I bambini sono il sale della vita, in Afghanistan sono il naturale contrasto con l'asprezza e la durezza di questi luoghi. Sono loro l'essenza della vita che fa di un uomo è di una donna una vera famiglia.
In questo paese sono belli, bellissimi, sporchi come non ne vedrete mai in Italia, quando ti guardano ed alzano il pollice in segno di “ok”, esprimono solo felicità di condividere un’interazione con te: la prima prova di comunicazione con chi viene da un paese che neanche hanno mai visto su di una cartina geografica. Tuttavia sono presenti e ti danno il benvenuto.
Li guardi e ne scruti i pensieri, notando che in fondo assomigliano a tuo figlio e non può fare a meno di pensare che li porteresti tutti in Italia. Se solo potessi. Se dai un biscotto ad uno, te li ritrovi intorno tutti festanti, non mangiano di fronte ad uno straniero, nessuno di loro, continuano a guardarti fino a che non finiscono i dolci e così anche il sogno di averli vicini.
Al di sotto dello sporco, i vestiti che li ricoprono parlano di una cultura diversa dalla tua, alcuni sono fatti di buon tessuto, altri sono solo stracci, in pochi calzano delle scarpe, poco importa se sia estate o inverno. Non capisci i loro genitori, perché non li vestono meglio, perché non comprano loro delle scarpe, perché non li lavino. Ma poi ti ricordi della povertà che è un segno tangibile dell'Afghanistan e ti rendi conto che qui bambini sono risorse, lavorano nei campi, badano agli animali o chiedono l'elemosina.
Solo per noi, nell’opulento Occidente, i bambini rappresentano una spesa ed un sacrificio. Spesa o sacrifici a parte avresti caricato il C130J che ti riporta a casa con tutti i loro: quelli dell'ospedale pediatrico piccoli fagottini ricoperti di stracci in un ospedale che puzzava di stantio, quelli che lottano contro la leismaniosi, coraggiosi guerrieri che non versano una lacrima nonostante quell’ago che inietta il medicinale infilato sul viso, quelli che, senza scarpe in una strada di ciottoli e polvere ti salutavano dall'esterno dei mezzi blindati Isaf.
Ripercorrendo le immagini ti ricordi di tutti questi bambini e del non volerli fotografare, per rispettare la loro privacy e la loro sofferenza. Allora ci pensi e scopri che, forse, proprio loro costruiranno un Afghanistan dove i bambini non debbano più soffrire.
Così, nonostante il rumore dell'aereo che ti riporta a casa, ti addormenti, pensando a quel figlio che non hai avuto l'onore di conoscere.
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