home | noi | pubblicita | abbonamenti | rubriche | mailing list | archivio | link utili | lavora con noi | contatti

Giovedí, 22/10/2020 - 14:54

 
Menu
home
noi
video
pubblicita
abbonamenti
rubriche
mailing list
archivio
link utili
lavora con noi
contatti
Accesso Utente
Login Password
LOGIN>>

REGISTRATI!

Visualizza tutti i commenti   Scrivi il tuo commento   Invia articolo ad un amico   Stampa questo articolo
<<precedente indice successivo>>
Luglio-Agosto/2006 - Lettere
Le vostre lettere
di

_________________________________________direttore@poliziaedemocrazia.it
___________________________________________________________________

Ancora “secondini”!

Gentile Direttore,
ancora una volta nella trasmissione “La vita in diretta”, andata in onda il 3 maggio scorso su Rai Uno, è stato trasmesso un servizio che riguardava il detenuto Stefano Ricucci. La persona che ha curato il servizio affermava che in carcere lavorano “secondini penitenziari” e “guardie carcerarie”.
Dispiace che a una trasmissione come “La vita in diretta” collaborino giornalisti che ignorano che nelle oltre 200 carceri italiane non lavorano “guardie carcerarie” o “secondini”; bensì appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. “Secondino” e “guardia carceraria” sono spregevoli appellativi, per altro in disuso da decenni, con i quali, fin troppo spesso, la stampa definisce gli agenti che operano nel sistema carcere.
Vorremmo ricordare che la legge 395 del 15 dicembre 1990 (più di 16 anni fa) ha sciolto il Corpo degli Agenti di Custodia (improprio, quindi, anche definirli ancora così) ed ha istituito il Corpo di Polizia Penitenziaria, equiparato a tutti gli effetti alle altre Forze dell’ordine (Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Corpo di Polizia Ambientale Forestale).
Non si tratta solo di una questione di forma, ma di sostanza, dal momento che chi lavora per lo Stato, in un lavoro delicato e pericoloso, è giusto sia trattato da tutti (stampa compresa) com’è nel suo diritto e come lo Stato e la sua stessa dignità di cittadino e di lavoratore s’aspettano.
Il Corpo di Polizia Penitenziaria è una istituzione composta da decine di migliaia di uomini e donne che, nonostante gravi carenze di organico, deficienze di strutture e di mezzi, rappresentano lo Stato nel difficile contesto delle galere.
Sono persone che, statisticamente, in ogni Istituto penitenziario d’Italia, ogni mese sventano circa 10 tentativi di suicidi posti in essere da detenuti. Ma nessuno, tutto ciò, lo dice.
Il loro è un lavoro oscuro, perché quando viene arrestato un pericoloso latitante la vicenda finisce sulle pagine dei giornali, ma tutto quello che accade successivamente è oscuro e non subirà la stessa sorte.
Non comparirà né sulle pagine dei giornali né in televisione: non farà notizia.
Nonostante la cronica carenza di organico e le mille difficoltà operative-strutturali, tra i detenuti, con compiti di sorveglianza e trattamento, 24 ore su 24, 365 giorni l’anno c’è il personale di Polizia Penitenziaria.
Il carcere, oggi, si configura quasi come una discarica sociale, un grande magazzino dove la società, senza eccessive remore, continua a riversare tossicodipendenti, malati di Aids, extracomunitari, malati di mente, pedofili, mafiosi e camorristi, prostitute, travestiti e transessuali, tutto ciò che non si vuole vedere sotto casa e nelle strade. In mezzo a loro, spesso isolato se non dimenticato, il più delle volte giovane, l’agente di Polizia Penitenziaria, che deve rappresentare la dignità e la legalità dello Stato, cioè la legge.
La rappresenta da solo, con la sua divisa, con la sua coscienza professionale, con il suo coraggio, con il suo rischio.
Rappresenta, dunque, la legge, la sicurezza della società, le istituzioni democratiche e repubblicane.
Ed è per questo, per il rispetto che l’intera società deve a queste donne ed a questi uomini con il basco azzurro quotidianamente impegnati in un compito estremamente difficile, che vogliamo essere chiamati in maniera corretta - appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria - e non con vocaboli desueti e vetusti.
Cordiali saluti.
Lettera firmata
Roma

------------------------
Riordino delle carriere!

Gentile Direttore,
sottopongo alla sua attenzione alcune proposte relative al riordino delle carriere che verrà ridiscusso probabilmente nel mese di settembre 2006.
Considerato che i posti a concorso riservato agli appartenenti al ruolo degli ispettori con la qualifica apicale non dovrebbero superare le 1.500 unità per il passaggio nel ruolo direttivo, credo che potrebbero essere così ripartiti:
- 100 posti per commissario riservato ai sostituti commissari in possesso di diploma di laurea di 2^ livello con la formula corso-concorso e successivo corso di formazione della durata di sei mesi, ed un periodo di tirocinio presso una questura diversa della precedente sede di servizio della durata di mesi tre;
- 400 posti per commissario, attraverso concorso per titoli di servizio e colloquio riservato ai sostituti commissari in possesso di laurea di 1^ livello (Scienze Giuridiche, Scienze Politiche ed equipollente);
- 600 posti per commissario, attraverso concorso per titoli di servizio, e due prove scritte (Diritto penale e Procedura penale, Diritto amministrativo, costituzionale leggi di Ps) riservato ai sostituti commissari in possesso di diploma di scuola media superiore; prevedere la partecipazione dei sostituti commissari, sprovvisti di titolo di studio, che dovranno sostenere un pre-esame mediante quiz nelle seguenti discipline: Letteratura Italiana, Storia ed Educazione civica, Geografia, Lingua inglese;
- 300 posti riservati agli ispettori superiori, nonché agli appartenenti del ruolo degli ispettori con 5 anni di servizio e prove scritte, e successivo colloquio;
- 100 posti riservati agli appartenenti del ruolo dei sovrintendenti o personale con 10 anni di servizio, in possesso di laurea di 2^ livello in Giurisprudenza, Scienze Politiche ed equipollente, per titoli di servizio e prove scritte (come sopra), ed infine prevedere la partecipazione anche dei laureati in Psicologia e Lingue e Letterature Straniere, purché abbiano sostenuto presso la Facoltà di Scienze Politiche gli esami di Criminologia o Sociologia della Devianza, o Sociologia del Diritto, Diritto Pubblico ed Istituzioni di Diritto Penale e Procedura Penale, per i laureati in Lingue anziché di Criminologia, Storia delle Religioni.
Possibilità per gli assistenti capo, con 20 anni di servizio, anche in soprannumero essere immessi nel ruolo dei sovrintendenti, con un corso della durata complessiva di mesi tre.
Prevedere per il concorso pubblico per ispettore, il requisito della laurea breve.
Sopprimere la qualifica di vice questore aggiunto e sostituirla con quella di commissario superiore.
Prevedere la promozione a commissario superiore dopo due anni nella qualifica di commissario capo.
Indire il concorso interno per vice ispettore, riservato al personale in possesso di diploma di scuola media superiore con ) anni di servizio.
Grazie per l’attenzione e cordiali saluti.
Sost. Com. Elio De Laurentis
Mantova

<<precedente indice successivo>>
 
<< indietro

Ricerca articoli
search..>>
VAI>>
 
COLLABORATORI
 
 
SIULP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
SILP
 
 
Cittadino Lex
 
Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!
 
 
 
 
 

 

 

 

Sito ottimizzato per browser Internet Explorer 4.0 o superiore

chi siamo | contatti | copyright | credits | privacy policy

PoliziaeDemocrazia.it é una pubblicazione di DDE Editrice P.IVA 01989701006 - dati societari