La risposta violenta non fermerà i terroristi, neanche uccidendo o catturando bin Laden in persona (o, come è accaduto, al-Zarkawi): da morto Osama sarebbe un martire e una leggenda, in prigione un sogno, quello di migliaia di musulmani che vorrebbero liberarlo. “Bin Laden [e con lui anche la sua creazione al-Qaeda] è diventato una metafora. È ora molto più di una persona o di un gruppo armato. È diventato il simbolo dell'odio antioccidentale”.
“La democrazia e una corretta distribuzione delle ricchezze in Medio Oriente e nel Terzo Mondo fermerà i terroristi. La pace in Palestina fermerà i terroristi. L'impegno serio dell'Occidente inteso come vicinanza alle popolazioni che soffrono e fermezza contro i violenti fermerà i terroristi. Se accettiamo che gli americani massacrino civili inermi in Iraq, come risposta al massacro di ragazzi americani (civili e militari) da parte di attentatori vigliacchi, se accettiamo che i cristiani vengano uccisi nel Darfur solo perchè cristiani, e che paesi come l’India con la scusa di “combattere il terrorismo” tramite le unità speciali facciano torturare a discrezione anche i civili (musulmani) del Kashmir”, il terrorismo si alimenterà e distorcerà le ingiustizie evidenti del nostro (imperfetto) mondo.
Se il presidente egiziano Hosni Mubarak dopo la “guerra al terrorismo” dichiarata da Bush ha immediatamente colto l’occasione per rafforzare la sua posizione diminuendo la percezione dei diritti civili, facendo sapere ai suoi contestatori (passibili di accusa di terrorismo) che: “Chi compie atti di terrorismo non può invocare i diritti umani” qualcosa non funziona. Quando J. Burke testimonia: “nel gennaio 2002 ho visitato l’ambasciata tunisina a Londra, mi è stata mostrata una lista di ‘estremisti musulmani residenti nel Regno Unito, presumibilmente in contatto con bin Laden’. La lista comprendeva noti dissidenti, in gran parte di sinistra, che i tunisini cercavano di mettere a tacere da un decennio e più”, si capisce anche cosa non va.
Lotte di potere internazionali ed interne ai singoli paesi, economia, interessi geostrategici, accesso alle risorse, popolazioni alla fame, assenza di diritti civili ed umani, scontri di civiltà e civiltà allo scontro, guerre di religioni: tra conversioni occidentali e divieti di apostasia, tutto entra in gioco nella guerra tra regimi arabi al potere, occidente e terrorismo. In mezzo c'è l'Islam che, come il fazzoletto del “ruba bandiera”, viene strattonato da tutti i contendenti, tra chi lo vuole moderato, chi fondamentalista, chi lo secolarizza e chi lo rende politico.
Tutti gli attori della “guerra al terrorismo” sono in lotta per la supremazia, quella materiale, però, non spirituale come vorrebbe qualsiasi religione: tutti pensano ad accaparrarsi l'“aldiquà”, nessuno è interessato all'aldilà.
Banale verità... però, adesso, chi gliela dice ai jahidisti?
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