In questa intervista Ivan Pontremoli, presidente
della Prociv, mette in risalto l’impegno
dell’Associazione ed elenca gli interventi
in campo nazionale ed estero, in oltre venti anni
di attività. I “microinterventi”
che nessuno conosce
Tradizione e esperienza sono le due fonti principali dell’associazionismo e del volontariato: in che modo, all’interno dell’Arci, è nata la Prociv? Con quali strumenti e con quali obiettivi?
Nell’Arci , il principio della solidarietà, è uno dei cardini e l’intervento volontario a favore dei più sfortunati si perde nella notte dei tempi.
Prociv nasce dal confronto, come quasi sempre accade, fra le persone più sensibili e attente all’ambiente che la circonda.
Se dobbiamo datare il “concepimento” di questa creatura, bisogna tornare al terremoto dell’Irpinia nel 1980.
In quella occasione emerse la necessità di costruire un sistema che andasse oltre alla seppure importante risposta soggettiva.
Il “parto” avvenne nel 1984, si costituisce Prociv, federata ad Arci Caccia che, a sua volta è federata ad Arci.
Si realizza così una fusione di interessi fra quelle donne e quegli uomini impegnati nella difesa del territorio e che assistono da tempo al suo degrado.
Una miscela di impegno che ancora oggi è alla base delle attività.
Pochi gli strumenti, si utilizzava ciò che era a disposizione da parte dei volontari.
Grandi gli obbiettivi: difesa del nostro Paese a trecentosessanta gradi e promozione della cultura di auto-protezione.
Quali sono stati gli interventi più significativi della Prociv, in Italia e all’estero?
- sisma umbro marchigiano
- Sarno
- Alluvione Piemonte
- Missione Arcobaleno
- Turchia
- Sisma Molise
- Tsunami
A tutto questo c’è da aggiungere ovviamente tutti i micro interventi che ogni nostro gruppo ha svolto nel proprio territorio.
Quando parlo di micro interventi, non lo faccio con scarsa considerazione.
Sono quegli interventi con i quali nel nostro “lungo Paese”, i nostri volontari sono impegnati quotidianamente con tempismo e professionalità.
Sono micro interventi solo perché non trovano riscontro sui media ma, ripeto, importanti quanto le missioni internazionali.
Qual è attualmente la struttura operativa della Prociv? Quali sono i ruoli dirigenziali al suo interno?
Cento gruppi sparsi in quasi tutta Italia.
Solo quattro regioni non vedono la nostra presenza oggi.
E’ una lacuna che ci siamo prefissi di colmare nei prossimi due anni.
Il massimo organo dell’associazione è il Congresso, che si tiene di norma ogni tre anni.
E’ il congresso che elegge il Consiglio Nazionale e gli Organi di Garanzia. Questi “governano” l’associazione sviluppando i programmi decisi dal congresso.
I settori o dipartimenti di lavoro sono, emergenza, formazione, e progetti, relazioni pubbliche organizzazione e segreteria , tesoreria.
Ogni dipartimento ha un responsabile disegnato dal Consiglio Nazionale il quale si avvale di volontari scelti dal responsabile stesso.
Tutti rispondono all’ufficio di presidenza pur conservando una notevole autonomia nelle iniziative praticate.
Tutti i dipartimenti sono decentrati nelle regioni.
Una formula che chiamiamo “Direzione Diffusa” e che sta producendo buoni risultati.
Certo da correggere e mettere a punto ma con buone possibilità di divenire una forma di governo che durerà nel tempo.
Come si colloca la Prociv nell’insieme delle organizzazioni di volontariato per la protezione civile?
La Prociv fa parte delle Associazioni Nazionali di Protezione Civile ed è presente nel gruppo di lavoro istituito presso il dipartimento di Protezione Civile.
E’ una delle poche Associazioni che fa “solo” Protezione Civile e cosa per me molto importante è una Associazione che gode della stima delle altre Associazioni.
Quali sono le prospettive concrete per il futuro?
Questa è la domanda alla quale è più difficile rispondere.
Viviamo una fase assai complicata, anche sotto il profilo legislativo.
Il ruolo del Dipartimento Nazionale, il ruolo delle Regioni, Province, Comuni guardando e lavorando affianco a tutti gli enti preposti possiamo affermare che c’è tanta confusione e nella confusione è assai probabile che a star più male sia proprio il volontariato.
Tra quello che pensiamo noi per prospettiva concreta e quello che sarà deciso dai diversi soggetti istituzionali potrebbe esserci anche molta distanza.
Quello di cui siamo assolutamente certi è che non sarà assente la nostra voce e il nostro impegno per fare in modo che anche le altre voci cantino la stessa canzone.
C’è bisogno di regole o protocolli condivisi da tutti i soggetti interessati.
Noi siamo pronti a lavorare per questo purché non venga messa in discussione la nostra ed altrui autonomia, elemento questo che rende autentico l’apporto al sistema del volontariato di Protezione Civile.
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