Intervista a Rita Borsellino, sorella
del magistrato ucciso da Cosa nostra,
candidata per l’Unione alla Presidenza
della Regione. “Questa volta ho
deciso di offrirmi al servizio di un
progetto di cambiamento”
Partiamo dal tuo gesto di scendere in campo per la sfida elettorale alla Presidenza della Regione che in molti, insieme a noi, hanno letto come un vero e proprio atto d’amore verso la Sicilia, come è nato e dove hai trovato i maggiori ostacoli per poterlo realizzare?
E’ certamente un atto d’amore verso la Sicilia. Verso questa terra “bellissima e disgraziata” come diceva mio fratello Paolo. Ma non è solo questo. E’ una scelta che nasce da ciò che ho avvertito intorno a me. Dalla voglia di cambiare che ho trovato girando in lungo e in largo l’isola. Incontrando ed ascoltando. Già, perché se non avessi sentito attorno a me questo desiderio forte di cambiamento, probabilmente non mi troverei qui, non avrei mai cambiato la strada intrapresa e avrei continuato a fare politica all’interno dell’associazionismo.
In tutti questi anni, dalla morte di mio fratello ad oggi, mi è stato chiesto tante volte di candidarmi. Ho sempre detto “no”. Stavolta non me lo ha chiesto nessuno. Sono stata io, invece, ad offrirmi, a volermi mettere al servizio di un progetto di cambiamento. Ricordo che la prima persona a cui ne parlai fu Alfio Foti [il Presidente dell’Arci, n.d.r.], in macchina, di notte, di ritorno da Ginevra per la Carovana Antimafia, sotto una pioggia battente. Poi è stato un susseguirsi di eventi ma ostacoli veri e propri non ne ho trovato. Certo, ci sono stati partiti che hanno detto subito di sì con entusiasmo. Altri che hanno maturato al loro interno più lentamente la decisione. Altri ancora che per le primarie hanno voluto misurarsi con un altro candidato che ritenevano migliore.
Ma quello che è importante è che adesso l’Unione è unita. E che questo percorso comune non vede in cammino solo i partiti ma una grande fetta di società civile, uomini e donne di varie estrazioni e professioni che spontaneamente si sono costituiti in comitati “per Rita presidente”. E c’è anche molta società civile organizzata e tanti, tantissimi giovani. Insieme per costruire un programma di governo nuovo, in grado di valorizzare a pieno la nostra isola.
Quali sono gli aspetti più importanti del “Cantiere per la costruzione partecipata del programma”?
L’aspetto più importante è che, per la prima volta, si sperimenta in Sicilia un percorso di costruzione del programma dal basso. Abbiamo definito 12 aree tematiche. Tutte importanti e centrali per il futuro della nostra isola: dalla sanità e dal welfare all’economia, allo sviluppo sostenibile, ai migranti.
In questi tavoli che abbiamo voluto chiamare “cantieri” sederanno i partiti ma anche la società civile organizzata: dalle associazioni ai sindacati, alle categorie produttive, ad esperti dei vari settori, ai comitati che si sono fatti protagonisti di questa scommessa. Poi i risultati saranno comunicati alle varie realtà locali per essere presentati, discussi e, possibilmente, arricchiti con le esperienze dei territori...
E’ un percorso complesso ma importantissimo per far sì che quello che verrà fuori sia un programma condiviso di cui ognuno possa sentirsi non solo protagonista, ma responsabile.
Nel caso auspicato da tutta la società civile di una tua vittoria quali saranno i presupposti che porteranno all’indicazione di quella che sarà la tua “squadra”?
Intanto, la trasparenza e l’integrità morale. Punti di cui abbiamo già discusso all’interno dell’Unione decidendo di approvare un codice etico cui attenerci per la scelta dei candidati da mettere in lista e la formazione della squadra di governo. Ma accanto a questo, presupposto irrinunciabile sarà la competenza.
Per quanto riguarda la lotta alla mafia quali sono i punti che intendi potenziare? Come valuti l’ipotesi di istituire la storia della mafia e dell’antimafia come una vera e propria materia di studio per i ragazzi? Così come per la questione delle indagini sulle stragi di Capaci e via D’Amelio cosa manca per arrivare ad una verità definitiva e cosa si può fare per aiutare il lavoro degli investigatori dal punto di vista politico e sociale?
Non sono d’accordo con l’istituzione di una vera e propria materia su mafia e antimafia, perché l’analisi del fenomeno e l’educazione antimafia è trasversale a varie materie e non deve essere decontestualizzata.
Quello che invece ritengo molto utile è il confronto, il dialogo con i giovani nel senso di educazione al valore della testimonianza. E’ essenziale far capire ai ragazzi che anche l’omertà ai livelli più bassi, quella legata alla paura, ha prodotto e produce effetti devastanti. sono convinta che questo senso nuovo della testimonianza sia indispensabile anche per aiutare la magistratura nel suo lavoro.
Per quanto concerne la Commissione Antimafia regionale su quali aspetti può essere migliorata?
Certamente deve essere un organismo più vigile e più attivo rispetto a ciò che accade nei territori. Non è possibile che, come è capitato, resti ferma per un anno.
“Questa terra un giorno sarà bellissima...” è una frase fra le più belle pronunciate da tuo fratello Paolo Borsellino, quand’è che potrà arrivare quel giorno?
Il giorno che ai siciliani sarà restituita la dignità. In tutti i campi. Ma per questo occorre anche la volontà e l’impegno di ognuno.
(traffo da “Antimafia” - Numero 1 - 2006)
FOTO: Rita Borsellino
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