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Febbraio-Marzo/2007 - Articoli e Inchieste
Allo stadio
I fatti di Catania
di Tommaso Di Gaudio - Segr. Gen. Prov. Siulp - Novara

L’assurda morte dell’ispettore capo della Polizia di Stato Filippo Raciti, ha riacceso i riflettori dei media sull’annosa ed ormai cronica situazione disastrosa dei servizi di ordine e sicurezza pubblica che ogni settimana la Polizia di Stato e le altre Forze dell’ordine devono affrontare negli impianti sportivi in generale e negli stadi in particolare.
Oltre 10.000 operatori della Pubblica sicurezza, ogni settimana, incidendo fortemente sulla spesa pubblica per il pagamento di straordinari e missioni, devono affrontare situazioni paradossali dentro e fuori gli stadi, nelle scorte di autobus e treni carichi di “tifosi”, che in alcune occasioni si trasformano in vere e proprie orde barbariche che distruggono tutto ciò che incontrano nel loro passaggio.li eventi sportivi, sempre più spesso, diventano il pretesto per scatenare vere e proprie situazioni di guerriglia urbana, ove, sempre più spesso la controparte non è più la tifoseria avversaria ma le Forze dell’ordine. Infatti non è raro registrare una comunità d’intenti delle tifoserie avversarie, che si scontrano sugli spalti per poi coalizzarsi all’esterno verso il nemico comune, il rappresentante dello Stato in divisa. Quello che è accaduto a Catania è allucinante, in quanto la vittima non è giunta in seguito allo scontro tra le fila dei “guerriglieri” e le Forze di polizia, quindi in seguito ad un evento occasionale e non preventivabile, bensì da un atto criminale attuato con premeditazione. Non è assolutamente ipotizzabile che l’attentatore abbia preparato la bomba carta per celebrare Sant’Agata con una “maschiata” anticipata, infatti con intento omicida l’ha lanciata all’interno di un veicolo occupato da servitori dello Stato, per aumentarne l’effetto devastante.
Quanto accaduto a Catania, non deve continuare ad essere letto come singolo episodio, ma più globalmente come eventi frutto di un disagio sociale più ampio che attraversa tutta la nazione. Una riflessione sociologica porterebbe a pensare che più le generazioni di tifosi si allontanano cronologicamente dagli eventi bellici, sconoscendone le atrocità, più lo spirito guerrafondaio insito nell’animo umano emerge insoddisfatto. Sembrerebbe che tali istinti, amplificati dalla politicizzazione del tifo, abbiano trovato naturale sfogo nella provocazione degli scontri dentro e fuori dagli stadi, evidenziando particolare predilezione nell’orientare la propria rabbia verso i rappresentanti dello “Stato oppressore”.
Riteniamo, alla luce di quanto continua ad accadere, che le norme attualmente in vigore siano inefficaci oltre ad essere non pienamente applicate. Eppure, nel giugno 2005, all’indomani della firma apposta dai ministri Pisanu (Interno), Buttiglione (Beni Culturali) e Stanca (Innovazione) su tre decreti anti-violenza negli stadi, in molti gridarono alla svolta.
- Biglietti elettronici con generalità dell’acquirente, sistemi di video-sorveglianza più funzionali, nuove misure logistiche e amministrative. invece, quel complesso di norme, ad un anno e mezzo di distanza si rivela disapplicato.
-Tutti gli impianti con capienza superiore alle 10mila unità sono tenuti a dotarsi di un sistema di video-sorveglianza: gli apparati dovrebbero essere gestiti da una sala apposita, ospitata nel Centro radio per la sicurezza delle manifestazioni sportive. Fondamentale per l’applicazione della normativa che consente l’arresto, fuori dai casi di flagranza, di persone coinvolte in incidenti. Tale misura, necessaria ma già disapplicata per gli stadi oltre i 10mila spettatori, non è prevista per quelli più piccoli come quello che è stato teatro della selvaggia aggressione costata la vita al dirigente della Sammartinese Ermanno Licursi.
- Il terzo e ultimo decreto, prevedeva l’abbattimento progressivo delle barriere tra pubblico e campo di gioco ed al tempo stesso la possibilità di “fronteggiare eventuali criticità contingenti sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica attraverso sistemi modulari e flessibili adattabili alle specifiche circostanze”. In parole povere: stadi “polifunzionali”, più aree di pre-filtraggio e filtraggio degli spettatori, obbligo per le società di utilizzare proprio personale per il “controllo, l’accoglienza e l’indirizzamento degli spettatori all’interno degli impianti”.
Non solo gli stadi restano scomodissimi, con inferriate e fossati, ma rarissimi sono gli stewart e in alcune città siamo a livello di Paese del Terzo mondo. Per quanto ci riguarda lo stadio di Novara come già risaputo è stato dichiarato a rischio elevato. Adesso, si sospende il campionato per tutte le categorie, si minacciano provvedimenti più severi, addirittura l’uso degli idranti per disperdere la folla, ma già sappiamo, noi operatori, che con molta probabilità una volta passata la “buriana”, il potere forte dei Clubs, dettato da proprie dinamiche economiche, tornerà a farsi sentire e verso il quale anche la Fgci cederà, le famiglie italiane volteranno le spalle ed i poliziotti torneranno a rischiare la vita ancora una volta, per una partita di calcio.
Bisognerebbe attivare un serio e costruttivo dibattito politico per affrontare una situazione ormai improcrastinabile nel tempo, in quanto ad ogni campionato si registrano situazioni peggiori, che potrebbero orientarsi verso modifiche ed inserimenti del Codice Penale e di Procedura Penale. Certamente l’Italia non è l’unico Paese che registra questi assurdi fenomeni criminali, ma anziché guardare a quei Paesi che subiscono medesime sofferenze, cercando egoistico conforto, dobbiamo guardare a quelli che le hanno risolte, restituendo dignità allo sport e agli stessi tifosi.
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Il messaggio del Presidente Napolitano

Ecco il testo del messaggio del Presidente della Repubblica, letto nel corso dei funerali di Filippo Raciti dal Capo della Polizia prefetto Gianni De Gennaro:

“Desidero innanzitutto rinnovare l’espressione della mia commossa partecipazione al dolore della moglie, dei figli, della madre, di tutti i famigliari dell’ispettore Filippo Raciti. E’ stata assurdamente stroncata dalla violenza più cieca la vita di un fedele servitore dello Stato, sempre impegnato a garantire il rispetto della legge e la sicurezza dei cittadini.
Sento nello stesso tempo il dovere di rivolgere a lei, prefetto De Gennaro - e, attraverso lei, a tutte le donne e gli uomini della Polizia di Stato - un messaggio di piena e forte solidarietà e vicinanza. Gli italiani debbono essere consapevoli del prezioso servizio che a tutela dei loro diritti costituzionali, e del comune interesse a una pacifica convivenza civile, prestano le Forze dell’ordine, contro cui si è condotta a Catania la vile aggressione che ha avuto per vittima Filippo Raciti.
Ogni torbida orchestrazione di violenza contro le Forze di polizia in Italia va decisamente stroncata.
E affinché ritorni serenità e normalità sui campi di calcio, c’è da attendersi che decisioni severe e comportamenti conseguenti vengano assunti dalle autorità di governo e da tutti i soggetti del mondo sportivo, e che ogni sforzo venga compiuto dalla scuola e dalle famiglie che hanno la responsabilità di educare i più giovani alla cultura della legalità e della non violenza”.

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