Qui accanto i lettori trovano una ricostruzione sommaria di un fatto di cronaca che fece una certa sensazione a Roma. A te chiedo: come può accadere che un uomo, come il marchese Casati Stampa di Soncino, finisca per ribellarsi ad una situazione da lui stesso creata?
Il problema di questo nobile, il marchese Casati-Stampa, secondo me, è stato questo. Lui era quello che si suole chiamare, senza dare definizioni precise, un uomo che dava alla sessualità una eccessiva, estrema importanza. E quindi che cosa fa una famiglia tipo come quella? Non fa altro che seguire i suoi istinti, i suoi piaceri, privilegia l’aspetto edonistico e tutto il resto. Naturalmente lui era portato in maniera eccessiva verso la sessualità, l’erotismo, e così via.
In realtà non aveva fatto i conti con i sentimenti. Quindi, nel momento in cui lui prova una violenta gelosia verso la moglie, in realtà mostra, paradossalmente, la parte migliore di sé. Il fatto di giocare con la moglie, con il sesso, di pagare i ragazzi perché così lui si eccitava, era una forma di voyeurismo. Lui assecondava questa forma di voyeurismo estremizzandola, cercando di trarre tutto il piacere possibile. Ma ad un certo punto che cosa accade? Entra il sentimento, l’amore per questa persona.
Quindi il paradosso di questa storia è che lui, quando prova questo sentimento drammatico, che finisce con l’omicidio ed il suicidio, in realtà riscatta una vita fatta probabilmente di indifferenza verso gli altri, di chiusura all’interno della propria famiglia, del proprio ambiente, di privilegio della sessualità, dell’edonismo, che era una parte importante della sua vita, ma che non può essere l’unica, la sola.
Gli sconcertanti comportamenti dei coniugi Casati, si possono collocare in un determinato strato sociale oppure prescindono da questo?
Se noi ci riferiamo all’epoca in cui è accaduto tutto questo, dobbiamo dire che solo in quell’ambiente poteva verificarsi un fatto del genere. Certamente un proletario non poteva andare sulla spiaggia di Ostia, con il cocomero ed attirare l’attenzione di qualcuno perché sarebbe stato linciato dalla sua stessa famiglia!
Oggi è diverso. La globalizzazione, in negativo o positivo, è un fatto dilagante davanti al quale fenomeno noi dobbiamo rassegnarci. Esiste nel male e nel bene la globalizzazione. Ora non voglio fare il sociologo d’accatto, ma voglio dire che qualunque tipo di globalizzazione possa avvenire, è avvenuta, sta avvenendo, essa dilagherà ancora di più, ma il nucleo fondamentale deve restare sempre il microcosmo famigliare, che poi si allarga nel micro cosmo sociale. Insomma, nessuna forma di globalizzazione riuscirà a vanificare, a distruggere questo microcosmo che è la famiglia, gli affetti più intimi, gli affetti in senso largo, non solo i figli, la moglie, il marito, i genitori, ma anche gli amici, quella parte sociale di ognuno di noi. Secondo me nessuna globalizzazione riuscirà mai a vanificarla, a distruggerla, a sorpassarla. Oggi però la globalizzazione porta a dei comportamenti che sorprendono; il povero giudice Salierno avrebbe detto “i comportamenti fuori margine”. I comportamenti “fuori margine” oggi non sono il privilegio di una classe. Non dobbiamo dimenticare che allora il mondo era veramente classista. C’era la grande borghesia e c’era il sottoproletariato, c’era questa forbice enorme. Nel sottoproletariato il problema della trasgressione non si poneva, c’era invece il problema di sbarcare il lunario e basta. Oggi tutto questo non accade, quindi c’è una forma di devianza, di piacere, di sorpresa, di trasgressione che non appartiene più ad una classe sociale. E questo è anche un bene.
In sostanza: il duplice omicidio (seguito dal suicidio) può definirsi come conseguenza di un “degrado di ordine morale nel quadro del decadimento dei costumi”, ovvero è il semplice risultato di motivazioni di ordine psichico e criminale?
Sicuramente, vista in un’ottica religiosa, all’epoca era così.
Quando all’inizio di questa nostra piacevole chiacchierata cercavo di sottolineare che la borghesia era un mondo chiuso, impenetrabile, che guardava con un occhio di commiserazione, quasi con un occhio pietoso, guardava dall’alto in basso il resto del mondo, in questa ottica quel mondo chiuso era, da un punto di vista religioso, un mondo anche degradato. Perché? Perché l’edonismo (come ho già accennato) come unico ideale di vita, per essere più corretti, come unica pratica di vita, è una chiusura sotto l’aspetto etico, morale, religioso. E’ una chiusura nei sentimenti, una incapacità di provare sentimenti. Però come dicevo, nel momento in cui lui provava amore, riscatta anche il degrado morale,quello che religiosamente si può definire il degrado morale.
Se Camillo Casati, dopo il duplice omicidio, non si fosse tolto la vita e ti avesse scelto come patrocinante, come avresti impostato la linea difensiva?
E’ una domanda che stuzzica l’avvocato che c’è in me.
Credo sarebbe stato un processo molto interessante, molto bello, che mi avrebbe dato la possibilità di esplicare la mia capacità piccola, media, a 360 gradi, perché avrei dovuto sostanzialmente commuovere i giurati, concentrando l’attenzione su questo personaggio (il marchese Casati), che può sembrare corrotto, egoista, fuori dalle regole, ma che poi sostanzialmente si riscatta con un grande sentimento che è l’amore. Le conseguenze di questo riscatto sono criminali, ma l’aspetto criminale deve essere sempre accoppiato all’aspetto dell’umanità, il riscatto spirituale. Quindi avrei potuto tentare questo tipo di difesa, nel senso di umanizzare l’imputato, rendendolo un essere capace di conquistare un sentimento, che probabilmente non ha mai avuto, che non l’ha mai neppure sfiorato. Ci sarebbe stata anche un’alternativa: la possibilità di una perizia psichiatrica.
Forse, se fosse sopravvissuto si sarebbe dovuto sottoporre l’imputato all’attenzione psichiatrica, quella mente indagata probabilmente ci avrebbe fatto avere delle sorprese. Te lo dico in base ad un’esperienza personale. A me è capitato spessissimo, nella mia vita professionale, di venire a contatto con fatti criminali e di stupirmi dei comportamenti, oppure di non essere completamente convinto di quel meccanismo che ha messo in moto un determinato comportamento criminale. Quando ho fatto ricorso alla perizia psichiatrica, questa mi ha dato sempre delle sorprese. Perché il viaggio nelle menti dei miei clienti, che poi hanno avuto dei ruoli criminali nella vita, non è mai un viaggio banale, non è mai un viaggio uguale ad un altro. Le menti sono diverse ed ogni mente custodisce dei segreti, custodisce dei modi di interpretare la vita, dei modi di reagire davanti a determinate situazioni che sono sempre diverse.
Quindi anche questa seconda scelta difensiva della perizia psichiatrica sicuramente mi avrebbe dato grandi sorprese, grandi emozioni.
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