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Luglio-Agosto/2006 - Interviste
Giustizia minorile
"Penalizzato per eccessiva trasparenza"
di a cura di Simona Mammano

Il 30 gennaio 2006 Antonio Pappalardo, deve andare al ministero di Grazia e Giustizia per il rinnovo del conferimento dell’incarico di dirigente del Centro giustizia minorile per l’Emilia Romagna e Marche. Per prassi, se non è stata fatta domanda specifica di trasferimento o se il dirigente non si è reso responsabile di inadempienze, l’incarico (quadriennale) viene confermato. Pappalardo non si presenta a Roma perché ammalato. La sera stessa gli telefona un collega per informarlo di essere stato trasferito da Torino a Bologna, al suo posto. I giornali in Emilia-Romagna e Marche si occupano del caso. Pappalardo annuncia il ricorso. Arrivano pubblici attestati di solidarietà e di testimonianza da parte di tutti gli Enti che hanno rapporti con il Centro di giustizia diretto dal dirigente. Il Comune di Bologna, i presidenti di Regione e Provincia, difendono il suo operato e la domanda rimane la stessa: perché?
In attesa di sapere cosa ha deciso la giustizia civile sentiamo le dichiarazioni di Antonio Pappalardo.

Quali sono i compiti di un dirigente di un Centro di giustizia minorile e che responsabilità comporta?

Compito dei Centri per la giustizia minorile è la gestione tecnica sia delle strutture che del personale dei servizi. Spetta, quindi, ai Centri la gestione e la manutenzione del patrimonio immobiliare (uffici, centri di prima accoglienza, servizi diurni, comunità ministeriali), così come la gestione del personale che nelle strutture stesse opera.
Accanto a queste funzioni che hanno natura tecnico amministrativa vi è la più complessa funzione di coordinamento e progettazione delle iniziative in campo assistenziale per i minori, il coordinamento delle attività dei diversi servizi che a loro fanno capo con le numerose e specifiche competenze in materia penale minorile, come nei nuovi spazi d’intervento civile che le normative relative alle vittime di violenza sessuale e di sottrazione internazionale di minori hanno riaffidato ai servizi del ministero della Giustizia.
Ma, ancor più rilevante, è il compito di raccordo delle politiche del ministero della Giustizia con quelle degli Enti locali, con i quali è necessario, da un lato determinare protocolli d’intesa operativi, considerato che il Codice di procedura penale minorile prevede l’intervento dei servizi degli Enti locali in uno con quelli ministeriali, dall’altro la razionalizzazione dei tipi e delle modalità d’intervento.
È evidente che una forma di coordinamento efficace rende effettivo l’intervento integrato dei servizi minorili della giustizia con quelli del territorio e, quindi, reale la presa in carico del minore e dei problemi che lo hanno determinato ad una condotta deviante. Le responsabilita’ sono penali o civili a seconda dell’eventuale infrazione: il dirigente gestisce un budget che gli viene assegnato dal Ministero (Dipartimento giustizia minorile)e quindi è responsabile dell’utilizzo dei fondi sia rispetto al Dipartimento di Roma, sia rispetto alla Ragioneria provinciale (ministero dell’Economia), sia rispetto alla Corte dei Conti.

Al momento del suo insediamento, in quale stato ha trovato le strutture carcerarie di sua competenza?

A livello di tutto il sistema (Centro e servizi minorili dipendenti), al momento del mio insediamento (luglio 2002) si scontava un vuoto della dirigenza durato alcuni anni (sede dirigenziale vacante, con direttori ‘reggenti’ che si sono succeduti). Pertanto mancava una ‘politica minorile’ regionale nel settore penale e mancavano, evidentemente, i necessari raccordi interistituzionali con il territorio (ecco il perché dei tanti protocolli d’intesa siglati durante i miei primi anni di direzione.
Per quanto riguarda le strutture tutti i servizi minorili erano ubicati in fabbricati vecchi e fatiscenti. Col mio arrivo, dicembre 2002, si avvia la tanto attesa ristrutturazione generale del complesso demaniale del ‘Pratello’ (il carcere minorile di Bologna n.d.r.), già finanziata da tempo dal Ministero ma che non riusciva a partire.

Il Pratello di Bologna in questi anni è stato al centro dell’attenzione per le iniziative promosse all’interno della struttura a favore dei minori ce le vuole descrivere? Quanto è necessaria la collaborazione del direttore della struttura, la sua sensibilità e motivazione per metterle in atto?

All’interno del carcere minorile si svolgono oggi diverse attività alcune delle quali, come quella del teatro gestita dal regista Paolo Billi, hanno un forte impatto sia interno che esterno. Ciò è reso possibile dalla fortunata contingenza di proficui incontri tra il dirigente del centro, la direttrice del carcere minorile (Paola Ziccone) e un regista, fortemente motivati e determinati, nonostante infinite difficoltà, a realizzare tutte le attività programmate anno per anno.I tagli, consistenti e progressivi realizzati da Roma ai danni dei Centri giustizia minorile durante l’ultima legislatura, ci hanno costretto ai salti mortali. Siamo riusciti solo grazie alla straordinaria sensibilità degli Enti pubblici e privati dell’Emilia Romagna.

Ci parli della sua rimozione. Qual è la ragione ufficiale del Ministero e quale quella reale, a suo giudizio?

Motivazioni ufficiali non ne esistono. L’attuale normativa prevede che i dirigenti di seconda fascia (quindi amministrativi, non di nomina politica) abbiano, all’interno di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, degli incarichi ‘a termine’ per la direzione di un ufficio dirigenziale. Finito tale periodo, il rinnovo nel medesimo ufficio o un eventuale spostamento in altro è regolamentato dai vigenti contratti collettivi di settore, normativa contrattuale che, nel mio caso, l’Amministrazione ha violato in più punti. Basti vedere che tra tutti i dirigenti periferici, l’unico ad essere spostato in altra regione contro la volontà dell’interessato sono stato io. Il collega che io dovrei sostituire a Torino aveva chiesto il trasferimento per Roma.

In base alla sua esperienza, svolgere i propri compiti non solo in maniera burocratica, ma facendo sì che ci sia un reale cambiamento positivo, cosa che i Ministeri auspicano sulla carta, penalizza?

Nel mio caso, lavorare con passione e motivazione e con la massima trasparenza, nei confronti dell’utenza, del personale, del Ministero, della Regione e degli Enti locali, mi ha penalizzato perchè la gestione Castelli non ha gradito, appunto, tale trasparenza. In altri termini, secondo il Ministero, alle Commissioni politiche sociali di Comune e Provincia che venivano in visita ispettiva avrei dovuto raccontare frottole e non mostrare la situazione per quello che era. I locali, anche quelli per il soggiorno e il pernotto dei minori ospiti, erano fatiscenti, perchè il mio capitolo di bilancio relativo alla manutenzione ordinaria era oltremodo in passivo a causa dei selvaggi e irrazionali tagli realizzati dal Ministero negli ultimi 5 anni. Detta in altri termini, secondo la gestione Castelli ‘i panni sporchi si lavano in famiglia’.

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