Terminata, nel 2001,
la prima fase dell’intervento
americano con la sconfitta del regime
talebano, l’Onu ha stabilito la creazione
di una missione multinazionale con compiti
di assistenza al governo di Kabul. L’impegno
italiano è di circa 1.700 uomini, attivi nei piani
di ricostruzione, portati avanti insieme
da militari e civili
Dopo l’undici settembre, il presidente americano George W. Bush, dichiarando “guerra al terrorismo”, ha autorizzato la prima delle missioni tese alla cattura di bin Laden ed al rovesciamento dei regimi dittatoriali che lo proteggevano1.
Il 7 ottobre 2001 è iniziata “Enduring Freedom”, una massiccia azione di bombardamenti, volta alla distruzione delle milizie talebane, dei campi di addestramento di al-Qaeda ed al supporto delle truppe dell’alleanza del Nord (unitamente ad altri gruppi più piccoli) sostenute da truppe scelte di terra americane, con il fine di rendere l’Afghanistan di nuovo libero o perlomeno, libero dai talebani e dai terroristi di bin Laden.
Qualche mese dopo, i combattimenti cruciali erano già finiti, le principali città erano cadute, Osama bin Laden ed il mullah Omar erano fuggiti ed i comandanti talebani evaporati. Molti afgani, fino a qualche giorno prima conniventi con gli “studenti islamici”, dopo aver tagliato la barba e smesso i vestiti tradizionali davano il benvenuto ai liberatori.
Finita la guerra, doveva iniziare la ricostruzione di un Paese martoriato da 25 anni di guerre, ridotto da talebani & Co. il fanalino di coda del mondo, famoso solo per la produzione di oppio, la scarsa presenza dello Stato, a vantaggio del senso di appartenenza verso il clan, la bassa aspettativa di vita, l’alto analfabetismo ed i soprusi contro le donne.
Nel dicembre 2001, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha stabilito una missione denominata “Isaf” (International Security and Assistance Force), nella zona di Kabul, per tutelare il neonato governo provvisorio afgano. Il 13 ottobre 2003, l’Onu ha autorizzato l’espansione in tutto l’Afghanistan, della missione che, nel frattempo, era passata sotto comando Nato.
Come già successo nei Balcani, il Patto Atlantico riuniva intorno a se e governava una coalizione, sotto l’egida delle Nazioni Unite, che raggruppava 36 Paesi, sia interni2 (Italia, Uk, Germania, Olanda ecc.) che esterni (Albania, Lituania ecc.), sotto la guida politica del Nac (North Atlantic Council).
Al contrario di “Enduring Freedom”, Isaf non è una forza d’intervento o di occupazione, non ha compiti proattivi o esecutivi ma esclusivamente di assistenza ed implementazione delle forze governative, non interviene direttamente nella risoluzione delle problematiche civili o militari anzi coinvolge le strutture di governo per qualsiasi atto esterno alla propria struttura.
Al termine del dispiegamento di Isaf, gli effettivi di “Enduring Freedom” saranno ridimensionati, solo una piccola aliquota rimmarrà per operazioni antiterrorismo, in supporto al nuovo esercito afgano (Ana) e della Polizia.
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Mi sembra doveroso ringraziare anche a nome degli editori e del direttore di Polizia e Democrazia, tutti quelli che hanno reso possibile questo servizio.
Il Comandante di Isaf, generale Del Vecchio, perché credo che, non solo l’Esercito ma tutti noi dovremmo essere fieri di avere un soldato come lui: al servizio dell’Italia e della pace. Il generale Errico, stimato comandante, dotato di qualità incomparabili. Il colonnello Mosolo, comandante del battle group di Kabul, per la gentilezza e la squisita ospitalità e il colonnello Ranieri, comandante del Prt di Herat, per la cura e le attenzioni ricevute. I Pios (p-iai-ohs Public Information Officers) di Kabul, perché non debbano più inseguire giornaliste d’assalto che corrono a destra e manca ad alzare i burka alle donne. I Pios del Prt di Herat, tanto spigolosi quanto simpatici e professionali. Tutti i ragazzi che mi hanno scortato, rischiando la loro vita, per darmi la possibilità di informare i lettori. I soldati italiani di Isaf, perché stanno ridando speranza al popolo afgano.
Mia moglie Adele, perché tra mille problemi, mi ha pazientemente aspettato a Roma.
SERVIZIO FOTOGRAFICO DI:
Leandro Abeille
e per gentile concessione del PIO-Isaf
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