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Febbraio-Marzo/2007 - Interviste
Libano
Quelli di Greenpeace: due pesi e due misure
di Intervista a cura di Leandro Abeille

Nei pressi di Hamra st., nel centro di Beirut, intravedo un ragazzo ed una ragazza con l’hejab che, con una cartellina in mano, cercano firme dai passanti. È una cosa piuttosto insolita in Medioriente, soprattutto perché la cartellina reca la scritta “Greenpeace”.
Decido di avvicinarmi e scopro che, “Greenpeace” ha una sede proprio a Beirut, vicinissimo al punto dove i ragazzi stanno cercando firme. I ragazzi sono gentili e mi accompagnano presso la loro sede, per parlare con il responsabile della comunicazione.
Omar ha 29 anni, è sudanese, ma ha vissuto tra Londra e Dubai, parla un inglese impeccabile e, non me ne voglia, assomiglia a Osama (il famoso saudita), alto, magro, scuro di carnagione, con gli occhi da furbo.

Un ufficio di “Greenpeace” in Libano è veramente una notizia…
Greenpeace Lebanon è parte di Greenpeace Mediterranean, questo di Beirut è l’unico ufficio del mondo arabo. Gli uffici più vicini sono in Israele ed in Turchia.
Finalmente una cosa che Israele ed il Libano hanno in comune: Greenpeace. Come sono i rapporti con i vostri colleghi israeliani?
Buoni… nel senso che tutti crediamo nella pace ed insieme lavoriamo per l’ambiente.
Il danno ambientale non ha frontiere. Tuttavia, per ovvi problemi logistici, dovuti ai rapporti tra i due Paesi, non abbiamo nessuna possibilità di contatto con l’ufficio israeliano.
Come mai avete aperto un ufficio a Beirut e in nessun altro Paese arabo?
Non abbiamo uffici in altri Paesi arabi, ma portiamo comunque avanti delle campagne. A Beirut c’è una sede stabile perché, come è noto, in Libano i media e la società civile sono più liberi, rispetto ad altri Paesi mediorientali.
Quando avete aperto l’ufficio di Beirut?
Circa dieci anni fa, questa doveva essere e sarà la base di partenza per l’espansione in tutto il mondo arabo. Le cose stanno cambiando, e la sensibilità per i problemi ambientali è viva anche da queste parti.
Greenpeace è da sempre contro il nucleare. State portando una campagna diretta contro il nucleare iraniano?
Avremo un tour con la “Rainbow Warrior” in tutto il Medioriente, per sensibilizzare le persone nei confronti del rischio nucleare, che toccherà anche l’Iran.
Mi ripeto. Avete una campagna diretta contro il nucleare iraniano, come quella che fate in altri Paesi europei?
No, nessuna campagna diretta.
Quali sono le vostre campagne in Libano?
La preservazione ed il monitoraggio continuo dell’ambiente marino nel Mediterraneo, la pulizia dei litorali. Ad esempio, abbiamo pulito il mare da una parte consistente delle quindicimila tonnellate di petrolio, fuoriuscite dai depositi bombardati durante la guerra.
Portiamo avanti una campagna di razionalizzazione dell’energia, e una sul disarmo.
Sul disarmo? Vuol dire che andate nel mezzo del quartiere di Hezbollah e chiedete di disarmare?
No parlavo di disarmo nucleare… ma è una campagna che facciamo solo in Israele.

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