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Febbraio-Marzo/2007 - Articoli e Inchieste
Allo stadio
I sindacati di Polizia
di

Siap
“E’ con estrema tristezza che scriviamo questo comunicato stampa dopo i gravissimi scontri tra delinquenti dentro e fuori lo stadio di Catania che hanno provocato la morte del collega ispettore capo Filippo Raciti di soli 38 anni; inoltre si contano decine di feriti, tra cui uno in gravissime condizioni, tra le fila della Polizia di Stato la quale, come sempre, paga il tributo più pesante per la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica del Paese. Ma questa volta non intendiamo più essere responsabili, il vaso è colmo.
Da tempo segnaliamo al questore di Catania la totale inadeguatezza dello stadio e l’opinabile gestione dell’ordine pubblico in occasione delle partite di calcio, puntualmente trasformatesi nella conta dei feriti e contusi tra i colleghi; ma il questore di Catania non ha mai inteso ascoltare le ragioni del sindacato di base dei poliziotti e si è limitato a far distribuire, nella penultima partita, dei tappini per le orecchie per non sentire i boati delle bombe carta che puntualmente esplodono a Catania.
Da tempo in quella città si è ostaggio di qualche centinaio di delinquenti che non riescono ad essere contenuti in occasione degli incontri di calcio. I poliziotti italiani non possono continuare a morire perché gli interessi economici che il calcio produce sono superiori oramai alla stessa vita umana ed all’ordine e alla sicurezza pubblica che la Polizia dovrebbe garantire se posta nelle condizioni di poterlo fare.
Oggi non ci pare che ci siano quelle condizioni; proprio a Catania il Siap ha reiteratamente denunciato l’aggressività dei tifosi contro i poliziotti in occasione degli incontri di calcio. Questa volta il Siap è costretto a prendere serie e severe iniziative anche nei confronti di coloro i quali gestiscono l’ordine pubblico che di certo non sono immuni da responsabilità, quantomeno di ordine morale.
Il Siap ha già convocato d’urgenza la Direzione nazionale per le iniziative da intraprendere; ci aspettiamo segnali concreti dalle autorità politiche, certi che il Ministro dell’Interno non resterà insensibile di fronte a episodi di tale gravità, diversamente saremo costretti ad aprire una stagione di conflitto per tutelare gli interessi dei colleghi da noi rappresentati.
Il nostro pensiero però non può che andare alla famiglia del collega Filippo, uomo di ineccepibile valore morale e professionale, stimato ed apprezzato dai tanti colleghi; quali parole si potranno usare per i figli? Il loro padre è morto per una partita di calcio? Questo calcio vale tanto? Vale più delle nostre vite?”


Siulp
“Sono ore terribili per tutti noi lavoratori della Polizia di Stato: siamo sconvolti per la morte assurda di un collega, ma sappiamo pure che bisogna resistere al dolore tremendo e mantenere alto, anzi altissimo il nostro senso di responsabilità. Null’altro possiamo adesso accettare se non una Giustizia: una giustizia senza aggettivi ma che sia una giustizia vera, che ponga fine a questa autentica follia che è diventato il nostro calcio; che dia un senso a questa morte tragica ed assurda; che faccia sì che i delinquenti paghino; che i cittadini si sentano protetti e che una partita di calcio torni ad essere un evento sportivo e non un’occasione di violenza collettiva.
A Catania si gioca adesso una partita difficile: bisogna dare giustizia alle vittime e fare pulizia di ogni torbido spazio di connivenza tra violenti, tifosi, teppisti e società sportive. Nient’altro ora può essere accettato se non un atto di buon senso: il mondo del calcio non potrà mai più essere lo stesso, e bene ha fatto la Federazione a disporre la sospensione immediata delle partite.
Anche noi poliziotti, dopo questo fatto, non potremo mai più essere gli stessi: mai più potremmo accettare che l’assurda degenerazione che da anni avvelena il calcio italiano possa restare ancorata nei dibattiti sportivi: si tratta di una emergenza nazionale e come tale va affrontata. Come rappresentanti dei lavoratori di Polizia ora noi esigiamo provvedimenti immediati per portare la prola fine a questa tragica follia”.


Silp-Cgil
“L’indulgenza con la quale la violenza negli stadi è stata affrontata ricade come sempre sulle Forze dell’ordine che versano il prezzo più alto. Seguirà come sempre una ricerca di responsabilità mai individuate, una valutazione politico-sociologica delle dinamiche che scatenano violenza.
Tutto per non cambiare nulla, per non danneggiare il business calcio.
Abbiamo sperato che lo scandalo di pochi mesi or sono aprisse gli occhi ai cittadini e li rendesse consapevoli di come quella macchina di potenti miliardari assorbisse risorse immense sia in termini umani che economici, risorse sottratte alla sicurezza di tutti, a quel controllo del territorio necessario e fondamentale per ogni attività di Polizia, sia repressiva che preventiva. Abbiamo creduto che anche l’atteggiamento del Dipartimento della Ps fosse meno sensibile alle pretese della Lega Calcio, sia professionistica che dilettantistica, ma abbiamo troppe volte registrato eccessiva, colpevole indulgenza (la decisione di sospendere il derby romano assunta dal presidente della Lega Calcio nonostante le assicurazioni del Prefetto e del questore di Roma, non lascia dubbi sul peso opprimente del ‘pallone’ sulle Istituzioni).
Quanto è accaduto a Catania è impossibile da catalogare fra le casualità. Quel tipo di attacco premeditato poteva concretizzarsi ovunque, su tutto il territorio nazionale. Le frange teppistiche dei tifosi spesso organizzano scaramucce fra loro solo per provocare l’intervento delle Forze dell’ordine e quindi proditoriamente e premeditatamente concentrarsi entrambe contro di loro. Troppe sono le connivenze e troppo radicata la convinzione che lo stadio sia terra di nessuno. Questo appare ormai evidente anche dalle posizioni espresse dai media sia nell’immediatezza del fatto che nelle ore successive. Questo significa che alcune questioni vanno immediatamente risolte:
- le Società sportive debbono assumersi, una volta per tutte, la responsabilità di rispondere in solido delle spese affrontate dalla comunità per la sicurezza ‘privata’ (come del resto già fanno per i Vigili del Fuoco) e gli oneri dei danni provocati dai loro tifosi, sia alle cose che alle persone, spezzando definitivamente coperture, connivenze, omissioni;
- nel Dipartimento della Ps che predica tolleranza zero, ma di fatto mette in campo personale non adatto e non addestrato alla guerriglia urbana aumentando il rischio per il personale ed emana circolari in cui cataloga come ‘inconvenienti’ da limitare il divieto di svolgimento di incontri di calcio da parte dei Prefetti e delle autorità locali di Ps.
Non possiamo permettere che altri poliziotti muoiano per i miliardari del calcio, né possiamo aspettare che cambi la cultura di questo Paese. E’ necessario superare le manifestazioni di intenti, passare al concreto, a cominciare dalla famiglia del collega Filippo Raciti, alla quale nessuno potrà restituire il marito ed il padre, ma almeno la vedova e gli orfani non debbano preoccuparsi di come arrivare alla fine del mese”.


Sap
“Un poliziotto è morto per una partita di pallone. Non possiamo e non vogliamo accettare una tragedia che poteva essere evitata. La Segreteria generale del Sap ricorda di avere da tempo denunciato la delicata situazione dei servizi di ordine pubblico legati alle partite di calcio e chiede a governo e Parlamento di predisporre soluzioni urgenti.
Da un lato la Polizia di Stato e le altre Forze dell’ordine sono costrette ogni settimana ad impiegare migliaia di uomini per una partita di pallone nella sempre più cronica carenza di organici, di mezzi, di strutture. Dall’altro, la normativa vigente non consente azioni di contrasto realmente efficaci verso le tifoserie violente. Soprattutto, occorre che le Società sportive siano responsabilizzate anche e soprattutto dal punto di vista economico, spezzando quel perverso legame che talvolta esiste con le frange più pericolose del tifo.
Il Sindacato autonomo di Polizia è vicino alla famiglia e ai parenti dell’ispettore Filippo Raciti, strappato ai suoi cari ad appena 38 anni. E’ apprezzabile la decisione della Federcalcio e del commissario Pancalli di sospendere immediatamente tutti i campionati di calcio. Adesso, da parte del governo e del Parlamento ci aspettiamo un segnale forte perché non sta scritto da nessuna parte che le tifoserie abbiano diritto di esercitare violenza contro le Forze dell’ordine e che ogni settimana migliaia di poliziotti e carabinieri rischino di dover morire o finire in ospedale a causa di una partita di calcio”.


Usp
“La Polizia di Stato piange un’altra vittima del dovere, le Istituzioni esternano invece indignazione e lanciano messaggi di cordoglio che cadono inevitabilmente nel vuoto delle coscienze di certi politicanti, indegni di rappresentare il dolore e lo sconforto di chi ha perduto l’affetto di un marito, di un padre, di un figlio. L’ispettore capo Filippo Raciti è stato ammazzato a soli 38 anni, fuori dallo stadio di Catania, senza un motivo comprensibile, o solo perché indossava l’uniforme tanto odiata da quelle bestie prive di cervello che camminano su due zampe e che per sentirsi veri uomini si fanno chiamare ‘ultras’! Negli assassini nesun pensiero per la famiglia di quel poliziotto (lui sì che poteva definirsi un uomo), solo la manifestazione estrema del bieco istinto animale di chi allo stadio si reca esclusivamente per unirsi al ‘branco’ e trovare con la violenza, sfogo alle proprie frustrazioni.
E intanto il ‘teatrino’ della politica torna ad animarsi, inutilmente, attorno ad un fenomeno antico e mai risolto, con il quale debbono confrontarsi quei ragazzi in uniforme che, per quattro soldi di stipendio e con enormi sacrifici, ogni fine settimana vanno allo stadio bardati con scudi e manganelli, con la consapevolezza di essere aggrediti da teppisti inferociti che non faranno nemmeno un giorno di galera, grazie a quelle ignobili leggi garantiste che tutelano tutti, tranne i poliziotti”.

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