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Luglio-Agosto/2006 - Articoli e Inchieste
Dossier
Finanziare il terrorismo
di Leandro Abeille

Il terrorismo costa, non come mantenere uno Stato ed un Esercito regolare ma è comunque dispendioso. L’attentato contro le ambasciate americane in Kenia e Tanzania è costato intorno ai 30.000 dollari, quello contro la Uss Cole 10.000, e quello contro il Wtc poco meno di 500.000. Spiccioli, che richiedono però un approvvigionamento.
La forma più sicura di finanziamento (comune a tutti i gruppi terroristici islamici), è la zakat, l’elemosina legale, molto praticata dalle comunità islamiche sparse in tutta Europa, dalla quale al-Qaeda (e non solo), ha ricevuto sempre molti fondi che, invece di finire ai poveri come prescrive il dettame religioso, arrivano nelle casse di Osama & Co.
Come rileva il pm antiterrorismo Dambruoso [la zakat è] “un gesto spontaneo identico a quello fatto nelle nostre chiese e santuari. Con quel denaro i responsabili del luogo di culto aiuteranno persone in difficoltà… oppure lo stesso denaro, entrerà con assegni a molti zeri, nelle organizzazioni armate senza che nessuno si accorga dell’illegalità”.
Perfino il sistema del credito non fa eccezione: su ogni transazione economica, le banche islamiche applicano la zakat, “deducono una somma adeguata, pari al due per cento del patrimonio personale, e la versano a organizzazioni filantropiche islamiche. Le somme destinate alla zakat non vengono registrate in bilancio e quindi restano non rintracciabili; inoltre, tutte le registrazioni contabili sono distrutte appena completate le transazioni”.
Esistono altre fonti di finanziamento:
1) Al-Qaeda ha accesso al patrimonio personale di Osama bin Laden (e viceversa), stimato in circa 250-300 milioni di dollari. Inoltre, si sospetta che qualcuno, tra le decine di fratelli e sorelle di Osama, finanzi personalmente il congiunto.
2) Fondi esteri originariamente destinati alla guerra di liberazione (esauriti). Nonostante si creda comunemente che al-Qaeda si sia formata con soldi americani, ben pochi dollari sono arrivati a bin Laden. “Sarebbe stato impossibile data la struttura di finanziamento che il generale Zia ul-Haq, che aveva preso il potere in Pakistan nel 1977, aveva istituito. Una condizione della cooperazione di Zia con il piano americano di fare dell’Afghanistan il ‘Vietnam dei sovietici’, era che tutti i finanziamenti americani alla resistenza afghana venissero fatti passare attraverso il governo pachistano, che in pratica significava l’ufficio afghano dell’Inter Services Intelligence (Isi), il servizio di spionaggio militare. I finanziamenti americani, che andavano esclusivamente ai gruppi di mujaheddin afghani e non ai volontari arabi erano integrati dal denaro del governo saudita e da immensi fondi raccolti dalle moschee, dagli istituti di beneficenza non governativi e da donatori privati in tutto il mondo islamico. La maggior parte delle opere benefiche di base nel Golfo operanti oggi sono state fondate in quel periodo, allo scopo di raccogliere denaro o inviare fondi governativi agli afghani, civili e combattenti”.
Attraverso i funzionari dell'Isi, soprattutto i soldi dei benefattori del Golfo raggiungevano i volontari arabi e di conseguenza chi quei volontari li gestiva: Osama bin Laden. I volontari arabi non si resero mai conto di combattere una guerra per procura, lo stesso bin Laden affermò: “Io e i miei fratelli non abbiamo visto nemmeno una prova dell’aiuto americano”. L'America aiutava i mujaheedin per ricambiare ai russi “il favore” ricevuto durante la guerra in Vietnam, mentre i sauditi aiutavano i mercenari (questo è il termine corretto in quanto erano regolarmente pagati per fare una guerra in un paese estero) arabi per garantire l'espansionismo religioso.Un ex mujahedin ha ammesso a Loretta Napoleoni: “la Jihad antisovietica era tenuta in vita dai soldi degli arabi indipendenti: abbiamo vinto la guerra grazie a loro”.
3) Contributi delle organizzazioni islamiche in Occidente (bloccati). I rapporti economici finanziari di al-Qeda coinvolgono centinaia di persone dai gruppi legati agli “ulema” sauditi più oltranzisti, ai Fratelli Musulmani, ai ricchi uomini d'affari del Golfo, fino ad insospettabili benefattori arabi che vivono e lavorano in Occidente. Un uomo d’affari saudita ha dichiarato a due giornalisti del Financial Times: “Perché non dovremmo dare i soldi per il kashmir e la Cecenia? I musulmani sono maltrattati in quei luoghi e la gente non chiede dove finisce il denaro. Si tratta di difendere i nostri fratelli”.
Le donazioni monetarie per al-Qaeda (non necessariamente verso bin Laden) sono effettuate tramite l’Hawala, un sistema di pagamento anche internazionale, di derivazione tribale, che si basa sulla fiducia e la fratellanza (religiosa): una sorta di sistema interbancario virtuale.
Una quantità di oro, pietre preziose o altri valori, viene depositata in una agenzia di un paese islamico collegata ad una rete che assicura (con una commissione del 5 – 15%), il pagamento del controvalore in una qualsiasi altra agenzia del mondo. Secondo il Dipartimento di Stato americano, sono circa ottanta milioni di dollari l’anno che transitano con questo sistema.
Il sistema dell'Hawala funziona ventiquattro ore al giorno, per sette giorni alla settimana, per 12 mesi l'anno; spesso basta una telefonata un fax o una e-mail perchè i soldi arrivino a destinazione. “E’ meglio della Western Union […]. Non c’è bisogno di presentare un documento di identità, le commissioni sono più basse e il servizio è più rapido”.
Al-Qaeda collabora inoltre con numerose mafie internazionali e locali, per il riciclaggio di denaro sporco proveniente dal commercio dell'oppio (almeno fino al 2000), con attività lecite, Osama aveva, ad esempio, preso il controllo del mercato del miele, un prodotto apprezzato e vendutissimo tra gli arabi; pare trafficasse in pietre preziose. Tra i documenti rinvenuti in Afghanistan, vi sono alcune mappe delle miniere nella Valle del Panshir; si trattava di miniere di smeraldi estratti dalle montagne e poi, secondo gli analisti, rivenduti nei mercati paralleli dell’Asia.
Anche quando il finanziamento delle cellule terroristiche non arriva direttamente da bin Laden o da altri benefattori, chi volesse partecipare alla lotta attua forme di auto-finanziamento, entrando nel ricco mondo della microcriminalità. A volte, invece, il welfare europeo gli da una mano: “Per esempio nella Moschea di Finsbury Park, a Londra, si possono acquistare passaporti e carte di identità che danno diritto a richiedere l’assegno di disoccupazione. Reda Hassin, un giornalista algerino che vi si è infiltrato, riferisce che se si è in possesso di documenti di identità falsi è possibile ricevere un sussidio di cinquanta sterline alla settimana oltre a farsi pagare con denaro pubblico l’affitto di una camera o di un appartamento nelle case comunali; poiché la stessa persona può ottenere diversi documenti falsi, questo stratagemma può diventare molto redditizio”.
Le regole di gestione per i membri di al-Qaeda sono semplici quanto efficaci:
- divisione dei fondi operativi in due parti: una parte sarà investita in progetti che offrono ritorno finanziario e l’altro sarà conservato e non esaurito, se non durante le operazioni;
- non immettere fondi operativi in un unico luogo;
- non comunicare ai membri dell’organizzazione l’ubicazione dei fondi;
- avere una corretta protezione durante il trasporto di grande ammontare di soldi;
- non lasciare soldi ad alcun membro e spenderli come necessario.

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