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Febbraio-Marzo/2007 - Articoli e Inchieste
Allo stadio
Una storia annunciata
di Loris Burgio

Per chiunque condivida una simpatia, un’amicizia o un semplice rapporto di lavoro deve essere particolarmente difficile accettare ed ascoltare tutte quelle valanghe di parole che si stanno sprecando in questi giorni sui fatti catanesi. I minuti di silenzio si sprecano quasi a voler giustificare il proseguo delle normali attività giornaliere dense di dibattiti e corollati da “tutti che vogliono dire di tutto”.
Quello su cui vorrei riportare l’attenzione non è il rapporto tra il compenso ricevuto ed il servizio prestato (vedi i vari riferimenti agli stipendi dei poliziotti ed il prezzo in vita umana!); chi ha scelto quel mestiere non lo ha fatto solo per lo stipendio. Altre, e ben più profonde, sono le motivazioni che portano un agente, con qualunque grado o qualifica, a scegliere l’operatività in luogo di una sedentaria, forse noiosa, ma certamente più sicura e tranquilla giornata seduto ad una scrivania.
Alcuni di questi uomini “stanno stretti” nel compito che gli viene assegnato e che li fa apparire più burocrati che uomini d’azione... eppure gli uni non avrebbero senso senza gli altri e viceversa: il coordinamento e la sintonia tra gli operativi e l’intelligence è la base per la riuscita di un’azione giudiziaria o di routine.
Ciò nonostante l’amore per la legalità supera la paura del rischio e porta uomini, come l’ispettore ucciso, a scegliere di tornare sulla strada o nel proscenio dei campi sportivi per portare il proprio servizio là dove ritiene essere più utile.
Quello che è accaduto nella splendida cittadina siciliana è l’epilogo di una storia annunciata; gli stessi che anni addietro additarono il decreto Pisanu come lo spauracchio del calcio, il decreto che avrebbe fatto morire il gioco, la vessazione verso le società e i Comuni proprietari degli impianti oggi sono i primi sostenitori del decreto stesso... Ma allora mi chiedo: perché si è dovuto attendere che un poliziotto ci rimettesse la vita?
Nel Belpaese tutti si avvocano il diritto di contraddire e commentare su tutto e su tutti, forse anche questo destabilizza le menti più deboli insediando il concetto che ogni tipo e metodo di disapprovazione è consentito.
Un vecchio adagio recita che “la mamma degli schiocchi è sempre incinta”, proprio per questo forse andrebbero rivisti anche alcuni metodi di diffusione dell’informazione: il pubblicare le foto delle scritte inneggianti contro le Forze dell’ordine equivale a dare loro nuova vita e maggiore eco di quanta ne avrebbero avute con una buona vernice di copertura... ma su questo argomento occorre avventurarsi con cautela per non rischiare di essere tacciati di censuratori della libera informazione. Mi sia però consentita una riflessione su alcune affermazioni che sono transitate in questi giorni, accavallandosi alle ostentate ignoranze dei più, inerenti all’intervento del Papa, o meglio al non intervento, visto che le voci di cui sopra lamentavano la mancanza di un richiamo del Papa ai fatti di Catania.
Credo che si stia veramente raschiando il fondo del barile e che quando non si ha nulla da dire... è sempre meglio tacere.
Bene ha fatto il commissario della Figc a sospendere le partite, ora occorre una voce univoca sulle modalità di intervento per porre fine a “tranquille domeniche di terrore urbano”. I facinorosi sono volti e nomi noti alle Prefetture, la mancanza di regole certe che stabiliscano lo sconto totale della pena pone in serio pericolo l’ordine pubblico e la sicurezza di coloro che lo devono far rispettare. I balordi sono e restano balordi... ma siamo troppo abituati a dividerci in fazioni inventandoci vessilli e ideologie classiste; difatti un balordo che ha perso la vita gettando un estintore contro una camionetta dei Carabinieri è ancora oggi ricordato come martire, l’ispettore Filippo Raciti, invece, andrà solo ad affiancare Emanuele Petri, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Di Cirillo e tanti altri di cui ci siamo già dimenticati!
“Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana” (J. F. Kennedy).

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