Le guerre dipendono dall’economia: nascono, si prolungano e finiscono sempre per motivi economici. Dopo il crollo del muro di Berlino, tutta l’economia mondiale dipende dal mercato e di conseguenza, anche la guerra dipende dal mercato.
È, in definitiva, il mercato che decide quanta percentuale del PIL di uno stato va alla difesa; se le casse statali sono piene, la difesa ne giova, se sono vuote, ne risente. Dappertutto, anche in quei paesi dove l’esercito è al comando o nei regimi non democratici. In sostanza, le guerre si fanno per i soldi ma non si fanno senza soldi. L’assioma non è cambiato dal tempo in cui si combatteva con archi e frecce fino ad oggi, il tempo delle armi “intelligenti” e degli eserciti “sponsorizzati” o che vendono il loro “surplus” tramite internet.
L’economia di mercato ha bocciato i mercenari classici come anti-economici, provocandone la scomparsa, ma siccome come nella chimica “nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma”, ha fatto nascere una nuova figura professionale, i cosiddetti: contractors (termine che definisce sia l’“azienda” che il singolo dipendente). Se il mercenario classico combatteva al posto di un esercito il contractor moderno addestra un esercito locale, se gli eserciti della I e della II guerra mondiale erano “logisticamente autarchici” adesso i contractor assicurano trasporti, casermaggio, riparazioni. Molti servizi che un tempo erano garantiti al proprio interno, al giorno d’oggi, vengono appaltate all’esterno, succede in Italia con le forze dell’ordine, succede con l’esercito ed in maniera maggiore con forze armate straniere.
I contractors sono aziende operanti nel settore privato, dei servizi militari e di sicurezza. Tecnicamente definite compagnie private di sicurezza (PSC) o compagnie private militari (PMC), utilizzano consulenti ed ausiliari per gli eserciti o per i governi sia nazionali che stranieri. Le PSC sono impegnate nella fornitura di servizi di sicurezza per il settore pubblico e privato in zone ad alto rischio, le PMC sono caratterizzate da attività di supporto all'esercito che vanno dalla sorveglianza armata delle basi, alle pulizie delle camerate.
Con la guerra in Iraq, si è visto il boom di queste compagnie che sono il terzo fornitore di personale dopo gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. L'Economist (7 Aprile 2204) riporta di circa 15.000 civili impiegati presso queste agenzie nel solo in Iraq, senza includere i tecnici della ricostruzione delle infrastrutture irachene. Di queste 15.000 persone solo 6000 sono guardie armate.
Un’attività molto lucrativa, si paga per l'esperienza professionale accumulata da questi consulenti, di solito ex membri di corpi speciali dell'esercito o delle polizie di tutto il mondo. Sempre l'Economist (25 marzo 2004) riferisce di un giro d'affari che è salito dai 120 milioni di dollari, prima della guerra, fino a un miliardo di dollari del dopoguerra. Un consulente specializzato, di un'agenzia di sicurezza può costare fino a 5000 dollari al giorno, mentre, un normale impiegato può guadagnare dei 3000 ai 30.000 dollari al mese.
Sembrano delle cifre poco commisurate agli stipendi dei soldati regolari, in realtà rappresentano un risparmio notevole per le casse degli stati nazionali, soprattutto nelle missioni all’estero. Addestrare un soldato, pagare per le armi, i viaggi, il fondo pensione, le ferie, gli alloggi, il vitto, le divise, per poi metterlo di guardia ad una base, rappresenta un pessimo affare; meglio, appaltarlo ad un'agenzia di sicurezza privata. Come succede anche in Italia, con l’appalto della sicurezza delle caserme agli istituti di vigilanza.
Con l'evoluzione del soldato dalla leva al professionismo, alcuni compiti, che erano prima svolti dai cosiddetti “marmittoni”, ora devono necessariamente passare ad agenzie private, per lasciare il soldato al suo compito primario: combattere. Non è più possibile immaginare che, un soldato professionista, pagato come un qualsiasi altro dipendente statale, faccia la guarda ad un fusto di benzina o scavi buche al solo scopo di ricoprirle.
L'evoluzione, non è solo quella della vita militare, ma anche della tecnologia militare, che si è sempre più specializzata e complicata, per questo, sempre più spesso, all'interno dei settori Hi-Tech militari sono presenti tecnici civili di supporto. Gli eserciti stanno cambiando, non è pensabile che alcuni compiti non si trasformino con essi.
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