Questo pilastro della missione Isaf è stato affidato alla guida del Giappone, mira a reintegrare le fazioni paramilitari all’interno della società civile afgana. Molti afgani hanno conosciuto nella loro vita solo ed esclusivamente la guerra ed oggi, difficilmente, riescono ad abituarsi ad una vita non militare. Al tempo dell’invasione sovietica del 1979 i nati nel periodo che va dal 1960 al 1970 avevano dai 19 ai 9 anni, molti di loro parteciparono al Jihad anti-sovietico e alla guerra civile (pro o contro i talebani), fino al 2001, anno in cui “Enduring Freedom” ha fermato tutte le ostilità, avevano, se non erano già morti, tra 41 e 31 anni, considerando che l’età media non supera i 45 anni, la vita di molti di loro è stata tutta una vita di guerra.
La presenza di fazioni non governative incontrollate, sono un pericolo inaccettabile per la sicurezza che è il basamento iniziale su cui ricostruire l’Afghanistan.
Le operazioni di disarmo sono ufficialmente finite il 7 luglio 2005 mentre il reintegro, perlopiù l’immissione di ex-paramilitari nell’Esercito e nella Polizia governativa, continua fino al 30 giugno 2006 sotto l’egida di un programma dal nome emblematico Afghanistan New Beginnings Programme (Anbp). Fino ad oggi 63.380 ex-miliziani sono entrati nel programma e 10.902 armi pesanti sono state poste sotto il controllo del governo. Tutte le altre milizie sono, dal 2005, considerate Gruppi Armati Illegali (Iag).
L’attività di supporto al disarmo, smantellamento e reintegro nella società delle fazioni paramilitari, di Isaf, si concretizza nel monitorare e, ove possibile, fornire aiuto logistico all’Anbp tramite i Prt; nel partecipare tramite Comisaf al comitato per il disarmo presieduto dal vice presidente; nel fornire sicurezza, logistica ed informazioni al governo; nel garantire alternative economiche e lavorative agli ex-miliziani.
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