Il maggiore generale Achraf Rifi è il Direttore Generale delle Forze di sicurezza libanesi, proviene da Al-Minaa nei pressi di Tripoli, è un poliziotto pluridecorato. Uscito dalla scuola militare nel 1976 si è laureato in Matematica ed in Sociologia Criminale alla Libanese University.
Lo incontriamo in esclusiva per Polizia e Democrazia.
Siamo all’indomani del grande sciopero voluto dall’opposizione ed alcune voci parlano di 5 morti per gli scontri con le Forze di sicurezza mi può spiegare il perché degli scontri?
L’opposizione all’attuale governo ha voluto creare dei seri problemi alla vita civile dei libanesi, per non esacerbare gli animi, le forze di sicurezza hanno deciso di non intervenire, per lasciare libero sfogo alle istanze che venivano dai manifestanti, semplicemente attuando un controllo preventivo. Verso sera, considerando che i disordini non si erano ancora placati, abbiamo deciso di riportare l’ordine. Ci sono stati degli scontri e 3 morti che non avremmo mai voluto.
Sembra quasi che i manifestanti non avessero rispetto di voi…
Al contrario, in Libano c’è molto rispetto per la Polizia, la gente ci ama e ci supporta perché solo grazie a noi possono dormire tranquilli.
Cosa dicono le statistiche criminali libanesi?
La criminalità è ad un livello piuttosto basso in Libano, inferiore all’Europa e agli altri Paesi della zona. Nel 2006 ci sono stati in tutto il Libano solo 1.042 furti d’auto di cui ne sono state recuperate 444, 86 omicidi, 1.287 borseggi, 365 rapine, 9 attacchi terroristici.
Parlando di attacchi terroristici, c’è chi ipotizza un’alleanza Hezbollah – al-Qaeda…
Non ci potrà mai essere una collaborazione simile, i due gruppi sono assolutamente nemici. Hezbollah è un partito politico sciita ed al-Qaeda un gruppo terroristico sunnita, non hanno nulla in comune. Se mai al-Qaeda dovesse provare a penetrare in Libano, i primi ad attaccarli sarebbero proprio gli Hezbollah.
Rimanendo su Hezbollah come mai ancora non è stato disarmato?
E perché dovrebbe esserlo? Hezbollah non è una milizia illegale ma secondo gli accordi di Taif una forma di resistenza contro Israele e come tale, deve essere armato.
Rimanendo sulla situazione libanese… giudica positivamente questa nuova versione della missione Unifil?
Certamente sì, la missione Unifil sta impedendo le infiltrazioni in territorio libanese da parte delle Forze Armate israeliane. Come libanese e come Capo delle Forze di sicurezza sono grato all’Italia per l’aiuto e l’assistenza che ci stanno dando in questo momento a sud del fiume Litani.
La missione Unifil è solo militare, giudicherebbe positivamente una missione di Polizie civili che supportino le Forze interne di sicurezza libanesi?
Sarebbe importante avere un certo numero di poliziotti civili europei, che supportassero la nostra Polizia. Il Libano è al centro delle problematiche mediorientali, sempre di più la minaccia anche terroristica ci investe con tutto il suo carico di odio e distruzione.
Dobbiamo prepararci ed abbiamo bisogno di tutto il mentoring ed equipaggiamento possibile. Ultimamente abbiamo arrestato delle persone appartenenti ad al-Qaeda e non nascondo che, proprio l’esperienza della Polizia italiana sul terrorismo, potrebbe tornarci molto utile.
Come vede il futuro del Libano?
Sono ottimista, credo che l’attuale situazione presto migliorerà, anche se, per l’appianamento completo di tutti i nostri guai, compresi quelli dell’intera regione mediorientale, bisognerà aspettare la soluzione del problema palestinese.
Lei è soprattutto un poliziotto e tutti i poliziotti del mondo sono un po’ come una grande famiglia… se avesse delle informazioni vitali, per sventare un grande attentato contro Israele, farebbe una telefonata al suo parigrado di Gerusalemme per avvisarlo?
No, mi dispiace, Israele è un nemico.
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