Nelle ultime settimane il dibattito nella nostra regione è stato quasi monopolizzato dalla questione delle cosiddette “ronde padane”. Vi è stato un nascere di comitati e gruppi di cittadini, e di attivisti politici, che si sono posti come obiettivo quello di pattugliare i nostri territori asseritamene con lo scopo di aiutare le Forze dell’ordine nel garantire la sicurezza.
Abbiamo già espresso la nostra preoccupazione verso questo fenomeno e abbiamo anche illustrato le motivazioni di tale timore e della nostra ferma contrarietà. In primo luogo perché la tutela delle persone è, e non può essere altrimenti, compito primario, specifico ed esclusivo dello Stato. La collaborazione dei cittadini con le Forze dell’ordine è non solo auspicabile ma è anche un dovere civico, ma non può essere confusa con l’esecuzione di tipiche attività di polizia.
Preoccupa che le l’attività di pattugliamento, prevenzione e contrasto alla criminalità predatoria, attività senza dubbio pericolosa, possa venire svolta da persone non specificatamente addestrate a ciò, e con un duplice risultato: che tali ronde sono rischiose sia per chi le compie sia anche per gli altri, tanto che in molti casi è stato disposto che il personale di polizia fosse impiegato in occasione di tali ronde; che tali ronde, proprio perché non fatte da professionisti, ledono la professionalità e la dignità degli operatori di polizia, svilendo il nostro ruolo, il nostro impegno, la nostra funzione.
Infine, la pretesa di sostituirsi o sovrapporsi allo Stato in uno dei suoi compiti fondamentali mette, volente o nolente, in discussione lo Stato e le forze di polizia, di fatto delegittimandolo. La nascita di associazioni, politicamente sponsorizzate anche da figure di alto rilievo istituzionale, che nei fatti si presentano come organi di sicurezza nel Veneto, con stemmi, mezzi e pseudo uniformi o pettorine gialle, solleva inoltre alcune perplessità sulla loro conformità alla normativa vigente. Le ronde sono una risposta sbagliata, o forse anche strumentale, alla domanda di sicurezza che nei nostri territori i cittadini esprimono.
Per garantire una maggiore sicurezza ed un più efficace presidio del territorio è necessario potenziare gli organici, lì dove vi sono particolari sofferenze, migliorare il coordinamento delle forze di polizia, nonché aumentare, attraverso aggiornamenti e formazione, e valorizzare, anche con una giusta retribuzione, la professionalità del personale delle forze dell’ ordine.
Signor Prefetto, chiediamo pertanto un suo autorevole intervento volto a riaffermare il ruolo e l’impegno dello Stato per quanto riguarda la sicurezza e la legalità nella Sua provincia ed in tutto il Veneto e, anche, a tutelare la dignità e la professionalità degli operatori di Polizia.
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