SSi chiama Daspu (contrazione di “Das putas”) la griffe di moda lanciata un anno fa da un gruppo di professioniste del sesso di Rio de Janeiro, e si sta già affermando nelle boutiques parigine, dopo la sua presentazione al Salon del settembre scorso per iniziativa di Hervé Huchet, organizzatore della manifestazione.
Egualmente entusiasti delle stiliste brasiliane si sono dichiarati Fifì Chachnil, nota creatrice di moda intima, e persino dell’ipercritico “filosofo della moda” Gilles Lipovitsky, autore de “L’impero dell’effimero”. “Finalmente un fenomeno veramente nuovo nel mondo fashion – ha commentato Lipovitsky –. L’idea di una moda che abbia origine nella prostituzione di Rio suona come una provocazione, un elemento che presta alla società di consumo, vista come eccessivamente capitalista, un tocco di marginalità e di eclettismo”. “La Daspu ha un messaggio chiarissimo, che implica l’autostima delle prostitute di Rio e la lotta per i loro diritti civili e umani”, ha dichiarato Nadine Gonzalez, direttrice di ModeFusion, che rappresenta Daspu in Europa.
Attualmente modelli della Daspu, che si avvale della collaborazione di alcune stiliste brasiliane, sono venduti in sette Paesi. “Per il 2007 – ha annunciato Gabriela Leite, una ex “lucciola” carioca che è tra le fondatrici di Daspu – stiamo preparando due diverse collezioni. Una per il mercato brasiliano, e un’altra per quello internazionale. All’estero quello che facciamo piace molto, ma penso che non siano ancora pronti per i modelli più audaci, quelli che in Brasile hanno maggiore successo”.
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