Nuovi elementi
sono venuti alla luce riguardo all’omicidio
di Milena Sutter: l’auto
sportiva rossa dell’imputato
e il ritrovamento in mare del corpo
della vittima
A distanza di tantissimi anni, il fatto è accaduto nel 1971, si parla di una tua richiesta per la revisione del processo a Bozano, condannato per l’uccisione di Milena Sutter. Per chiedere ed ottenere un processo di revisione ci vogliono prove nuove, mai venute alla luce prima della sentenza definitiva della condanna: quali sono queste prove nuove?
Bozano veniva definito giornalisticamente il “biondino dalla Spider rossa”. Bene, attraverso l’attività di indagine investigativa siamo riusciti ad identificare, ad avere una traccia ben precisa, (noi avvocati non svolgiamo investigazioni, ruolo che spetta soltanto alla polizia; noi diamo delle tracce investigative). La traccia investigativa che abbiamo dato è che un ragazzo biondo, più giovane di Bozano, frequentava Milena Sutter, (la povera ragazza uccisa, allora tredicenne), frequentava Milena, dunque, ed aveva una Giulietta Spider di colore rosso che poi è stata venduta una prima volta, poi riverniciata, tenuta ferma per alcuni anni, ancora rivenduta e successivamente è stata rottamata. Noi siamo riusciti ad ottenere questa prova, ed è una novità che noi offriremo all’attenzione dei giudici. L’equivoco, che spesso viene fuori quando dico questo su qualche giornale, è di essere accusato di fornire il nome dell’assassino. Noi, lo ripeto, diamo una traccia investigativa, che naturalmente potrebbe avere anche un nome ed un cognome; poi l’incarico di verificare le responsabilità di questa persona spetta alla Polizia. Noi la proponiamo come prova nuova nell’ambito del processo di revisione. Prima prova nuova, dunque.
Seconda e terza prova sono di tipo scientifico. Secondo un orientamento giurisprudenziale, della Suprema Corte di Cassazione, anche una novità di tipo scientifico, medico legale o di altro tipo di attività che può essere fatta (ed io sto per compierla), può essere accettata. Quindi, anche davanti a novità di tipo scientifico, si può riproporre il processo di revisione.
Quali sono queste due ultime novità?
Prima di tutto la perizia medico-legale. Noi abbiamo rivisitato le perizie medico-legali, ma la perizia fondamentale era la perizia autoptica sul cadavere di questa povera ragazza, e alla luce degli strumenti che oggi si hanno e alla luce delle esperienze, abbiamo potuto notare che, sempre seguendo la logica della perizia fatta dall’autopsia e dalle altre perizie medico-legali, sempre seguendo quella logica, ma con una interpretazione nuova, abbiamo individuato che l’ora della morte della povera Milena Sutter va individuata in otto ore prima rispetto a quella che viene detta in perizia e nella sentenza di primo grado, poi confermata nella sentenza di secondo grado. (Poi diremo qualcosa sulle due sentenze).
Perché è importante l’ora della morte?
Perché Bozano ha riferito, sin dal processo di primo grado, in modo circostanziato, tutti i suoi movimenti riferiti a quel giorno ed al giorno prima e la Corte d’Assise di Genova aveva verificato tutti questi spostamenti di Bozano ritenendoli veritieri. Allora otto ore prima della morte, Bozano si trovava lontano da Genova e tutto questo era stato verificato. Ecco la seconda novità che sta nell’interpretazione della perizia medico-legale. Terza novità sono gli studi recenti di tipo oceanografico. Attraverso l’istituto idrografico della Marina di Genova, e in particolare dell’istituto oceanografico di Montecarlo nel Principato di Monaco, abbiamo scoperto che se fosse stata vera la ricostruzione operata dalla sentenza, secondo cui Bozano ha affondato con dei pesi da subacqueo il corpo di Milena Sutter in quel determinato posto, va detto che in quel posto c’è una corrente fortissima, le cosiddette correnti perenni che esistono da tempo infinito; se fosse stato affondato lì, il corpo sarebbe stato vertiginosamente portato lontano perlomeno per alcuni chilometri. Questo tipo di osservazione è venuta fuori perché è stata fatta un’osservazione su quelle acque per la vicenda della morte della contessa Francesca Vacca Augusta. Poiché si è fatto uno studio specifico per quella vicenda, accaduta in quelle acque, esattamente in quel punto, io utilizzerò i dati non appena questi istituti mi daranno i risultati scritti; dai quali risulterà che effettivamente il corpo non poteva essere affiorato in quel posto dove è stato trovato. Secondo la sentenza è stato gettato in un determinato posto e poi è venuto su perché uno dei pesi si è sganciato. Se invece fosse stato gettato lì secondo i nuovi studi oceanografici il corpo sarebbe stato trasportato per alcuni chilometri come quello dove fu rinvenuta la contessa Vacca.
Ecco, in sintesi, le tre novità; la richiesta l’ho presentata alla fine di gennaio, poi se il procedimento di revisione verrà accolto, si inizia un nuovo processo ex novo che si farà davanti la Corte d’Appello.
Quello di Bozano (giova ricordarlo) è stato un processo assolutamente e marcatamente indiziario, tanto è vero che davanti alla Corte d’Assise di Genova, l’imputato era stato assolto, seppure per insufficienza di prove. Poi è stata la Corte d’Assise d’Appello, davanti alla quale Bozano non ritenne di presentarsi per protesta perché aveva ricusato per due volte il Presidente della Corte d’Assise d’Appello che si era espresso per ben due volte in pubblico dicendo: “adesso farò vedere io a Bozano che ha avuto l’impunità”; aveva preannunciato la condanna e quindi quello era un motivo di ricusazione. Va detto che il clima in quel periodo a Genova era di tale odio e di adesione alla famiglia Sutter, anche di grande preoccupazione, allarme sociale. L’uccisione di una adolescente di tredici anni è un fatto che scuote l’opinione pubblica in modo notevole. Sotto quella pressione il processo di secondo grado, secondo me, è stato piuttosto sommario, tanto vero che Bozano, rifugiatosi in Francia, non aveva ottenuto l’estradizione, perché la Francia aveva ritenuto iniquo il modo in cui era stato fatto il processo di secondo grado.
Proprio in Francia fu, praticamente, rapito dall’Italia, violando tutte le regole di diritto internazionale. Cioè, sono andati due poliziotti italiani, gli hanno puntato contro una pistola, lo hanno messo su una macchina e lo hanno portato in Svizzera. La Svizzera, dopo otto mesi ha concesso l’estradizione.
Un ricordo personale: al primo processo io ero diventato avvocato da poco, il giudizio di primo grado lo aveva affrontato Giuseppe Sotgiu che era un famoso penalista, ed io ero suo collaboratore. Io mi ricordo che dovevo cercare di proteggere Sotgiu nel momento in cui entrava ed usciva dall’albergo dalle aggressioni della folla che, come capita spesso, crea stati di tensione assolutamente inaccettabili.
La forza che deve avere un processo è esattamente quella di distaccarsi dalle tensioni, dagli allarmi, dalle paure sociali, dall’adesione senza criterio alle fazioni di innocentisti e colpevolisti senza la conoscenza degli atti processuali. Quando i Tribunali si lasciano trasportare da questo tipo di emozioni allora, quasi sempre, il processo diventa tutt’altro che equo.
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