurato che il problema verrà portato in Consiglio comunale per l’individuazione di appropriate soluzioni”.
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Silp-Cgil
La Segreteria nazionale ha inviato questa lettera al ministero dell’Interno - Dipartimento della Ps - Ufficio rapporti sindacali: “In sede di applicazione dell’accordo per l’utilizzazione delle risorse previste dal fondo per l’efficienza dei servizi istituzionali, in alcuni uffici è stata posta la questione relativa alla corresponsione del compenso relativo alla produttività collettiva in relazione alle giornate in cui i dipendenti hanno fruito dei permessi studio, dando un’interpretazione restrittiva e sfavorevole per gli stessi.
Ovviamente, nel caso in cui la fruizione di detti permessi riguardi giornate intere, come ad esempio nel caso dei quattro giorni immediatamente precedenti un esame universitario, tali giornate non possono dar luogo a corresponsione della produttività in quanto queste non vengono espressamente previste tra le assenze che invece comportano detta corresponsione e sempre esplicitamente viene indicata l’impossibilità di estensione della norma.
Diversamente deve invece essere trattato il caso in cui il permesso studio non riguardi l’intera giornata ma solo alcune ore: in tal caso parte della giornata deve essere considerata a tutti gli effetti lavorativa e quindi consegue il diritto alla corresponsione della produttività collettiva. Infatti è indubbio che il dipendente sia in quella giornata effettivamente presente, così come previsto dall’accordo.
Si pensi al caso dell’operatore che, in servizio 8/14 e di rientro settimanale chieda il permesso studio unicamente per quest’ultimo lavorando quindi per sei ore e che si vede, per l’interpretazione de quo, decurtata, per il calcolo della produttività, l’intera giornata.
Non si ritiene pertanto accettabile l’interpretazione che vorrebbe che si effettuasse un conteggio delle ore di permesso studio fruite, con conseguente decurtazione di una giornata di presenza per ogni sei ore; ciò contrasta con la lettera dell’accordo che parla sempre di giornate e mai di ore e, d’altra parte, mai si è utilizzato questo sistema di conteggio in situazioni analoghe.
Un esempio per tutti il caso dei permessi orari per allattamento o nei casi in cui una giornata lavorativa venga interrotta per sopraggiunta malattia.
Per quanto sopra si chiede a codesto ufficio di intervenire al più presto per un definitivo pronunciamento sulla questione stante la prossima erogazione e dato l’interesse dei lavoratori a veder tutelato un proprio sacrosanto diritto. ”.
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Siap
La Segreteria nazionale ha inviato al Dipartimento della Pubblica Sicurezza, su segnalazione della Segreteria provinciale di Asti, una nota dalla quale emerge una riorganizzazione degli uffici di quella questura in palese contrasto con le disposizioni ministeriali.
Il Siap non comprende la ragione che ha spinto il questore di Asti a sottrarre all’Ufficio Prevenzione generale e Soccorso pubblico il dirigente, assegnando detta importante incombenza al dirigente della Squadra Mobile. Lo stesso dicasi per lo scorporamento della gestione del Cot e dei poliziotti di quartiere passato dall’Upg e Sp all’Ufficio Personale.
Disposizioni in palese contrasto con quanto sancito dal Capo della Polizia con la circolare n. 123/L-II/183B219/46 del 23/9/99, ancora in vigore come confermato anche da una recente missiva di codesto Ufficio, che va in senso opposto alle disposizioni del questore di Asti e che stabilisce - “senza eccezione alcuna” - le competenze e l’articolazione degli Upg e Sp. Lo stesso dicasi per l’impiego dei poliziotti di quartiere che devono, comunque, essere alle dipendenze degli Upg e Sp.
Lo spirito delle circolari in argomento è quello di dare più autorevolezza ed importanza all’Ufficio in argomento, affinché quel personale non venga impiegato “...in servizi non indicati come propri...” e quindi non venga distolto dal fondamentale controllo del territorio.
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Sap
“E’ inaudito che si siano lasciati scadere i termini per la detenzione in regime di ‘carcere duro’ per i cinque boss di Cosa nostra condannati per le stragi di via d’Amelio e via Georgofili”. Lo sostiene il segretario generale del Sap Filippo Saltamartini, secondo il quale “è da episodi come questi che si misura la determinazione per contrastare la mafia”.
“La giurisdizionalizzazione dell’esecuzione della pena per i mafiosi - spiega - non significa indulgenza così come spesso avviene a causa della magnificenza dei giudici di sorveglianza. Bisogna avere rispetto di coloro, magistrati e poliziotti, che nell’adempimento del loro dovere hanno perso tragicamente la vita”.
“Occorre che le norme che regolano il carcere duro - conclude Saltamartini - siano la sanzione permanente per chi ha ucciso Falcone e Borsellino e per chi non ha mai dato segni di pentimento”.
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