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Febbraio-Marzo/2007 - Articoli e Inchieste
Libano
Diario di viaggio - Ritorno a Beirut
di Leandro Abeille



È tempo di fine Ashura (che ricorda il martirio di Husein, nipote e successore di Imam Alì da cui discendono gli sciiti), un momento “caldo” per gli sciiti e concordo con i militari di ritornare a Beirut la domenica pomeriggio, anziché il lunedì mattina. Accetto di buon grado un po’ per non creare disturbo e un po’ perché ho visto tutto quello che c’era da vedere. La mia scorta sarà composta da otto soldati del Reggimento Lagunari, sui nuovissimi mezzi blindati “Lince”. Il Lince è un veicolo tattico leggero multiruolo (Vtlm) che può raggiungere un carico utile doppio, rispetto all’Hummer statunitense. Ha un’ottima resistenza antimina, garantita dalle sezioni anteriore e posteriore, separate da quella centrale, pesantemente blindata, che ospita il personale. Il Lince all’interno ha una strumentazione all’avanguardia, sembra proprio una bella macchina.
Iniziamo il viaggio ed iniziano i problemi, nell’abitacolo il rumore è assordante, chiedo di poter aprire l’oblò sul tetto, per uscire e fare delle foto mentre siamo in marcia e mi dicono di fare attenzione, perché il pesante oblò metallico è assicurato alla macchina con ganci non adeguati al suo peso e potrebbe volare via. Fa rumone, l’oblò si stacca, chiedo se il Lince abbia altri problemi, mi dicono che, a volte, c’è “trasudo” d’acqua quando piove. Meglio lasciar perdere e far parlare gli esperti.
I ragazzi sono professionali, sanno come si fa una scorta e come ci si comporta con la popolazione, mai aggressivi, mai una frenata brusca, colpi di clacson o di sirena, riescono a far scivolare i due Lince attraverso i paesini del Sud del Libano, come un coltello caldo nel burro. Una scorta si fa esattamente in questo modo.
Incontrando il primo paese, il capo equipaggio mi avvisa di star attento ai ragazzini che tirano le pietre. Avevamo legato e ci eravamo subito intesi con i lagunari, pensavo fosse uno scherzo. Arrivati al primo paese, mentre continuavo a fotografare, senza farmi vedere dalla popolazione, inizio a vedere che, tra i tanti bambini festanti, più di qualcuno mostrava il dito medio. Ragazzini, non gli ho dato peso. Fino a che, un paio di “scugnizzetti”, non hanno preso due sassi e li hanno tirati contro di me, ammaccando la vernice bianca del Lince con bandiera Onu. Con lo stupore di chi pensava di essere preso in giro e non lo era, ho chiesto scusa ai lagunari, per non averli creduti, beccandomi il più classico dei “te l’avevo detto!”
Gli italiani saranno pure ben voluti ma evidentemente, non da tutti. Probabilmente i ragazzini hanno sentito a casa o a scuola o in giro, qualcosa contro i militari Unifil e “fanno il loro dovere”. Tirano pietre. Poco importa se i militari sono francesi o italiani. Per alcuni militari, sono ragazzini che non sanno cosa fare, non hanno spazi di gioco ed allora vincono la noia tirando pietre. Non mi convince un granché. Potrebbero giocare a calcio, gli spazi ci sono e pure i palloni. Ci sono pure le maglie dell’Italia campione del mondo. Magari lo fanno perché fa “figo”, ad ogni modo le 5, 6 sassate il Lince le ha prese. Il taxi che mi aveva portato sul Litani da Beirut, due giorni prima, nonostante portasse un occidentale e il tassista fosse un druso, non ne ha presa neanche una.

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