Il problema non
è tanto in che modo
chiamarli, ma piuttosto quello
che fanno: le Private Military (e Security)
Companies, che sembrano destinate
ad ampliare il loro ruolo, si trovano
ancora in una sorta di limbo giuridico
Il mercenario è “il soldato che offre i suoi servigi per denaro” (Enciclopedia generale "Compact" De Agostini).
Il soldato è “colui che esercita l'arte della milizia, chi serve lo Stato nell'esercito: il quale servizio era fatto in Italia da truppe che comandate da un capo stavano al soldo cioè agli stipendi di uno stato, signoria o repubblica, nei secoli XV e XVI, prima che sorgessero gli eserciti permanenti” (vocabolario della lingua italiana Zingarelli).
Queste due definizioni potrebbero sembrare molto simili, in realtà, nel corso dei secoli al significato semantico delle parole, si è aggiunto un significato consuetudinario ed allora, il mercenario è quello che “combatte una guerra, servendo un esercito straniero per soldi”. E’ proprio la compensazione (economica) lo spartiacque culturale che divide i “mercenari” dai “volontari”.
I mercenari sono stati usati in battaglia già nei tempi antichi, dalla Persia, dalla Grecia ed anche da Roma. Il massimo splendore per i “soldati di ventura” è stato tra il 1100 e il 1500, mentre, l'ultimo uso di massa dei mercenari è stato durante la rivoluzione americana tra 1775 e di 1783 quando gli inglesi comprarono i servigi di soldati tedeschi, per aumentare la pressione bellica contro i coloni americani. Il primo caso di “mercenariato”, di cui si sia occupato l’ONU, è stato nel 1964 in Congo, quando le forze governative e quelle ribelli, si sono affrontate nella guerra civile per l’indipendenza della regione del Katanga.
Con la coscrizione obbligatoria degli eserciti regolari, con l'aumentare della micidialità delle armi da guerra e soprattutto, del loro costo economico, il ricorso ai mercenari in possesso di armi meno sviluppate rispetto all'esercito regolare è diminuito fino a scomparire.
Qualche retaggio è rimasto tra gli anni 60/70 e gli anni 90, laddove alcuni mercenari, ex soldati regolari di eserciti che non combattevano più, hanno guerreggiato, soprattutto in Africa, spodestando questo o quel dittatore, per farne salire al potere un altro.
E’ stato l’ultimo alito di un corpo morente: i mercenari sono diventati, al pari dei corsari, storia antica; vinti, non dalle convenzioni internazionali o dallo sviluppo dei diritti umani ma dall'economia di mercato.
Da quando anche il più sperduto paese africano, dispone di carri armati, aerei da combattimento e fucili d'assalto, i mercenari seppur coraggiosi o spietati, sanguinari o professionisti hanno segnato il passo. A causa dell'elevato costo sia delle armi che degli uomini, nessuna compagnia privata, può armarsi come invece può fare uno stato e nessuno stato pagherebbe dei mercenari allorché, con una spesa inferiore, potrebbe comprare armi più micidiali e più efficaci.
Le convenzioni internazionali hanno messo il tappo a qualsiasi possibilità di rinascita dei mercenari. Il protocollo aggiuntivo alla convenzione di Ginevra del 12 Agosto 1949 alla parte III, Sezione II, articolo 47, oltre a definirne la figura, che verrà ripresa dalla convenzione dell’ 1989, non garantisce ai mercenari lo status di combattente e prigioniero di guerra
La convenzione internazionale contro il reclutamento, l'utilizzazione, il finanziamento e l'istruzione dei mercenari adottata all'assemblea generale delle Nazioni Unite a New York il 4 dicembre 1989 (ratificata dallo Stato italiano con la legge del 12 maggio 1995 n. 210), vieta ogni forma di mercenariato, identificando con precisione la definizione di mercenario e gli atti che lo stesso compie.
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