Romano Prodi? “Posso dire che è un vecchio amico. E’ stato un incontro molto cordiale. Certo, vorrei che l’Italia facesse di più”. A parlare così, in un’intervista a Il Sole-24 Ore, è Paul Wolsowitz, che fino a un anno fa – quando fu nominato alla guida della Banca mondiale – era uno dei più stretti collaboratori di George W.Bush, capofila dei neoconservatori, strenuo sostenitore della guerra in Iraq, da molti aspramente criticato in patria, e niente affatto amato nel resto del mondo, soprattutto in Europa. E la sua designazione venne accolta con il dichiarato sospetto che si trattasse di una manovra del “clan Bush-Cheney-Rumsfeld”. Ora (forse a volte l’abito fa il monaco) nel “falco” di ieri sembrano prevalere i toni riflessivi e aperti di un intellettuale che era stato rettore della John Hopkins University (nel cui Bologna Center aveva insegnato il professor Prodi), e sostituisce ai trionfalismi muscolari del “nuovo secolo americano” un appello alla lotta “contro la corruzione, per vincere la povertà”. In visita di lavoro a Roma, Wolfowitz ha incontrato il presidente del Consiglio, e ha partecipato a una conferenza a porte chiuse in Vaticano.
“Ovunque vado – dice a chi si stupisce per questo ribaltamento di immagine – nessuno mi ricorda le critiche sollevate a Washington, ma la gente apprezza che io sia determinato in quello che faccio, che è lottare contro la povertà, specialmente in Africa”. Uno dei passaggi obbligati per condurre efficacemente questa lotta, assicura, è eliminare, o almeno ridurre, la corruzione. L’altra è, aggiunge, sostenere gli aiuti, “mantenere le promesse”, e la cancellazione dei debiti accumulati dai Paesi più poveri:”La performance dei Paesi donatori deve migliorare, e devo dire che gli Stati Uniti e l’Italia sono due dei ritardatari”. E, con uno slancio da autentico liberal, Wolfowitz ha ricordato “la straordinaria spinta dall’opinione pubblica, da Live8, da figure come Bono e Bob Geldof, molto serie, molto persistenti”.
Per quanto riguarda l’Iraq, quel Paese ha bisogno di assistenza tecnica, e la Banca invierà in particolare degli esperti nella gestione delle risorse petrolifere. “Solo personale volontario”, precisa, ricordando che lì c’è ancora una guerra, la quale però non lo riguarda più direttamente.
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