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Marzo/2012 - Immagini e Cultura
Afro. Il periodo americano
di Giulio Sarchiola

Mart, Rovereto
dal 17 marzo 2012 al 8 luglio 2012


In occasione dei cento anni dalla nascita di Afro Libio Basaldella il Mart ha deciso di dedicare una mostra al suo “periodo americano”, dal 1948 al 1968. Nel 1948, il trentaseienne pittore di Udine, fu presentato alla gallerista Catherine Viviano, che stava aprendo uno spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea italiana sulla East 57th Street di New York. Afro colse così l’occasione per evadere da una scena nazionale in cui avvertiva un forte conformismo. In quel periodo stava sperimentando una personale revisione di cubismo, surrealismo e metafisica. Era una pittura astratta, che rifiutava di prendere posizione tra i gruppi di tendenza attivi in Italia, e cercava invece di aprirsi al confronto con un ambito internazionale. Il risultato di questa sperimentazione arrivò e si concretizzò nella migliore produzione del pittore realizzata attraverso una serie di gallerie e istituzioni americane. L’esposizione, che comprende 39 opere, ci mostra quindi questo periodo della sua vita, attraverso opere molto poco viste in Italia, perché conservate quasi tutte in musei statunitensi, canadesi e brasiliani. Questo periodo tra l’altro è considerato il più florido e importante per la produzione del’artista e pone le basi per la sua notorietà internazionale. A New York, nel gennaio del 1950, Afro espone alla mostra “5 Italians Painters” alla Catherine Viviano Gallery, insieme a Corrado Cagli, Renato Guttuso, Ennio Morlotti e Armando Pizzinato. La critica del New York Times Aline B. Loucheim definisce il lavori di Afro in questo così: “Afro è il più sereno dei cinque. Il trattamento astratto di temi come la “Sfinge” e “San Martino” possiede una qualità poetica, una rara dignità. Il blu-nero inchiostro e i tenui rosa lampone evocano i mistici passaggi cromatici di un affresco di Piero della Francesca. Tutto questo rimanda, ovviamente, alla Scuola di Parigi. Ma presenta personali tratti di vivacità, vigore, letizia e un’irresistibile concentrazione sulla pura bellezza visiva.” Successivamente a maggio Afro espone di nuovo alla Viviano Gallery ma questa volta con una personale, la sua prima oltre oceano. Le opere della mostra sono realizzate tra il 1948 e il 1950 e sono in seguito acquistate da importanti musei americani, come la Albright-Knox Art Gallery di Buffalo, la Barnes Foundation di Philadelphia e il Cincinnati Museum of Art. La mostra del Mart documenta estesamente questo snodo fondamentale della pittura di Afro, con opere come “Concertino”, “La Dormeuse”, o “Dispetto” (tutti del 1948). “Dispetto”, in particolare, è un’opera importante, perché, come nota Adrian R. Duran nel testo in catalogo, “rivela la persistente influenza di Picasso, disponendo le forme centrali su uno sfondo liberamente geometrico, elaborato con ampie pennellate”. Un successiva personale sempre nella stessa galleria, nel 1952, segnala una nuova svolta nella pittura di Afro, che si allontana dai toni smorzati degli anni Quaranta e sviluppa uno stile maturo, riccamente cromatico e fortemente espressivo. La “Composizione astratta” del 1952, proveniente dallo Smith College Museum of Art di Northampton e mai uscita da questa sede prima d’ora, è una straordinaria documentazione di questo periodo. Nel 1955, Afro diventa uno degli artisti italiani più noti negli Stati Uniti, come testimonia la sua partecipazione alla grande collettiva del MoMA “The New Decade: 22 European Painters and Sculptors”. Verso la fine degli anni 50 arriva un’ulteriore conferma del suo successo, l’invito, da parte delle Nazioni Unite a Parigi, a partecipare al progetto di decorazione dell’edificio, che vedeva coinvolti grandi artisti come Karel Appel, Jean Arp, Alexander Calder, Sebastian Matta, Joan Mirò, Henry Moore, Isamu Noguchi, Pablo Picasso e Rufino Tamayo.

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