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Febbraio-Marzo/2007 - Articoli e Inchieste
Unabomber
La psicologia di un bombarolo
di Marco Cannavicci - Psichiatra-Criminologo

Il dinamitardo che agisce a caso, senza
scegliere con precisione le sue vittime
è per lo più un solitario, che spesso
è considerato “strano” ma fondamentalmente
innocuo. A volte ama costruire
modellini, orologi, circuiti elettrici, radioline


Per gli addetti ai lavori, gli studiosi di psichiatria ed i criminologi, quella del “bombarolo” (serial bombing per americani del Fbi) è una categoria del tutto atipica, sia per il mezzo lesivo utilizzato che per la scelta delle proprie vittime. L’ordigno esplosivo, infatti, di qualsiasi tipo sia, non permette un contatto diretto con la vittima e non consente una scelta assolutamente precisa del tipo di bersaglio da colpire, perché una bomba, anche se è destinata a una vittima in particolare, può sempre esplodere prima, finire in mani diverse da quelle preventivate e, a seconda della potenza della carica esplosiva, coinvolgere più persone nello scoppio.
Generalmente, spiegano gli autori, il “bombarolo” è un soggetto che non ha bisogno per eccitarsi della vicinanza fisica con le vittime e neanche del controllo ossessivo della scena del crimine. L’interesse principale dell’autore è quello di causare il massimo danno possibile, rimanendo al sicuro nascosto nell’ombra.
Il fenomeno del bombing è stato analizzato in particolare negli Stati Uniti e le ricerche concordano nel definire l’attentatore dinamitardo in prevalenza come un soggetto maschio di razza bianca, che vive da solo oppure che si è sposato per motivazioni d’interesse. Non esiste un’età specifica per diventare “bombarolo”, negli Usa si registrano anche casi di adolescenti e perfino soggetti che hanno superato la sessantina.
Nel 1988 uno studioso di nome Poland ha effettuato uno studio in cui si indica i motivi principali per cui un soggetto dovrebbe scegliere le bombe per commettere i propri crimini, vale a dire:
- una bomba è un metodo molto efficace per colpire e danneggiare;
- non richiede nessuna interazione con la vittima;
- costruire un ordigno è abbastanza facile; con la diffusione di ogni tipo di informazione su Internet, è facile procurarsi manuali e consigli utili su materiali e tecniche per costruire un ordigno esplosivo;
- la pubblicità dell’evento costituisce una potente gratificazione per l’autore;
- anche i terroristi, ma non solo loro, hanno imparato che più è grande l’esplosione maggiore è il risalto che viene dato dai mezzi d’informazione.
Negli Stati Uniti, dove il fenomeno del bombing è molto più diffuso che in Europa, sono molti gli studi che sono stati prodotti in argomento e molti di questi hanno dimostrato che non esiste nessuna tipologia definita di “bombarolo”. Alcuni autori si richiamano ad uno studio del 1977 dal quale si evince che, dopo un esame condotto su 30 dinamitardi e 100 incendiari, possono essere definiti i bombaroli in sei categorie diverse di attentatori: il bomber compulsivo; il bomber psicotico; il bomber sociopatico; il bomber politico; il bomber mafioso; il bomber militare.
Queste sei categorie, però, non si escludono a vicenda per cui uno stesso bombarolo può rientrare in più di una categoria. Il tipo più diffuso appare il bombarolo compulsivo, vale a dire colui che compie gli attacchi per gratificare le proprie pulsioni sadico-sessuali, alla costante ricerca di eccitazione e di piacere prodotto dall’esplosione, dal suono e dalle fiamme generate. Si ritiene infatti che siano presenti tratti ossessivo-compulsivi in tutti i soggetti che maneggiano esplosivi, ipotizzando quattro possibili cause per spiegare la motivazione che spinge all’atto:
1. la presenza di una psicopatia;
2. la presenza di uno stato di intossicazioni da sostanze psicotrope;
3. la presenza di eventi stressanti nella vita del soggetto, quali: problemi con il gruppo di supporto principale, problemi legati all’ambiente sociale, problemi di istruzione, problemi lavorativi, problemi abitativi, problemi economici, problemi di accesso ai servizi sanitari, problemi legati all’interazione con il sistema legale e giudiziario;
4. la presenza di stati emozionali particolarmente intensi.
Anche se tutti gli studiosi sono concordi nel considerare i “bombaroli” degli psicopatici, in realtà l’analisi della casistica non conferma una correlazione assoluta tra psicopatia e personalità del dinamitardo. La psicopatia identifica un soggetto caratterizzato dall’assenza di qualità morali, dall’assenza di rimorsi e sensi di colpa, dalla tendenza alla manipolazione ed alla bugia patologica, senza manifestare chiari segni e sintomi psicotici. Alcuni studi hanno evidenziato come un elevato indice di psicopatia sia negativamente correlato ai tratti di personalità evitante, caratteristici invece del “bombarolo” che risulta essere un soggetto isolato, solitario, scarsamente dotato di capacità relazionali. Oltre ai sintomi di psicopatia, negli attentatori dinamitardi spesso è presente un disturbo di personalità, meglio definito come “Disturbo Schizoide di Personalità”, caratterizzato anche da indifferenza emotiva ed affettiva, isolamento sociale e relazionale con mancanza di amici intimi, una marcata freddezza emotiva.
Per gli psichiatri forensi la diagnosi di tale disturbo “schizoide” deve comprendere il riscontro di almeno quattro dei seguenti sintomi:
- il soggetto non desidera né prova piacere nelle relazioni strette, incluso il far parte di una famiglia
- quasi sempre sceglie attività solitarie
- dimostra poco o nessun interesse per le esperienze sessuali e per un’altra persona
- prova piacere in poche o nessuna attività
- non ha amici stretti o confidenti, eccetto parenti di primo grado
- sembra indifferente alle lodi ed alle critiche degli altri
- mostra freddezza emotiva, distacco o affettività appiattita.
Secondo lo studioso americano Stone, in una pubblicazione edita nel 2000 in cui analizza il bombarolo americano cui fu dato il nome di Unabomber, l’invio di bombe anonime per posta sia un indizio della natura schizoide del mittente e indica come elementi probatori la distanza e la mancanza di contatti tra il “bombarolo” e le vittime.
Questi studi quindi permettono di far emergere gli aspetti psicologici, relazionali e sociali che soggiacciono alla personalità del bombarolo. Quello che però risulta ancora difficile da analizzare e spiegare è il meccanismo della dinamica psicologica del desiderio di allestire e disseminare gli ordigni esplosivi.
Entrando nel merito del profiling criminologico in ambito investigativo, per poter costruire un profilo dell’autore è necessario rispondere a dei quesiti specifici. Il profiling psicologico deriva da specifiche operazioni che l’interpretazione del “dove” e del “quando”, riferiti alla scena del crimine, il “cosa”, come le prove raccolte sulla scena, il “perché” come collegato alla psicodinamica del crimine ed il “come” alla sua meccanica, per cui alla fine si arriva al “chi” ha commesso tale crimine.
A questo punto, anche se il campo di elezione del criminal profiling rimane quello dei delitti singoli o seriali, quali omicidi o stupri, questi sei interrogativi potrebbero risultare di aiuto anche nella soluzione delle esplosioni seriali. Non dimentichiamoci infatti come l’utilità del criminal profiling si diffuse col celebre caso del folle dinamitardo Mad Bomber (vedi finestra in questa pagina).
In criminologia l'azione delittuosa può essere letta secondo due modalità relative alla dinamica psicologica:
1. dinamica psicologica focalizzata sull’obiettivo - in questo caso la parte più importante per il criminale è portare a termine l’atto nel più breve tempo possibile, come ad esempio ottenere la morte della vittima. L'azione è impulsiva e l'omicidio immediato, al killer non interessa il sesso della vittima, o il senso di potere, ma solo l'omicidio e la morte di un altro essere umano.
2. dinamica psicologica focalizzata sull’azione criminale - in questo caso quello che interessa all'autore del reato non è l’obiettivo finale, come la morte della vittima in un omicidio, bensì tutto quello che c'è prima e dopo la morte. Spesso il killer ha una sorta di "copione" da seguire, uno schema che ha vissuto nella fantasia mille e mille volte, la morte è quasi un elemento strumentale ed incidentale del processo. Siamo nel campo degli omicidi più marcatamente sadici e sessuali, o di quelli orientati alla ricerca del dominio e del controllo. In alcuni casi anche negli omicidi focalizzati sull’azione criminale la morte avviene subito, ma solo perché la fantasia del killer è di natura necrofila, e il processo inizierà solo dopo la morte, che dunque, anche in questo caso, è strumentale allo schema fantastico. I delitti di un bombarolo si inquadrerebbero con una dinamica psicologica focalizzata sull’azione criminale, in quanto non provocando la morte di nessuno probabilmente quello che a lui interessa è il rituale che egli mette in atto, il sapere di avere il controllo o il dominio su di un'altra persona attraverso il suo feticcio: l'ordigno. Ma anche in questo caso quello che ci fa discostare dalla definizione è che egli non ha un contatto diretto con la vittima, non può sentirsi del tutto padrone di un altro essere umano ed inoltre non arriva mai all'atto finale e più importante come l'omicidio. Non è un caso che gli ordigni di un bombarolo non sono mai così potenti da provocare la morte di una persona. Sono di una potenza però altamente pericolosa, tale da provocare mutilazioni. Si può pensare, visto anche il suo modus operandi, che non abbia il coraggio di commettere un omicidio, non riesce ad avere un contatto con la vittima e per questo ha scelto un modo speculare alle sue paure e alla sua codardia per compiere i suoi crimini, come il piazzamento di ordigni. Quindi se da un lato il fatto di avere contatti con le vittime solo in modo virtuale, non può fargli sentire in tutto e per tutto la potenza, il delirio di dominio che comportano i suoi atti, dall'altro lo protegge dalla sua codardia e dalla paura di un accesso diretto alle sue vittime e ai suoi crimini.
Passiamo infine in rassegna i casi dei bombaroli più celebri, quelli che hanno permesso di studiare il fenomeno e di tracciare i primi profili psicologici:
1. George Metesky
Il primo bombarolo noto alle cronache fu George Metesky, meglio noto come Mad Bomber. E’ rimasto attivo per 17 anni, commettendo ben trentasette attentati con esplosivo. Il suo obbiettivo fu sempre la Con Edison, ovvero la compagnia di energia elettrica che lo aveva licenziato, venne arrestato nel 1957 (vedi finestra Mad Bomber).
2. Walter Moody
Meno famoso di Mad Bomber, ma doveroso di segnalazione, troviamo Walter Moody che inizia la sua carriera nel 1972 spedendo un pacco bomba ad un concessionario di auto quando quest’ultimo aveva chiesto a tale soggetto di restituire la vettura visto che non pagava le rate. Successivamente se la prende con giudici e avvocati. Fece due morti durante i suoi attentati, venne arrestato alla fine degli anni Ottanta e condannato all’ergastolo. La sua diagnosi fu schizofrenia.
3. Timothy McVeigh
È il 19 aprile del 1995 quando avviene un attentato terroristico nell’edificio degli uffici federali di Oklahoma City in cui moriranno 168 persone e rimarranno ne ferite 500. Il responsabile è un soggetto bianco di 27 anni, intelligenza superiore alla media, decorato nella prima guerra del Golfo. Gli psichiatri ne tracciano il profilo psicologico riscontrando totale assenza di empatia, narcisismo aggressivo, disprezzo per gli altri, fantasie di onnipotenza che sfiorano il delirio.
Il suo scopo era vendicare i seguaci della setta dei Davidiani, uccisi dall’FBI in Texas il 19 aprile 1993. Buona parte degli adepti della setta ed il loro santone si uccidono appiccando il fuoco alla loro sede, una fattoria assediata da 51 giorni dalla polizia. Tutto era iniziato il 28 febbraio quando quattro poliziotti che indagavano sulla setta erano stati uccisi dai membri del gruppo.
4. Theodore John Kaczynski (“Unabomber”)
Il 3 Aprile 1996 in una capanna del Montana veniva arrestato Theodor John Kaczynski. Dopo 18 anni di umilianti insuccessi gli agenti del Fbi avevano messo la parola fine ad una lunga serie di attentati messi in atto dall’ecoterrorista Unabomber. La sua lunga scia di attentati dinamitardi iniziò nel 1978 e alla data del suo arresto se ne contavano ben 16 in cui furono rimaste uccise tre persone e ferite ventitre con gravi mutilazioni. Non ci fu mai un errore nell’organizzare i suoi attentati, non emerse mai un dettaglio che potesse portare a lui. La tecnica utilizzata in tutti questi anni rimase sempre la stessa ovvero un pacco bomba che però negli anni diventava sempre più potente. Il dinamitardo non mise mai in atto azioni dirette o scontri con le vittime, venne definito come un uomo solo in guerra con il mondo, animato da un odio profondo per tutto ciò che poteva essere tecnologia. I suoi obiettivi infatti si rivolsero principalmente verso alcune categorie di persone ovvero il mondo accademico, i docenti di discipline scientifiche ed il mondo delle compagnie aeree. Visto l’orientamento nei confronti di queste persone da colpire l’FBI coniò un termine per identificarlo, il nome in codice “Unabomber” dove Un corrisponde ad Università, a corrisponde ad airlaine (compagnia aerea) e poi bomber.
Il bombarolo del Nord-Est
Da più di dieci anni un misterioso bombarolo, ormai tristemente noto con il nome di Unabomber italiano, terrorizza il Nord-Est della nostra penisola seminando trappole esplosive. Per la cattura di criminali di questo tipo, che agiscono sulla base di una motivazione primaria di ordine psicologico, può rivelarsi di grande aiuto la stesura di un profilo psicologico dell’autore del reato. Il criminale in tali casi, infatti, pensa e agisce secondo schemi cognitivi essenzialmente diversi da quelli della maggior parte degli individui e la sottovalutazione di tale aspetto nel corso delle indagini potrebbe portare gli investigatori su piste sbagliate.
Vediamo come potrebbe delinearsi un possibile nuovo profilo psicologico sulla base delle informazioni finora rese note dalla stampa:
- è una persona di sesso maschile, attualmente di età compresa tra i 50 e i 60 anni
- vive solo
- è nato e cresciuto nella zona in cui è attivo
- è profondamente legato alle tradizioni e alla mentalità locale (Veneto/Friuli)
- vive in campagna, nel triangolo compreso tra Treviso, Aviano e Bibione/Lignano Sabbiadoro, con maggiore probabilità, nelle immediate vicinanze di Pordenone
- in estate è solito spingersi verso il mare (vicino a Bibione, Lignano Sabbiadoro)
- conosce bene i posti in cui colpisce; questi luoghi hanno per lui un significato particolare riferito a episodi della sua vita
- ha uno status socio-economico medio
- ha un QI medio-superiore
- ha una scolarità: medio- alta
- non riesce ad adeguarsi ai cambiamenti sociali della vita moderna (modernizzazione, consumismo, ecc.); da ciò si può presumere che non possegga, per propria scelta, telefono cellulare, computer, bancomat/carte di credito, ma forse neanche un telefono di rete fissa e un conto in banca; possiede invece radio e TV, che però non guarda molto.
- è molto frustrato nel contesto lavorativo. Ritiene di non guadagnare quanto meriterebbe. È vissuto probabilmente in una famiglia in cui il denaro aveva una grande importanza, pur non mancando, e in cui tutto veniva sacrificato per il risparmio.
- è essenzialmente un solitario: non ama stare con gli altri, non ha amici veri; non è in grado di relazionarsi in modo adeguato con gli altri con cui ha esclusivamente rapporti di facciata; si sente inadeguato nei contesti sociali, per cui tende ad isolarsi; non suscita particolare interesse e attenzione da parte di sconosciuti; le persone che lo conoscono lo indicano come persona strana, eccentrica, solitaria, talvolta scorbutica, anche se lo ritengono fondamentalmente innocuo; gli unici momenti di vita sociale per lui sono sul luogo di lavoro e nei punti vendita
- ha una forte fissazione per i dettagli; è un “perfezionista”; è estremamente preciso e pignolo: prima di fare una cosa la studia con attenzione; ama l’ordine ed è disturbato dalle cose fuori posto almeno in un determinato contesto (es. nel laboratorio dove confeziona gli ordigni); questa cura per i dettagli non riguarda probabilmente il proprio aspetto: non si guarda a lungo allo specchio, non si veste elegantemente; al contrario usa indumenti pratici e di basso costo
- prova piacere a maneggiare oggetti di dimensioni ridotte
- può divertirsi a costruire modellini, orologi, circuiti elettrici, radioline, ecc.
- è in continua sfida con se stesso (es. costruisce ordigni sempre più elaborati), ma non con gli altri (investigatori).
- è freddo, anaffettivo; non prova emozioni per nessuno; non facilmente impressionabile; non si scandalizza, né si commuove se le sue bombe feriscono o mutilano
- è un “sociopatico”, cioè caratterizzato da amoralità e assenza di rimorso, tendenza alla manipolazione e bugia patologica in assenza di sintomi psicotici.
- nel tempo libero si dedica ad un’attività che rappresenta l’unica situazione in cui si sente a proprio agio, una sorta di habitat naturale
- il suo obiettivo è pratico e reale
- la sua motivazione è riferita a vicende della sua vita personale
- non ha un pensiero ideologico o politico; per questo non invia messaggi ed è più difficile da catturare; in ciò si differenzia dal vero Unabomber americano, Theodore Kaczynski.
- prova una grande rabbia per qualche torto che ritiene di aver subito e con le bombe cerca vendetta
- il movente è di natura psichica, cioè legato alla sua esperienza di vita, ai suoi bisogni, alle sue credenze e aspettative; ritiene di aver subito un torto e cerca vendetta. Esistono probabilmente più motivi, tra i quali:
a. la folla: è infastidito dalla gente, dalla folla, dai turisti che a suo parere “rovinano” la sua tranquillità, per lui di importanza vitale: ama trascorrere le giornate libere in luoghi isolati a contatto con la natura; in questi luoghi vi sono però sempre più persone che “rovinano” anche il suo tempo libero; deve trovare un modo per allontanarli, per vendicarsi di questa “intrusione”; inoltre è profondamente disturbato dal pianto e dalle grida di gioia dei bambini; la sua infanzia non è sicuramente stata facile e felice;
b. la religione: prova un odio profondo e un grande desiderio di vendetta nei confronti della Chiesa cattolica; ha vissuto probabilmente in una famiglia dove almeno la madre era molto religiosa ed è stato costretto, contro la sua volontà, a frequentare la Chiesa.
Per costruire gli ordigni non acquista, né si procura il materiale necessario, ma utilizza ciò che ha in casa, ciò che ha messo da parte negli anni. Ha imparato a costruire bombe artigianali (ad esempio le fish-bomb per la pesca) probabilmente durante l’adolescenza grazie all’insegnamento di una persona adulta.

____________________________
Interrogativi
del profilin
psicologico
del bombarolo

1. “WATH”
Quale materiale è stato usato per confezionare l’ordigno? Quale abilità ed esperienza mostra la costruzione dell’ordigno? Quale era il bersaglio dello scoppio? Quale era lo scopo dello scoppio? etc…
2. “HOW”
Come è stato portato sul posto l’ordigno? Come è stato piazzato sul posto l’ordigno? Come è stato innescato l’ordigno? Come è stato fatto esplodere l’ordigno? etc…
3.“WHEN”
Quando l’ordigno è stato confezionato? Quando l’ordigno è stato piazzato? Quando è stato avviato l’innescamento? Quando l’ordigno è esploso? etc…
4. “WHERE”
Dove l’ordigno è stato fabbricato? Dove l’ordigno è stato piazzato? Dove si può procurare il materiale utilizzato? etc…
5. “WHY”
Perché si è usato l’ordigno? Perché l’ordigno è stato posizionato dove è scoppiato? Perché l’ordigno è stato costruito in quel modo? Perché l’ordigno è stato costruito con quel materiale? ect…
6. “WHO”
Chi è la vittima? Chi era la vittima premeditata? Chi ha fabbricato l’ordigno? Chi ha piazzato l’ordigno? Chi aveva interesse a commettere il crimine? Chi ha fatto esplodere l’ordigno? ect…

__________________________
Mad Bomber

Per quindici anni, New York ha vissuto l’incubo di un dinamitardo folle, che ha collocato trentasette ordigni all’interno della Grande Mela ed ha tempestato di messaggi rabbiosi i principali quotidiani. Nel 1956 lo psichiatra James Brussel entra a far parte delle indagini e dopo aver avuto l’accesso a tutte le informazioni possibili (in particolar modo quelle sulla scena del crimine), fornisce agli investigatori un profilo psicologico dettagliato del dinamitardo:
- l’attentatore è un maschio, e si può desumere dalle statistiche su chi utilizza ordigni esplosivi a scopo criminale;
- il tono ed il contenuto delle lettere minatorie rivelano che il soggetto ritiene di essere stato danneggiato dalla Con Edison, ed è in cerca di vendetta: probabilmente in precedenza è stato impiegato presso la stessa azienda;
- dalle sue parole emerge la convinzione che la Con Edison e in generale la società complottino contro di lui: è questo il classico comportamento di un paranoide;
- l’attentatore ha un età di circa 50 anni. Ciò viene calcolato in base all’età media di esordio del disturbo paranoie (di solito intorno ai 35 anni) e la durata della sua carriera criminale (che ormai ha raggiunto i 16 anni);
- il tipo di patologia si concilia con l’attenzione ai particolari e la cura con cui costruisce gli ordigni: si tratta di un soggetto ben curato, meticoloso e competente nel suo lavoro;
- mostra un ipersensibilità alla critica: classico sintomo di un quadro paranoico;
- dallo stile formale dei messaggi, esente da ogni espressione gergale, come pure dal mancato utilizzo di abbreviazioni solitamente usate dai newyorkesi, è possibile dedurre che Mad Bomber sia di origini straniere o passi la maggior parte del suo tempo con stranieri;
- nel linguaggio usato, vi è prova di una discreta cultura, se ne desume che l’attentatore ha frequentato quanto meno le scuole superiori, senza tuttavia accedere a un istruzione di più alto livello;
- l’utilizzo delle bombe come arma è tipica delle zone dell’Europa centrale e orientale, dove la religione principale è la cattolica: è probabile che l’attentatore sia di origini slave e di religione cattolica romana;
- in base alla forma fallica degli ordigni, al modo in cui vengono scritte le “w” nei messaggi e ad altri elementi ancora, è possibile sostenere che l’attentatore presenta un complesso edipico irrisolto. Questo suggerisce come altamente probabile che non sia sposato e viva con un parente di sesso femminile che non è la madre, probabilmente perduta da giovane.
Gli investigatori arrivarono a George Metesky il 20 gennaio 1957 e si accorgono che tutte le caratteristiche indicate dal dott.Brussel corrispondono correttamente al soggetto.

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