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febbraio-marzo/2006 - Contributi
Hai fatto carriera
di Antonio Ciaramella - Direttivo nazionale Siulp

Il Siulp aveva annunciato che non potevamo e non possiamo accettare nessun taglio che penalizzi la qualità del servizio reso dai poliziotti, specialmente in questo particolare momento di emergenza terroristica e riemersione del fenomeno mafioso, non proprio casuale, in prossimità delle consultazioni elettorali.
Eppure in questo clima di emergenza si ha l’impressione che la priorità sicurezza da “nazionale” sia divenuta “internazionale”. Di conseguenza, la Polizia di Stato, organo deputato prioritariamente alla sicurezza interna, viene trascurata e subisce tutti i tagli possibili contrariamente ad altre Forze, le quali attingono anche ai fondi previsti per la Difesa. Infatti, non viene riconosciuta la specificità delle Forze di polizia che ci ha consentito finora l’attribuzione di risorse supplettive, in occasione dei rinnovi contrattuali, rispetto all’intera categoria del pubblico impiego.
Invero, altro fatto anomalo, alcuni capitoli di spesa per l’Interno rimangono imperturbabilmente confermati e salvaguardati, più per favorire la preservazione degli apparati che l’operatività dei dipendenti. Infatti, tale operatività è frustrata dal perentorio taglio alle indennità accessorie (missioni, ecc.), alle spese necessarie per il rinnovo della strumentazione e della tecnologia nonché al blocco delle assunzioni di personale, ovvero mantenendo in una assurda posizione di precarietà 2.400 agenti di Polizia ausiliari e l’ingresso esclusivo in Polizia, a partire dal 2006, dei militari di leva che chiedono la mobilità (riconoscimento conclusivo per invogliare i giovani agli anni di sacrificio all’estero e sui fronti di intervento internazionale più disparati).
Infine, per sottolineare la diversità di trattamento, nella Finanziaria c’è la previsione per le esigenze dell’Arma dei Carabinieri (articolo 1, commi da 178 a 181) soltanto misure per incrementare la funzionalità dell’Amministrazione della Pubblica sicurezza attraverso una più razionale valorizzazione delle risorse dirigenziali della Polizia di Stato. Insomma, in parole povere, non un fondo economico ma misure ed il riconoscimento del trattamento economico prefettizio ai dirigenti generali di livello B, senza specificare quando e come e soprattutto gli altri ruoli dirigenziali e direttivi, che fine fanno?
A fronte di questo quadro desolante, cosa c’è di meglio che far tacere la truppa rumoreggiante con una bella carriera? Non resta che alimentare, impunemente ed ipocritamente, false aspettative agli operatori di Polizia.
A questo ingrato compito aderiscono, specie ad ottobre, i sindacatini dignitari di corte, quelli che una volta venivano definiti “gialli” ovvero dalla parte del padrone; i quali sopravvivono grazie alla paterna condiscendenza dell’Amministrazione che assicura loro una pietosa rappresentatività, non modificando l’art. 35 della legge 121/81. Degni del peggiore personaggio goldoniano “servo di due padroni”, per mesi hanno martellato la categoria promettendo folgoranti carriere verticali. All’apparir del vero, miseri caddero... ma ormai ottobre è passato e gli iscritti son stati gabbati!
Loro degno compare resta l’Amministrazione, assolutamente latitante nelle opportune sedi parlamentari per correggere gli obbrobri del “Riordinamento delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate”. Il risultato è il licenziamento di un provvedimento di riordino, recentemente partorito dalla Commissione Affari Costituzionali, che non accoglie alcun sufferimento delle parti sociali, quelle serie chiamate per un mero consulto, e penalizza definitivamente la nostra categoria.
A parte l’intervento in Finanziaria per la valorizzazione del ruolo dirigenti, che ha tutto l’aspetto di una elargizione ottriata, il provvedimento, che dovrà essere esaminato dalla Commissione Bilancio, non prevede alcun avanzamento ordinamentale e verticale ma pochi spiccioli per i soli ruoli apicali, per altro fumosa perché ancora non si conosce la scheda tecnica che dettaglia tale graziosa elargizione.
Molte sono, quindi, le perplessità che suscitano questo tortuoso tormentone di fine legislatura. I miglioramenti economici potevano essere fatti con la sottoscrizione di un mediocre contratto di lavoro senza scomodare la Commissione Affari Costituzionali che, per altro, non si è mostrata molto lungimirante in merito alla questione sicurezza confermando la nostra convizione che la sicurezza debba essere trattata da una apposita Commissione Interni.
La conclusione è il disprezzo dell’opposizione, che sottolinea la carenza di fondi per un vero riordino e promette colpi di emendamenti in aula, e la perseveranza del governo ormai proteso a definire a fine legislazione tutte le riforme e riformine possibili e promesse, al fine, evidentemente, di recuperare consensi nei partiti della coalizione e nei cittadini, che a dire dei sondaggi sono ormai perduti.
Il provvedimento prevede inoltre l’allungamento dei termini per l’approvazione del d.lgs, se tutto va bene a fine giugno 2006; nessun concorso o norme transitorie relative ad avanzamenti in ruolo, un fondo economico di soli 119 milioni di euro, di cui 74 al ruolo unico agenti, assistenti, sovrintendenti; 34 al ruolo unico dirigenti ed il restante 11 per la valorizzazione degli agenti e dei dirigenti.
Questo significa, al di là del gioco delle tre carte che qualche sindacato persevera nell’argomentare per salvare la faccia, per quanto riguarda il ruolo unico agenti, assistenti, sovrintendenti, significa 600 euro annui agli assistenti capo con dieci anni di servizio ed 800 ai sovrintendenti. Quindi, niente concorso aperto e avanzamento verticale, ma mera riqualificazione economica. Con l’aggravante che non si conosce l’entità numerica dei beneficiari ma si ha la consapevolezza dello sbilanciamento del ruolo in Polizia (20.000) contro quello dei Carabinieri (49.000).
Con questo finto riordino si disincentiva qualsiasi legittima aspirazione di avanzamento, in quanto in un ruolo unificato, ovviamente, questo avverrà soltanto per anzianità, corsi di formazione ed aggiornamento con esame finale, resta, amara consolazione, la salvaguardia del luogo di lavoro. Peggio ancora per gli altri ruoli, agli ispettori spetta la previsione di interventi perequativi anche a carattere economico che si tramuta nel solito contentino di un’altro grado: commissario. Contentino perché è una semplice dicitura di comodo che verrà applicata ai ruoli apicali degli ispettori superiori in cambio dell’abolizione del precedente appellativo “sostituto”, in quanto assorbirà le funzioni attualmente previste ai ruoli direttivi.
Nel ruolo unico dei dirigenti, sparisce ogni attribuzione economica o avanzamento ai commissari capi mentre ai vice questori aggiunti ci sarà il solito premio in denaro dopo un numero di anni di mancato avanzamento al ruolo superiore, forse tre, e così per gli altri gradi. In cambio, sganciamento del ruolo da ogni potere contrattuale ovvero concertazione sindacale con scadenza quadriennale e certezza di miglioramenti economici ma assoluto servilismo al potere dell’Amministrazione che gli fa apparire la chimera dell’aggancio ai ruoli prefettizi, che di fatto sono riservati soltanto ai dirigenti superiori classe B.
Per queste motivazioni, il Direttivo nazionale ha deciso la mobilitazione generale.

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