La presidente
Mercedes Bresso, è una
delle poche donne in Italia alla testa
di un governo regionale. “In Italia abbiamo
ancora una società disorganizzata, senza
regole, e questo nuoce anche allo sviluppo
della democrazia”
Mercedes Bresso arriva. Col sorriso sulle labbra. Malgrado le polemiche, la vittoria del centro-sinistra, per quanto di misura, è assicurata. Certo per le donne questa tornata elettorale non è stata splendida “Ancora non abbiamo i dati precisi ma sembra siano andate maluccio” ammette a denti stretti. Affrontando un tema che le sta a cuore. Eletta lo scorso aprile con lo schieramento del centro-sinistra, Mercedes Bresso è una delle poche donne in Italia presidenti di regione. Dal suo ufficio con vista sulla centralissima piazza Castello, la presidente della Regione Piemonte, una delle donne in ascesa nel panorama politico italiano, affronta lo scenario del Piemonte del post-Olimpiadi e le sfide ad esso connesse. Dai ricordi alle aspettative, la difficile gestione del territorio un tempo sede del regno sabaudo e oggi regione al centro dell’Europa. Come lei stessa, che è anche europarlamentare, ama vedere il Piemonte. Un Piemonte che la presidente Bresso vorrebbe vedere più aperto verso le donne e le nuove realtà degli immigrati e, anche, più verde. Con una presa di posizione in controtendenza in appoggio delle energie rinnovabili. E a favore di una più adeguata gestione dei tempi di lavoro. Non a caso il Consiglio Regionale che, ricorda “si sa quando inizia ma non si sa mai quando finisce” incombe in coda all’intervista.
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Presidente, quali sono le potenzialità che I Giochi Olimpici hanno offerto al Piemonte?
Ritengo sia fondamentale la grande visibilità che non solo Torino ma l’intero territorio piemontese hanno avuto dai Giochi Olimpici. Non si tratta di una visibilità fine a sé stessa ma del fatto che lo straordinario cambiamento del rinnovamento urbano e della qualità della città e del territorio, che ha cambiato faccia, sia reso percepibile al resto del mondo che conosceva poco Torino ed il Piemonte.
I visitatori, per il modo in cui la sicurezza è stata garantita, non si sono sentiti oppressi e hanno apprezzato il fatto che siamo riusciti a coniugare una gestione soft dell’evento con delle efficienze forti.
Quali sono i progetti a livello turistico e di immagine che possono garantire al Piemonte una posizione di rilievo come meta turistica anche dopo le Olimpiadi?
Rimane aperta la partita della fondazione post-olimpica che ha in cantiere grandi eventi sportivi e non solo. Penso ad esempio agli eventi specifici relativi agli sport invernali con tutto il corollario di scuole sportive, centri di allenamento non solo per gli atleti di èlite ma anche come preparazione ed avviamento allo sport per tutti.
Al di là delle opportunità che intendiamo sfruttare dal punto di vista sportivo intendiamo sfruttare la nuova visibilità del Piemonte potenziando e valorizzando luoghi di grande attrattiva come Venaria e le regge sabaude in modo che ci sia un potenziamento dell’offerta turistica anche in termini di qualità.
Intendiamo inoltre potenziare le tecnologie dell’idrogeno e la ricerca connessa, come anche il settore delle costruzioni.
Auspicherebbe un Piemonte verde, all’avanguardia nel rispetto dell’ambiente e dello sviluppo di tecnologie eco-compatibili?
Queste tematiche sono ineludibili ormai. Bisogna puntare sulle energie pulite come il solare, l’eolico, l’idrogeno e le biomasse. Le attività di ricerca, per fare in modo che queste energie diventino sempre più sfruttabili e di ampio utilizzo, sono fondamentali. Intendo, a tale proposito, concentrarmi sul potenziamento delle nuove tecnologie connesse alle energie rinnovabili di cui c’è un gran bisogno.
Le tematiche delle pari opportunità le sono sempre state a cuore. Come riequilibrare la rappresentanza di genere all’interno della politica specie alla luce della bocciatura delle quote rosa?
La questione esiste sempre. Il tema vero è lavorare per favorire la presenza femminile nell’ambito della politica ma non solo. Si tratta di spingere affinché ci siano candidature adeguate in tutti i tipi di elezioni e fare in modo di sviluppare adeguate politiche per la famiglia che tengano conto del doppio peso che, spesso, le donne hanno sul lavoro e a casa. Per questo occorrono le infrastrutture di supporto necessarie.
Bisogna evitare le “fughe in avanti” che si avrebbero se alle quote rosa non si unisse un cambiamento culturale che riconosca maggiormente le potenzialità delle donne nel mondo del lavoro, delle imprese e anche in politica. Penso ad esempio ai servizi offerti dagli asili nido o alle varie politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro. C’è poi una questione di organizzazione del lavoro in Italia, o meglio di mancanza di organizzazione per cui spesso si sa quando si inizia e non si sa quando si finisce e questo influisce molto sulla vita familiare delle persone. Sono membro del Comitato delle Regioni in Europa e nelle sedi degli organismi europei, anche se i tempi sono serrati, si finisce di lavorare alle 18.
In Italia abbiamo ancora una società disorganizzata che non si dà regole e questo impedisce anche la piena attuazione della democrazia.
Il congedo di paternità. In altri Paesi europei una realtà minore ma in aumento, in Italia un tabù assoluto. Perché?
Anche in questo caso occorre un cambiamento culturale.
A livello formale il congedo di paternità esiste ma sono molto pochi gli uomini che lo sfruttano. Questo perché nella società ancora si pensa che la funzione di cura e di educazione dei figli sia esclusivo compito della donna. Mi viene in mente una donna ministro svizzera che raccontava di come il marito ha scelto di stare a casa ad accudire i figli per agevolarla nel suo nuovo incarico. In passato era stata lei a rimanere a casa e ora è toccato al marito.
Piemonte terra di tradizione e di recente immigrazione. Due realtà conciliabili?
Sì, ritengo che siano assolutamente due realtà conciliabili. Bisogna aumentare la cultura dell’accoglienza per fare in modo che ci sia più innovazione e mescolanza che genera dinamismo e ricchezza. La grande forza degli Stati Uniti, ad esempio, è stata quella di aver sempre accolto gli immigrati.
Tempo fa una ragazza marocchina a Torino è stata oggetto di violenze da parte dei suoi connazionali perché “colpevole” di essersi fidanzata con un italiano. Non c’è il rischio che, nel nome del rispetto delle altre culture, si calpestino i diritti individuali?
Da questo punto di vista sono un po’ “francese”. I diritti individuali, delle persone, devono essere sempre e comunque riconosciuti. Ad esempio, per quanto riguarda il velo, ritengo importante distinguere fra una scelta fatta da giovani donne e l’imposizione di un certo codice vestimentiario che a volte viene fatta sotto la pressione della famiglia e della comunità.
Dopo tangentopoli sente ancora il bisogno di moralità nella politica? Come educare alla legalità e far ritrovare alla gente il rispetto nei confronti delle istituzioni?
La questione della moralità nella vita pubblica si sente sempre. Non si tratta solo di evitare furti o concussioni anche perché con gli anni c’è, da un lato, meno potere della burocrazia e dall’altro un maggior controllo sui pubblici ufficiali. Si tratta di legalità nel senso più ampio del termine. Spesso è un optional pagare le tasse o ricordarsi di chiedere lo scontrino fiscale o fare la fattura. L’educazione, anche se può risultare noiosa, è fondamentale in modo che, anche in questo settore, si arrivi ad un cambiamento culturale in modo che non si pensi più che a pagare tocchi sempre agli altri.
Quali sono le persone che ammira e che l’hanno ispirata?
Dal punto di vista personale sicuramente mio padre. Ho ammirato molto Einaudi e i rappresentanti del socialismo liberale come Rosselli e Gobetti e i grandi laici come La Malfa o ancora Ciampi che trovo straordinario nel gestire la complessità della situazione italiana. Voglio ancora citare una grande personalità come Napolitano e i grandi europeisti come Spinelli.
Che ricordi ha del Piemonte di quando era bambina?
Senz’altro un ricordo forte è la Torino industriale in cui tutto era inquinato. Mi ricordo dei fumi che avvolgevano ad esempio corso Regina Margherita, tutta l’intera città era affumicata e questo per una persona che ha a cuore l’ambiente, è un ricordo molto forte. Poi la povertà delle Langhe, posti bellissimi ma all’epoca poveri e desolati.
Non è vero che in Piemonte non è cambiato nulla negli anni, anzi.
Guardando al futuro. Tre suoi desideri per il Piemonte.
Prima di tutto auspico che il Piemonte sia più generoso. I piemontesi hanno tante buone qualità ma tra queste non c’è necessariamente la generosità. Per andare avanti è fondamentale essere inclusivi e aperti.
Poi vorrei che il Piemonte sfrutti davvero le enormi potenzialità nel campo della ricerca che finora ha sfruttato poco. Ricerca e innovazione sono potenzialità troppo importanti per il futuro.
Infine spero che sappia integrarsi con le Regioni transfrontaliere in modo che non sia la Regione in alto a sinistra dell’Italia ma al centro dell’Europa.
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Chi è Mercedes Bresso
Nata a Sanremo il 12 luglio 1944, vive a Torino ed è sposata con Claude Raffestin, geografo ed esperto di Ecologia umana e Scienze del paesaggio.
Eletta nelle consultazioni regionali dell’aprile 2005, lista regionale “L’Unione per Bresso”, è Presidente della Regione Piemonte con delega alle politiche istituzionali, relazioni internazionali, coordinamento delle politiche comunitarie, cooperazione internazionale e politiche per la pace, comunicazione, coordinamento ed indirizzo degli enti strumentali, delle agenzie e delle società partecipate coordinamento Olimpiadi.
E’ membro dell’Ufficio di Presidenza del Comitato delle Regioni dell’Unione Europea, il Parlamentino dei poteri locali europei.
Nell’ambito della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome, è coordinatrice della Commissione Affari Internazionali e Comunitari ed è presidente dell’Associazione italiana del Consiglio dei Comuni e Regioni d’Europa - Aiccre.
Iscritta ai Democratici di Sinistra è membro della Direzione nazionale.
Dal giugno 2004 è stata parlamentare europeo ed è stata Presidente dell’Unione delle Province piemontesi.
Dal 1985 al 1995 è stata Consigliere regionale, eletta indipendente e dal 1994/95 Assessore regionale alla pianificazione territoriale, ai parchi e alle risorse idriche.
In ambito internazionale ha ricoperto la carica di Presidente fondatore della Fmcu (Federazione mondiale Città unite); Presidente della Cafi (Conferenza transfrontaliera delle Province e Dipartimenti delle Alpi Occidentali); Presidente della reteMetrex (Rete delle aree metropolitane europee), professore di istituzioni di economia presso il Politecnico di Torino, ha insegnato a Pavia, Udine e all’Università di Torino. Esperta di economia dell’ambiente, ha insegnato questa disciplina in numerose Università e corsi in Italia e all’estero.
E’ autrice di numerosi articoli e pubblicazioni a carattere scientifico, libri e saggi tra cui “Per un’economia ecologica” e “Pensiero economico e ambiente” e si è anche occupata di economia agraria e di economia del turismo.
Per il suo impegno in campo ambientale nel 1995 è stata insignita del premio “Airone d’oro”.
Nel tempo libero è appassionata di letteratura, musica e arte. Ama moltissimo il nuoto e le passeggiate in montagna e nei boschi.
NELLA FOTO: Mercedes Bresso
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